– Il Fatto Quotidiano

LAVORO & PRECARI

Una Repubblica fondata sul precariato: ecco come e quando è nato il lavoro instabile che oggi è diventato la normaLa precarietà è davvero un fenomeno solo attuale o le sue radici sono più lontane? Eloisa Betti, docente a contratto di Storia del lavoro all’università di Bologna e autrice di Precari e precarie: una storia dell’Italia repubblicana e Le ombre del fordismo, ha ricostruito come una “continuità precaria” abbia caratterizzato anche anni Cinquanta e Sessanta, quelli del boomdi Olimpia Capitano | 26 LUGLIO 2021Blocco dei licenziamenti, il governo decide per lo stop: esclusi solo i settori più in crisi come il comparto modaLavoro, lieve aumento di occupati a maggio. Rispetto ai valori pre-pandemia mancano 700mila posti. Istat: “Più risparmio e meno consumi”La Gkn annuncia via mail 422 licenziamenti a Campi Bisenzio. Fiom Cgil: “Scelta criminale, ora intervenga il ministero dello Sviluppo”Lavoro, in 13 anni ben 800mila precari in più: +36%. Ma l’occupazione è aumentata solo dell’1,4%Una Repubblica fondata sul precariato. In cui il pacchetto Treu di fine anni Novanta e le successive leggi che hanno ampliato i confini del lavoro instabile sono stati solo la normalizzazione di un processo che era in atto già da decenni. E di un cambiamento ormai strutturale. E’ questo il quadro che emerge dalle ricerche di Eloisa Betti, docente a contratto di Storia del lavoro all’università di Bologna e autrice di Precari e precarie: una storia dell’Italia repubblicana e Le ombre del fordismo.Il rapporto tra flessibilizzazione e precarizzazione è spesso emerso come una questione binaria, costruita sul dibattito sul libero mercato (e dunque del libero mercato del lavoro). Questo tipo di ragionamento collega la situazione socioeconomica pre-pandemia con l’attuale, mentre i dati Istat degli ultimi anni testimoniano una disoccupazione crescente, che viaggia di pari passo all’aumento di forme di lavoro instabile e precario che coinvolgono soprattutto donne e giovani. Anche i dati più recenti confermano queste tendenze, appesantite inevitabilmente la crisi post-pandemia e lo sblocco dei licenziamenti. Questo vale per chi parte da una situazione di instabilità lavorativa, per chi salta da un “lavoretto stagionale” a un altro – con cui comunque deve mantenersi – ma non solo: Henkel a Lomazzo, Gianetti Ruote a Ceriano Laghetto, della Gkn a Campi Bisenzio, Whirpool a Napoli confermano l’ormai consolidato processo di erosione del modello di stabilità lavorativa costruito negli anni Sessanta e Settanta e che aveva coinvolto principalmente il lavoro di fabbrica.

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