Uno fa l’autostop. Ha ucciso già una donna in questo modo. La povera malcapitata gli aveva dato un passaggio. Il mondo è pieno di malintenzionati ma quel trentenne ben vestito e bello non sembrava davvero un maniaco. Naturalmente non è dall’aspetto che si vede un serial killer. Questo assassino è alto, biondo, muscoloso. Ha i bicipiti, i pettorali, gli addominali scolpiti del tipico palestrato. Si veste sportivo. Porta sempre con sé uno zainetto in cui mette la sua arma: un machete. Ha nello zainetto anche alcune bottiglie d’acqua per lavarsi e degli asciugamani per pulirsi e mescolarsi tra la gente dopo il fattaccio come se niente fosse accaduto. Alla sua vittima ha tagliato la gola, ma gli inquirenti non sono mai riusciti a risalire a lui. È incensurato. Non ha mai avuto problemi con la giustizia. Non ha la patente e quindi non ha mai preso nemmeno nessuna multa. I poliziotti brancolano ancora nel buio. È un delitto irrisolto. Nessuno ha mai sospettato di lui e della sua aria da bravo ragazzo. Quando attacca la vittima confida nella sua forza e cerca sempre di coglierla di sorpresa. Ha colpito una donna ma potrebbe colpire anche un uomo. Dipende da diversi fattori. Uno di questi è il caso. Un altro è il denaro. L’assassino vuole colpire una persona benestante, indipendentemente dal sesso o dall’età. Il secondo assassino è una donna. Una donna che ha già ucciso due autostoppisti. È una bella donna. È sulla quarantina ma porta benissimo i suoi anni grazie al footing e alla chirurgia estetica. Ha subito uno stupro e vede in ogni uomo uno stupratore. Ha deciso di vendicarsi, di passare al contrattacco. È una bella mora con gli occhi azzurri. È slanciata e snella. È una bellezza che non passa inosservata. I maschi la desiderano. Le donne la invidiano. Nella borsa tiene uno spray al peperoncino e la pistola. Nessuno sospetta di lei. Per ora non ha lasciato tracce neanche lei. I due assassini si sono visti. L’assassino ha alzato il pollice. L’assassina ha frenato subito. Ha fermato la macchina e ha fatto cenno di entrare.  Lei chiede dove è diretto. Guarda caso devono andare tutti e due a Firenze. Ci sono trenta chilometri con quella strada statale. I due assassini si stringono la mano e iniziano a conversare. Si stanno studiando. La macchina riparte. Lavoreranno insieme? Faranno lavori a quattro mani? Uccideranno altre persone? È molto difficile riconoscersi anche tra simili. È molto difficile stipulare un patto di non belligeranza e mettersi d’accordo. È così difficile cooperare anche in casi come questo. Uno ucciderà l’altro? Uno dei due prevarrà? Avrà la meglio la donna con la pistola o la forza brutale del ragazzo? Oppure si uccideranno a vicenda e nessuno sopravviverà? Sarà una bella lotta? Oppure nessuno farà niente all’altro ed arriveranno tranquilli a Firenze? E se si innamorassero senza sapere degli omicidi compiuti dall’altra persona? Se nessuno dei due saprà dei crimini dell’altro vuol dire che sapranno entrambi tenere un segreto per tutta la vita. D’accordo il segreto è inconfessabile, ma riusciranno entrambi a mantenere tutto quel peso sul cuore, quel macigno? Nessuno dei due avrà mai il bisogno di confidarsi? E poi nessuno dei due sospetterà dell’altro? E se uno dei due sarà braccato dalla polizia come si comporterà con la dolce metà? Forse entrambi cadranno in letargo e non uccideranno più se si metteranno assieme? Forse si riconosceranno entrambi perché ognuno lascerà delle tracce agli occhi dell’altro inconfondibili? E poi farebbero dei figli serial killer o innocui? L’amore tra due esseri patologici può portare alla normalità o almeno all’inibizione della follia? Tutto può succedere. Lasciamoli conoscere. Lasciamoli annusarsi. A volte può non succedere niente e tutto può scorrere normalmente…anche tra due persone per nulla normali.