L’inchiesta prosegue tenendo conto degli ultimi sviluppi, che non rappresentano certo un freno, ma, bensì, uno stimolo in più che avvalori la propria integrità morale. Massimo non era credente e lo dichiarava apertamente, dicendo di essere agnostico piuttosto che ateo, rispettando le religioni altrui, così altrettanto desiderava che si ponessero nei suoi confronti.

Non sempre era così, e questa diversità di idee non faceva altro che diminuire le possibilità di ricevere un aiuto concreto da parte di chi professava la totale abnegazione verso i bisognosi, a prescindere dal colore della pelle, dallo stato sociale, culturale e religioso.

Loro non ammetteranno mai che ci siano forme di discriminazioni, ma è pur vero che le poche persone fortunate che riescono a riabbracciare la vita sono coloro che si mostrano vicini e partecipi a qualsiasi iniziativa venga messa in atto dalle associazioni di volontariato. Anche se la stragrande maggioranza, per opportunismo, finge nell’essere religioso, Massimo non ne era capace. 

L’addetto stampa della Caritas, com’è ovvio aspettarsi, non accetta che si parli di discriminazioni, né di poca attenzione verso chi vive in strada.

«Lo conoscevo bene» ammette il giovane uomo seduto dietro alla sua scrivania. «Abbiamo avuto modo di parlare, credo, un paio di volte, dopo uno scambio di mail, nelle quali manifestava il suo dissenso sul nostro operato.»

«Precisamente?» chiede il giornalista, seduto dinanzi.

«Su tutto; diciamo che non si risparmiava.»

«Lei naturalmente non era d’accordo.»

«Comprendevo la sua rabbia, il fatto che si sfogasse, ma noi vogliamo il bene dell’umanità e non il contrario. Non apprezzava il nostro menù, a suo avviso troppo ricco di grassi e carboidrati, insomma, secondo lui poco equilibrato.»

«Da quello che ho potuto constatare, non aveva tutti i torti» osserva il giornalista. «Troppi formaggi e carboidrati; poche, o niente, verdure, legumi e cerali. Se consideriamo che molti dei vostri ospiti accusano patologie di vario genere, fra cui: scompensi cardiaci, problemi di pressione, ecc … be’, non è che il vostro menù sia estremamente salutare.»

«Si fa quel che si può.»

«Certo. Mi sembra che non fosse la sua unica lamentela.»

«Esatto! Sempre secondo lui dovremmo essere più attivi, dandoci da fare a trovare loro un lavoro, una casa e magari una bella donna» dice con un sorriso ironico l’addetto stampa della Caritas. «Non siamo un’agenzia di lavoro, tanto meno matrimoniale; diamo sostegno per quanto riguarda alle esigenze prioritarie, come il cibo, per tutto il resto bisogna rivolgersi altrove e non alla Caritas.»

«Visto che le istituzioni sono deficitarie, potreste essere voi, la chiesa, a prendere in mano la situazione, lottando caparbiamente per i diritti umani e civili di questa povera gente.»

«Non lo facciamo?»

«Non mi sembra, a parte, una semplice formalità di facciata, che non sposta di un millimetro le sorti dei nostri fratelli più sfortunati.»

«Si sbaglia sul nostro conto, dovrebbe aggiornarsi su quel che facciamo realmente, soprattutto nelle popolazioni più povere.»

«Una fetta sempre più consistente di popolazione del nostro paese sta sprofondando nella più totale povertà e nessuno alza un dito per fermare questa disumana tragedia. Neppure la chiesa.»

«Credevo che volesse scrivere un articolo su Massimo e non su di noi.»

«L’accostamento è inevitabile, considerando che si tratta di una vostra conoscenza. Vorrei capire i motivi della sua scomparsa e che fine abbia fatto.»

«Non è da noi che troverà le risposte.»

«Al suo posto non ne sarei così sicuro.»

«Non vorrà metterci in cattiva luce, solo per il piacere di farlo?» dice l’uomo con velato sorriso.

«Non scriverò nulla che non sia attinente alla verità, questo glielo assicuro» risponde il giornalista.

«Noi non ci poniamo nessun problema; capisce cosa voglio dire?»

«No.»

«Sono un suo collega e so esattamente come vanno queste cose; ci si illude di fare uno scoop giornalistico e poi alla fine si rimane delusi.»

«Sta cercando di darmi dei consigli?»

«Sarei presuntuoso se lo facessi, ma al suo posto cercherei di non lasciarmi prendere la mano, ci rifletterei su … »

«Un modo delicato per dirmi di lasciar perdere, di dedicarmi a ben altri argomenti.»

«No, semplicemente di andarci cauti, niente cattiveria gratuita, per il bene dei nostri assistiti, il cui unico scopo è riuscire a consumare uno, due pasti al giorno, poter fare una doccia e indossare indumenti puliti; non sarà il massimo, ma sufficiente per restituire loro un po’ di dignità.»

«Il mio articolo non vuole essere deleterio nei loro confronti, semmai il contrario. Nonostante i servizi che offrite, questa gente non ha nessuna speranza di inserirsi nella società.»

«Non dipende da noi, mi sembra di essere stato chiaro.»

«Già, voi siete quelli del vitto, mi sento di aggiungere, di pessima qualità, della doccia, il servizio in questo caso lascia molto a desiderare, e qualche indumento pulito. Senza uno spiraglio di luce, in questo modo si crea un circolo vizioso, dal quale è difficile uscirne.»

«Ci dipinge come se fossimo il male.»

«Il male si annida ovunque, dovrebbe saperlo.»

«Non vorrei essere scortese, ma credo che non abbiamo più nulla da dirci» dice con tono risentito l’addetto stampa della Caritas.

«Sì, mi perdoni se ho sottratto del tempo prezioso» risponde il giornalista.  «La informerò non appena uscirà l’articolo.»

«La ringrazio, non sarà necessario perché il suo articolo farà clamore, giusto?»

«Spero che avvenga in chiave positiva, per il bene dei vostri assistiti.»