Gentilissimi,

me.dea, insieme ad altre rappresentanze femminili del territorio, leva un grido di forte preoccupazione per quello che sta accadendo in Afghanistan e propone alcune iniziative di sensibilizzazione.

In allegato il comunicato stampa con tutti i dettagli e le foto del flash mob che si è svolto lo scorso 20 agosto a Casale in favore delle donne afghane.

Grazie come sempre dell’attenzione.

Un saluto

Elena Rossi

Con le donne afghane.

Presidio settimanale e cuori alle finestre.

L’Aps me.dea, attiva dal 2010 nel contrasto alla violenza di genere, si stringe attorno alle sorelle afghane e, insieme a tante donne della società civile del territorio con cui opera, leva un grido di preoccupazione e rabbia. La situazione del paese precipitata velocemente rischia di cancellare le conquiste ottenute con tanta fatica e in una situazione politica, economica e sociale proibitiva dalle donne negli ultimi 20 anni.

L’Associazione si è unita a Donne Insieme di Casale Monferrato, collettivo di donne impegnate nelle questioni femminili e civili della città monferrina, per dare vita a una catena di donne a sostegno di tutte le sorelle in sofferenza e pericolo.

Venerdì scorso, 20 agosto, una quindicina di donne è scesa in strada a Casale e ha dato vita a un flash mob in piazza Castello. Con striscioni e cartelli le attiviste hanno rivendicato la libertà per le donne afghane, chiedendo il rispetto dei principi fondamentali e ponendo l’attenzione sui seguenti punti:

corridoi umanitari: le donne fanno rete per l’accoglienza

istruzione, protezione, libertà: negli ultimi vent’anni le donne e bambine afghane hanno ricevuto un’istruzione. Ora il futuro che è stato promesso loro è vicino a svanire

lavoro, formazione e partecipazione politica: sono i nostri diritti. Non cancellate le Donne

coperti i capelli, scoperti i volti, forti le voci.

Forte si è levato l’appello all’Occidente affinché non resti a guardare, ma predisponga corridoi umanitari per accogliere profughi e profughe, come già richiesto da molte organizzazioni umanitarie e dalla rete nazionale dei centri antiviolenza italiani.

me.dea, insieme a tutta la rete D.i.Re, è pronta a fare la sua parte – dice Francesca Brancato, vice presidente di me.dea e consigliera della rete D.i.Re. Assicureremo alle donne afghane che giungeranno in Italia il sostegno che offriamo ogni giorno nei nostri centri, perché questo è il momento di agire, ma è necessario che il governo supporti il reperimento di risorse per far fronte a questa emergenza”.

I centri antiviolenza hanno anche deciso di supportare la raccolta fondi lanciata da Cisda, un’associazione che dal 1999 lavora con impegno in Afghanistan e lotta per la libertà, la cura e la speranza di donne e bambine.

Per non far calare il silenzio su una situazione ad alto rischio, ogni settimana, tutti i sabati, fino al 30 ottobre si terrà un presidio a Casale, dalla 17:30 alle 18:30 in Piazza Mazzini.

La catena di donne non si ferma – annuncia Bruna Casati, Donne Insieme. Chiediamo che l’Italia e l’Europa agiscano subito per portare soccorso a donne, bambine, attiviste afghane, oggetto di rastrellamenti, violenze, stupri, schiavitù sessuale e interdizione alle loro attività lavorative”.

Un’altra iniziativa è nata spontaneamente a Giarole, su iniziativa di alcune donne del paese, sostenitrici di me.dea.
Abbiamo pensato ad un gesto semplice, ma carico di significato per sentirci unite alle donne che vediamo in queste ore nelle terribili immagini che giungono dalla tv, non senza provare rabbia e vergogna – dichiarano le promotrici. Invitiamo tutti gli abitanti di Giarole, dei paesi limitrofi e del resto della provincia a esporre un cuore fuori dalle loro finestre, come urlo di richiamo ai signori della guerra, dramma che causa eterne sofferenze e impedisce il progredire dei popoli”.

Piccoli e grandi gesti per non lasciare che la cultura misogina dei talebani riprenda il sopravvento e riduca in schiavitù fisica, morale, intellettuale le donne di oggi e di domani.