Luoghi, personaggi, fatti, leggende 

Santo Stefano Belbo: vino e letteratura,  di Luciana Benotto

E’ il paese di Pavese Santo Stefano Belbo, una località posta al limite tra Langhe e Monferrato, che si sviluppa su un territorio in gran parte collinare, dove sono coltivate le rinomate uve con le quali vengono prodotti  vini pregiati quali il Moscato, la Barbera, la Freisa.

Le sue origini risalgono al periodo romano, quando venne costruito un castrum che aveva la funzione di controllare la strada che collegava Hasta e Alba Pompeia (Asti e Alba), con alcuni centri della riviera ligure di ponente: Varagine, Alba Sextilia e Alba Ingauna, vale a dire Varazze, Albisola e Albenga. Ma l’insediamento romano sarebbe testimoniato pure dai resti dell’abbazia di San Gaudenzio, importante monumento di architettura romanica, di cui rimangono tre interessanti absidi e la navata sinistra coi plutei, mosaici e sculture, che fu edificata proprio sopra un tempio dedicato a Giove. 

Del periodo medioevale restano anche i ruderi di una delle torri dell’antico castello costruito sulla collina di Santa Libera e la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo. E’ invece del Novecento la parrocchiale del Sacro Cuore che conserva un’antichissima croce in lamina di rame argentato proveniente dall’abbazia di San Gaudenzio.

L’odierno abitato si compone di tre parti: il centro storico, i nuovi insediamenti e il borgo della stazione; ma la grande importanza della viticoltura fa sì che molti santostefanesi vivano sia in campagna sia distribuiti nelle sue quattordici frazioni.

La produzione dei pregiati vini, che venne introdotta nel medioevo dai monaci benedettini dell’abbazia di San Gaudenzio, è davvero importante per i suoi abitanti, tanto che il medesimo stemma comunale, concesso nel 1902 da Vittorio Emanuele III, riporta nello scudo sormontato dalla corona, tra grappoli d’uva, il motto: “Vitis Sancti Stephani ad Belbum vita” cioè, “La vite è la vita di Santo Stefano Belbo”. Ma la viticoltura visse un periodo di grande importanza già nel Cinquecento, soprattutto per merito del Moscato, apprezzato dai Duchi di Mantova e dai Marchesi del Monferrato che lo acquistavano per rifornire le loro ricche cantine.

Ma, come dicevamo, il paese è anche importante perché vi è nato Cesare Pavese, che qui vide la luce il 9 settembre del 1908. Finito al confino a Brancaleone Calabro nel 1935 per le sue idee politiche, durante la guerra si rifugiò sulle colline del Monferrato, presso la sorella; da quell’esperienza nacque “La casa in collina” e poi tante altre storie come “Feria d’agosto”, “La bella estate”, “La luna e i falò”, tutte opere ambientate nella sua terra.

Di Pavese a Santo Stefano Belbo si può visitare la casa natale, oggi museo e sede del Centro Pavesiano: nei sette ambienti che la compongono sono esposte fotografie dei luoghi pavesiani e dello scrittore, le copie di tutti i suoi libri, le sue traduzioni di Defoe, Dickens, Melville, Steinbeck, Hemingway, manoscritti, lettere, la sua penna lasciata sulla scrivania, la collezione di pipe e poi, dalla terrazza dell’abitazione, si può ammirare quel paesaggio a lui tanto caro.

Casa natale di Pavese e fondazione:   aperta tutti i giorni 10.00 – 12.00  14.00 – 18.00

Visita casa 6€ + fondazione 10€ e stalla di Nuto 5€