Il 2 settembre del 1840 nasceva Giovanni Verga, colui che sarà ricordato in letteratura come il fondatore del movimento del “Verismo”,cioè di quella corrente letteraria tutta italiana, che si basava sull’osservazione e narrazione della realtà,o meglio, della verità delle cose.

La peculiarità di questa corrente non è però tanto la scelta delle tematiche e dei personaggi quanto la tecnica narrativa, basata sull’impersonalità dell’autore che si nasconde e fa parlare i fatti,visti attraverso gli occhi e la mentalità dei suoi personaggi, quasi sempre di umili origini.

 La visione che Verga ha della realtà, perlopiù siciliana di fine 800, rivela un pessimismo senza via d’uscita, in quanto chi nasce, per qualche motivo economicamente o culturalmente svantaggiato, anche se tenta di migliorarsi e progredire, è inevitabilmente destinato al fallimento.

Non a caso, aveva in mente di scrivere un ciclo di cinque romanzi i cui protagonisti aspiravano tutti ad un’elevazione, sia essa economica, (come accade nel romanzo “I Malavoglia”)  sociale (come accade in Mastro Don Gesualdo) o politica e culturale e che  avrebbe chiamato appunto “Il ciclo dei vinti”.

Ne scrisse solo due, ma il suo pessimismo,dovuto forse anche ad una sua personale incapacità di concepire un radicale cambiamento della statica società meridionale, si evince anche dalle raccolte di novelle, dove le sventure dei suoi personaggi sono diventate emblematiche e sono servite a descrivere in modo accurato, come fossero un documento storico,la condizione lavorativa dei braccianti, dei lavoratori nelle miniere di sabbia o anche dei piccoli artigiani.

Chi non ricorda “Rosso Malpelo”,”La Lupa “ “Cavalleria rusticana “ o “La roba”? Novelle che hanno segnato più che il tempo di Verga(che non piaceva alla nobiltà o alla  borghesia, la classe sociale in grado di leggere) il dopo-Verga, quando l’ascesa della classe operaia e piccolo-borghese è diventata una realtà e il nuovo regno d’Italia ha preso atto della situazione.

Eppure,ancora oggi, quella realtà di degrado e di immobilismo è per molti quanto mai vera e attuale.

Pensiamo alla manovalanza della malavita, nel sud Italia nello specifico, ma diffusa oramai ovunque ,che spesso si approfitta di situazioni di mancanza di lavoro e di prospettiva per reclutare le sue pedine e poter agire indisturbata.

Pensiamo ai clientelismi, ai soprusi, ai giochi di potere e ci renderemo conto di quanto ,anche la letteratura e in questo caso Verga, possa essere attuale nella sua denuncia sociale.

Certo oggi non c’è più una visione così priva di prospettiva come quella di Verga, e c’è la possibilità di promozione socio-economica e culturale per moltissimi che hanno il coraggio e la voglia di mettersi in gioco e l’istruzione e la conoscenza del mondo lavorativo possono in tal senso essere dei motori di primaria importanza.

Gabriella Paci