Non faceva altro che ripetersi mentalmente “Allons enfants de la Patrie”. Lo bisbigliava pianisssimo, lo sussurrava ritmicamente. Aveva bisogno di una cura, ma la sua vita era un amalgama di ideologia e patologia. Era venuta l’ora x. Era il momento propizio per far fuori quel fascista. Lo aveva pedinato come al solito efficacemente. Non si era accorto di niente. Aveva seguito nel traffico la sua moto di lusso. Quella sua moto sfrecciava tra le macchine, aveva una grande ripresa. Era sempre difficile stare al suo passo con l’utilitaria che le aveva fornito il suo gruppo rivoluzionario. Riteneva di essere nel giusto, tuttavia aveva anche dei ripensamenti ogni tanto, dei tarli nella sua testa. Quel fascista aveva famiglia. Aveva tre figli ed una moglie. Aveva un padre ed una madre. Per non parlare del fatto che faceva il medico chirurgo all’ospedale. Operava al cervello. Faceva operazioni chirurgiche all’avanguardia. Era sempre reperibile. Quando c’era una urgenza correva a rotta di collo con la sua moto a velocità elevatissima e si faceva sempre trovare pronto. Aveva anche molti meriti. Però disprezzava totalmente le sue idee, i suoi valori, il suo senso di appartenenza politica. Doveva comunque scacciare dalla mente questi pensieri, questi dubbi e terminare il lavoro. Era da tre mesi che si appostava vicino casa sua, che lo seguiva. Era così semplice: un colpo alla testa e via. Decise comunque di rimandare ancora. Decise di dedicarsi ad un altro soggetto, ad un poetastro nullafacente liberale, anticomunista dichiarato. Alla sua organizzazione davano terribilmente noia i suoi scritti pubblicati sul web. Secondo i suoi compagni erano provocatori, offensivi, controrivoluzionari. In fondo per fare la rivoluzione non bisognava guardare in faccia nessuno. Bisognava versare sangue senza pensare alle vittime né ai familiari. Bisognava pensare che erano dei sacrifici necessari sulla strada del progresso. Quel poetastro non era neanche sposato. Non aveva figli. Era il bersaglio giusto. Era il soggetto facile. Era la vittima disegnata. Andò a cento metri da casa sua. Aspettò che uscisse. Gli fece la posta come suo solito. Non aveva bisogno di altri che facessero la staffetta. Sarebbe stato un gioco da ragazzi. Tutto fin troppo facile. Rovistò nella tasca destra della giacca. Accarezzò la pistola. Era carica. Aveva deciso che tra poco avrebbe esploso dei colpi contro la testa del poetastro. Nessuno avrebbe parlato di lui. La critica letteraria e la comunità poetica erano tutte di sinistra. Poi non aveva un minimo di talento. Nessuno lo avrebbe ricordato. Non sarebbe stato istituito nessun premio. Non sarebbe stato inserito in nessun manuale di letteratura. Niente di niente. Solo qualche pagina di giornale. Avrebbero parlato dell’omicidio ma non della sua persona. Avrebbero fatto pubblicità solo alla sua organizzazione rivoluzionaria. Il poetastro uscì. All’improvviso il rivoluzionario, che voleva fare l’agguato, si sentì male, ebbe un malore. Prima di perdere conoscenza e di strapazzare al suolo emise un urlo che risuonò greve nella strada. Il poetastro si accorse della sua presenza e prestò soccorso. Chiamò con il cellulare una ambulanza. Dopo venti minuti era sotto i ferri. Operazione al cervello di quello sporco fascista lombardo, che gli salvò la vita. L’intervento durò sei ore. Fu un corpo a corpo, una lotta con la morte. Il rivoluzionario aveva una scorza resistente. Quando riprese coscienza non si ricordava più nulla, soffriva di amnesia retrograda. Bisbigliava pianissimo, sussurrava all’orecchio di sua moglie: “Allons enfants de la Patrie”. Non faceva che ripetere quello. Era un mantra. La sua sposa ignara di tutto gli sorrideva e gli teneva la mano. Il lavoro rivoluzionario era rimasto incompiuto. I compagni avevano maledetto quell’essere debole che non riusciva mai a terminare un lavoro ed avevano paura che preso dal delirio iniziasse a dire delle verità scomode per l’organizzazione. E se avesse rivelato tutto? Non c’era da fidarsi di nessuno a questo mondo. Ma in definitiva incidenti come questo andavano messi in conto. Forse andava fatto fuori, anche se era un compagno. Il rischio era troppo grande. C’era il rischio che potesse essere sgominata tutta l’organizzazione. Ma in un’altra parte del mondo accadeva esattamente il contrario: un medico uccideva sotto i ferri, durante una operazione, un rivoluzionario ex galeotto, che gli aveva venti anni prima ammazzato la moglie sindacalista. C’è una eterna lotta tra il bene ed il male e se qualcuno sembra avere la meglio è solo un bilancio parziale, è soltanto perché non ha una visione globale.