
Intervista allo scrittore Bruno Volpi che ci parla anche dell’ultima indagine del commissario Luigi Badalotti
“Come in un labirinto di specchi”
di Pier Carlo Lava
Per i lettori che non sono di Alessandria ci vuoi raccontare qualcosa della tua città e cosa fai nella vita oltre a scrivere?
Pier Carlo, come sai, sono nato e vivo ad Alessandria e ti confesso che a questa città sono molto affezionato. Anche se il mio lavoro di geologo in una nota azienda energetica italiana mi vede pendolare quotidiano verso Milano, non ho mai pensato di trasferirmi. Alessandria, a mio parere, non è una città che attrae l’attenzione del turista occasionale, ma una città che va scoperta quotidianamente, perché ha eccellenze in campo artistico, culturale e gastronomico che meritano di essere conosciute.
Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
Ho iniziato a scrivere durante quello che definisco il “secondo tempo” della mia vita. Il “primo tempo” era stato dedicato prevalentemente al mondo scientifico e avvertivo il bisogno di differenziare i miei interessi. Così ho iniziato a coltivare la passione per l’arte e la letteratura, soprattutto quella italiana, fino a decidere di provare a cimentarmi con la scrittura. Ma questa passione per la scrittura ha preso vita solo a partire dal 2014, iniziando con racconti brevi e favole, per poi passare ai romanzi qualche anno dopo.
I tuoi generi preferiti sono la narrativa e giallo/noir e la narrativa per ragazzi; perché questa scelta?
Io scrivo di ciò che mi appassiona. E, infatti, oltre ai gialli e alla narrativa per ragazzi, ho scritto anche un romanzo ambientato nel mondo dell’Impressionismo, “La tavolozza dell’anima”, uscito nell’estate 2020 per Laura Capone Editore. Per quanto riguarda i gialli, sono sempre stati la mia passione: sono cresciuto con la Christie e Simenon, per poi passare alla giallistica italiana, che è di una ricchezza impensabile e inaspettata, che un po’ tutti stanno scoprendo grazie anche alle serie televisive. Le favole sono il soggetto che più mi diverte scrivere, perché non necessitano di schemi, tutt’altro.

Come in un labirinto di specchi è il tuo ultimo libro appena uscito e il secondo romanzo giallo con protagonista il commissario Luigi Badalotti; dove ci porta questa volta la sua indagine?
Badalotti in questo romanzo si trova ad indagare sull’omicidio di Salvatore Lo Giudice, che, insieme al fratello Francesco, amministra la LightOptic, un’azienda alessandrina di materiale ottico conosciuta a livello internazionale Ciascuno degli indagati, dal fratello ai principali dirigenti dell’azienda, aveva un ottimo movente per togliere di mezzo Salvatore. Nell’indagine entrano anche tre donne di grande personalità e fascino; ognuna di loro cela un mistero che verrà svelato soltanto alla fine del romanzo.

Ci vuoi parlare dei libri che hai scritto?
Il mio libro d’esordio, nel 2019, è stato “L’occhio di drago – la prima indagine del commissario Badalotti” pubblicato per Erba Moly Editore, seguito dopo qualche mese dalla raccolta di favole “Mamma, ti racconto una storia!”, edito da Laura Capone Editore, che contiene sei favole con protagonisti i bambini. Nel 2020 è uscito il romanzo d’arte “la tavolozza dell’anima”, di cui ho già accennato e, infine, nel luglio scorso, “Come in un labirinto di specchi”, ancora con Erba Moly Editore.
Ci racconti quello che hai provato dopo la pubblicazione del tuo primo libro?
Si sa che per uno scrittore alle prime armi, come ero io, trovare un editore disposto a scommettere su di te e sul romanzo che hai scritto è sempre una gratificazione importante. Devo dire però che “L’occhio di drago” mi ha dato altre due grandi soddisfazioni: la prima è legata al fatto che il commissario Badalotti è stato citato nel volume “Storia del Giallo Italiano”, un compendio sulla produzione giallo-noir del nostro paese, pubblicato nel 2020 da Marsilio e scritto da Luca Crovi, che oltre ad essere scrittore e conduttore radiofonico, è uno dei massimi esperti di letteratura poliziesca in Italia. La seconda deriva dal premio che il romanzo ha ricevuto nel settembre scorso: L’occhio di drago, infatti, è risultato vincitore assoluto del Concorso Letterario Nazionale La Quercia del Myr, che vede ogni anno anche la partecipazione di opere di affermati scrittori.
Scrittori si nasce o si diventa e nel caso come?
Questo è un dilemma che penso non verrà mai risolto. Vi sono scrittori che fin dall’infanzia hanno avvertito che quella sarebbe stata la loro professione e altri, come me, che fino a qualche anno prima di iniziare, mai si sarebbero sognati di diventare scrittori. Certamente l’essere scrittori implica anzitutto il fatto di essere lettori: leggere, anche generi diversi, arricchisce profondamente e permette di raffinare il proprio stile. Poi occorre un impegno quasi quotidiano, in quanto lo scrivere richiede continuità, passione e abnegazione. Infine, occorre ricordare che la pubblicazione di un proprio lavoro non deve essere il fine ultimo da perseguire, ma il punto di partenza per la propria crescita come autore.
Hai vinto numerosi premi e riconoscimenti, ce ne vuoi parlare?
I concorsi letterari sono stati il primo e più oggettivo strumento per avere o meno la conferma del valore di ciò che scrivevo. I riconoscimenti ricevuti hanno alimentato la mia passione per la scrittura, che ormai occupa gran parte del mio tempo libero, e mi hanno permesso di avere visibilità presso i miei editori.
Come sai, però, non amo molto parlare dei miei premi. Oltre alla Quercia del Myr, di cui ho già parlato, te ne cito solo altri due, a cui sono particolarmente legato: la vittoria a “Notti Nere 2017”, concorso patrocinato dal quotidiano “La Stampa”, da cui è partito il mio percorso di giallista, e il riconoscimento attribuito lo scorso anno al mio libro “Mamma, ti racconto una storia!”, premiato al Concorso Internazionale Massa, Città Fiabesca nella sessione Letteratura per Ragazzi.
Oggi come oggi, comunque, devo confessarti che il riconoscimento più bello è il riscontro positivo che i lettori manifestano, sui social o dal vivo, durante gli eventi letterari.
Cosa consigli ad un giovane che voglia fare lo scrittore?
Come ho già detto in precedenza, anzitutto di leggere molto. Poi di partecipare alle presentazioni di libri e ai festival letterari: nell’ascoltare scrittori affermati c’è molto da imparare su questo atipico e appassionante mestiere. Infine di provare a mettersi in gioco, partecipando a qualche concorso letterario, magari facendosi guidare da qualche esperto del campo nella scelta del concorso a cui mandare il proprio elaborato.
Stai già scrivendo un altro libro e nel caso ce ne vuoi parlare?
Come puoi ben immaginare ci sono diverse cose che stanno bollendo in pentola. Anzitutto, prima della fine dell’anno, uscirà, per Laura Capone Editore, la mia seconda raccolta di favole. Nel frattempo, ho iniziato a scrivere diversi soggetti che riguardano sia il giallo, sia il mondo dell’arte e che spero potranno sfociare in qualche pubblicazione già il prossimo anno.
Un sogno nel tuo cassetto?
Grazie a Dio ne ho parecchi! Te ne confido tre. Il primo, che era quello di riuscire a trasformare l’antieroe Badalotti in un personaggio seriale, si sta realizzando in quanto i riscontri che ho avuto dai lettori su questo nuovo romanzo sono molto positivi e tutti chiedono quando arriverà il terzo libro della serie. Un secondo sogno, a cui sto già lavorando, è quello di abbinare, all’interno di un romanzo, indagine e arte. Il terzo sogno è quello di poter lavorare su un percorso di avvicinamento alla scrittura con i bambini, magari all’interno di un progetto scolastico o di un’attività di animazione post scuola.