Leggere “La maiastra – e le vite invisibili” di Maria Tedeschi, ISEAF BOOKS mi ha arricchita umanamente. Ve lo consiglio caldamente come vi invito a leggere l’intervista che mi ha rilasciato. Buona lettura!

  1. Buongiorno Maria, innanzitutto grazie infinite per avermi fatto leggere il suo bellissimo libro, ho provato un piacere indescrivibile per ogni singola parola, scritta davvero bene, anche le descrizioni fisiche dei personaggi non sono mai banali, hanno sempre una originalità dirompente, e così la trama, scorrevole e sempre interessante, l’ho letteralmente divorato… è una dote innata la sua?

Grazie a lei per le sue belle parole, ma soprattutto per il dono prezioso del   tempo che ha  dedicato alla lettura del mio romanzo. Sono felice che le sia piaciuto.
Mi piace scrivere. È   un incontro casuale tra tastiera e cuore, una specie di colpo di fulmine che non vuole sentire ragioni e scava dentro di me fino all’osso, cercando rabbia, nostalgia, amore, ribellione e dando poi forma a personaggi mai esistiti nella realtà seppur vivi  e reali nella mia mente. Li vedo uno per uno e mi  diverto  a farli uscire  fuori, dandogli vita.

  1. Perchè questa attenzione per “gli invisibili”, da cosa nasce il suo interesse?

Forse il desiderio di oppormi  in qualche modo alla patologica  tirannia della visibilità quando si trasforma in quella tossicodipendenza  capace di annientare il di umanità  che  ci rende “belli” nella nostra imperfezione.
Quando si invecchia si diventa un po’ invisibili,  nessuno viene  a cercarti soprattutto  se non hai più legami stretti o  non sei autosufficiente. Sembra quasi di essere  inutili e  desueti  in una  società egoista  senza umanità che riconosce e gratifica solo ciò che è bello, vincente e utile.

L’ Invisibilità  colpisce ogni fascia d’età: c’è chi è invisibile già da bambino ma talvolta lo sono anche gli adolescenti e le persone più vulnerabili di ogni fascia di  età.

Invisibilità non significa inutilità o di essere destinati all’infelicità  “en attendant  Godot”. È proprio questo che voglio dimostrare nel mio libro. Ognuno è portatore di felicità e bellezza, qualsiasi sia la  sua età e condizione. La sofferenza  avvicina, fa empatizzare, rende più sensibili, fa talvolta crescere, maturare e diventare migliore.

Di contro la visibilità e la bellezza spesso saziano l’ io e impediscono di vedere oltre la siepe della propria comfort zone. Ogni  forma di vita ha senso ed è portatrice di felicità e affetto

  1. Ci sono molti riferimenti alla cultura e alla tradizione rumena, anche riferimenti alla cucina, è un paese che sente vicino?

Mi piace tanto  la Romania, è un paese magico, una terra  ricca di miti e leggende. Tra l’altro ho una cara amica di origini rumene di nome  Aurora. È lei che mi ha fatto conoscere per la prima volta  questa bellissima terra, la sua cucina  e  le sue fantastiche tradizioni.
La Măiastra,  titolo del mio romanzo, nel folklore rumeno è un uccello dotato di poteri magici in grado di parlare, di trasformarsi, di proteggere chi l’invoca, ma è  anche una scultura di Costantin Brancusi che avevo visto tempo fa alla Tate Gallery  di Londra e scambiato per un missile pronto al decollo. Era invece proprio un uccello: stilizzato e lucente,  scolpito nell’atto di spiccare il volo per riprendersi la sua libertà. E io sono partita da qui, dal desiderio di abbandonare la mia  comfort zone, la mia prigionia forzata durante il lockdown e spiccare il volo verso lidi lontani seppur in maniera immaginaria fatta di  parole.

  1. Ho molto apprezzato i riferimenti a Napoli, si sente caldo e vivo l’amore che nutre per questa città ed è riuscita in pieno a farci vivere fra le strade di Napoli anche utilizzando riferimenti musicali, quanto è legata alla sua bella Napoli?

Sono  una rondinella che emigra verso paesi lontani ma poi ritorna sempre a casa sua e   Napoli per me è casa.

  1. I personaggi sono vivi e credibilissimi, Nevio è il nonno che tutti vorremmo avere, si è ispirata a una sua conoscenza?

No, è frutto di fantasia. Dietro Nevio non si nasconde nessuna persona reale, è  un mix di tante persone che ho conosciuto.

  1. Quanto c’è di Maria nei suoi personaggi?

Ogni personaggio è come un parto, c’è sempre qualcosa di me anche quando apparentemente non mi somiglia affatto.

  1. Ho letto che lei è un’insegnante, ed anche Nevio lo è e attraverso il suo amore e il suo tempo riesce a “guarire” il mutismo del bambino suo vicino di casa e a far integrare la bambina rumena che ospita da lui, lei ritiene che le future generazioni abbiano bisogno di una guida e che anche nelle situazioni più disperate, con un piccolo aiuto, sia possibile vincere qualsiasi battaglia?

È  una catena contagiosa: Arturo guarisce dal suo mutismo grazie a Nevio e Neviograzie a lui   dalla sua ipocondria. Nevio fa integrare Luba e viene nello stesso tempo “rientegrato” nella vita sociale.
Papa Francesco  nella sua ultima enciclica ‘Fratelli Tutti’  diceva che nessuno si salva da solo. Ci si può salvare unicamente insieme, incontrandosi, smettendo di combattersi, riconciliandosi, ma soprattutto, credo, aiutandosi a vicenda. Chi aiuta riceve nello stesso tempo, non è mai un dare a senso unico e spero che questo sia segno sia lasciato alle future generazioni.

  1. Ritiene che la politica dovrebbe fare di più per aiutare le persone in difficoltà, siano esse italiane e non, e che invece non faccia un granchè?

Si può fare di  meglio e di più se c’è  volontà. Chi ha bisogno di aiuto deve trovare sempre e subito  una mano tesa. Non bisogna lesinare  guardando prima  il colore della mano, la sua grandezza o  se è sporca o pulita.

  1. Mi è piaciuto moltissimo quando Nevio rincuora il suo giovane vicino di casa, Arturo, invitandolo a non temere per il suo futuro, di non preoccuparsi di restare solo e non amato, perchè l’amore ha tante forme e seppur non lo avesse ricevuto dalle persone lo avrebbe di certo avuto dagli animali che sono capaci di amare in modo incondizionato e sempre, vuole commentare questo passaggio?

L’amore si può manifestare a qualsiasi età in diverse forme anche non umane, tutti hanno diritto ad essere amati e a trovare le proprie forme di amore. La sensibilità individuale deve coglierle e  farle sue. Come dicevo nel mio romanzo d’esordio “Non chiudere quella porta” se lasciamo che  il timone della nostra vita sia guidato  dall’amore, ci porterà forse verso mete inaspettate e insicure, ma in cambio ci renderà sicuramente felici.

Grazie per queste bellissime parole e per il suo prezioso libro.

Anna Pasquini – Alessandria Today blog di PC Lava