C’era una signora che cambiava sempre ogni cosa. Le piaceva cambiare, rinnovare completamente sé stessa. Per la psicologia esisteva un io dinamico ed un io statico. Lei era tutta per l’io dinamico. Per la psicologia esisteva la personalità di base, ovvero un insieme di tratti di personalità stabili e costanti. Insomma per gli studiosi esisteva un nucleo dell’io inalterabile ed immodificabile. La signora invece pensava che anche la parte più profonda cambiasse col tempo e poi a conti fatti riteneva che la personalità di ognuno fosse sfuggente, che il Sé più autentico fosse irraggiungibile per ognuno. Lei così si divertiva a cambiare ogni anno orientamento politico, religioso, sessuale. I sessuologi sostenevano che alcuni omosessuali potevano avere esperienze eterosessuali o viceversa ma i gusti sessuali non cambiavano. La signora non era assolutamente d’accordo. Le piaceva sperimentare l’arte combinatoria di tutti i modi di essere su sé stessa. Ogni anno era una persona diversa. Ogni anno cambiava anche i connotati fisici. Si sottoponeva ad operazioni di chirurgia estetica. Qualcuno a lei caro aveva obiettato che a forza di cambiare non avrebbe saputo più chi era veramente. Ma lei aveva risposto che nessuno sapeva chi era veramente. Lei ogni anno cambiava anche lavoro, residenza, amicizie, amori. L’unica sua costante era la ricerca di sé stessa. Lei cercava dentro di sé e negli altri la verità. Ma dopo tanto cercare aveva concluso che non esisteva la verità, ma che ogni essere umano aveva una verità. Aveva fatte sue le parole di Kahil Gibran ne “Il profeta”: non parlare della verità, ma di una verità. La signora cambiava ogni anno anche gusti culinari, interessi intellettuali, letture preferite, hobby, stile di vita. Le piaceva sperimentare. La signora riteneva che dalle esperienze si potesse imparare e migliorare notevolmente. 

C’era un signore che non amava cambiare niente di sé stesso per quanto possibile. Aveva messo in conto che con il passare del tempo qualcosa in noi cambiava. Certo le persone maturavano, invecchiavano. La prestanza fisica diminuiva. Le prestazioni intellettive peggioravano. Certo lo sapeva che erano sciocchezze gli innamorati che dicevano l’uno all’altra di non cambiare mai, perché erano così innamorati da ritenere la dolce metà la perfezione assoluta o quasi. Lui rifuggeva  da simili banalità, da cotanta ovvietà. Però era abitudinario. Faceva sempre la solita passeggiata serale. Lavorava da trenta anni per la stessa ditta. Aveva sempre le solite amicizie. Abitava fin dalla nascita nella solita città. Era uno scapolo incallito. Aveva addirittura delle manie, delle fissazioni. Aveva infatti dei riti scaramantici, atropopaici. Mangiava sempre le solite cose, rileggeva sempre i soliti libri. Secondo il signore non c’era niente da ricercare, la vita si manifestava sempre nelle solite forme, si ripeteva ciclicamente. L’eterno divenire era solo sciocca apparenza. Era inutile cercare di cambiare sé stessi, cambiare il mondo, cambiare vita più del dovuto. Infine quando qualcuno gli diceva che non imparava mai niente di nuovo, che doveva viaggiare, amare, sperimentare lui rispondeva che anche il grandissimo filosofo Kant era stato tutta la vita a Königsberg. E poi perché ricercare tanto? Ogni ricerca era vana. Alcuni studiosi cercavano di dimostrare invano l’esistenza di Dio ed altri invece la sua inesistenza. Alcuni studiosi pensavano di sapere il segreto della felicità ed altri pensavano che la felicità fosse solo una illusione momentanea. Alcuni studiosi pensavano di aver trovato il senso della vita ed altri ritenevano che la vita non avesse alcun senso. Che altri si spremessero le meningi inutilmente! Lui aveva sempre i soliti quattro pensieri e sapeva da sempre le solite quattro nozioni imparate alle scuole medie. E poi a cosa sarebbero giovate tante metamorfosi? Lui era tutto io statico per quanto possibile. 

Insomma era questione di scelte di vita o tutto era già determinato e compiuto? Era un artificio inutile cambiare sé stessi? Qualcuno pensava che solo gli altri sapessero la verità su di noi perché erano più obiettivi. Qualche altro riteneva che solo noi stessi ci conoscevamo bene ed approfonditamente. Bisognava dominare la nostra vita o lasciarsi trasportare dalla corrente? In definitiva anche coloro che sceglievano  di rimanere sé stessi potevano sbagliarsi. Il signore che non voleva cambiare più del dovuto rivendicava la scelta di rimanere fedele a sé stesso, la coerenza di essere sempre uguale.

Ma davvero la coerenza era una virtù, indipendentemente dalle frasi fatte, dalle citazioni a sproposito, dalle battute di spirito? 

Un giorno la signora che cambiava sempre ed il signore che non cambiava mai si incontrarono e si innamorarono. Era un segno del destino. La signora non cambiò più per quanto possibile ed il signore iniziò a cambiare per quanto possibile.