L’ex dipendente e amante della Amber accetta l’invito ad avere un dialogo con Parker, mostrandosi piuttosto disponibile. Per maggiore riservatezza, l’uomo chiede al detective di aspettarlo fuori dall’azienda dove lavora.

«Buongiorno.»

«Salve.»

«Mi perdoni se l’ho fatta aspettare, ma in ufficio è praticamente impossibile avere un po’ di privacy.»

«Capisco.»

«Le va di andare a sederci in un bar?»

«Per me va bene.»

***

«Ha detto che è un investigatore privato?» chiede l’uomo, seduto a un tavolo in compagnia di Parker.

«Sì.»

«Lavora per conto dell’azienda, immagino.»

«Non proprio; sono stato ingaggiato dalla Amber per seguire un suo caso personale.»

«Be’, io cosa c’entro?»

«Stiamo lavorando duro da parecchi giorni per risolvere un problema, quando, improvvisamente, qualcuno ha pensato bene di farci recapitare una lettera; poche righe, ma abbastanza chiare sulla sua relazione con la Amber, pur non volendo citare il suo nome.»

« … è durata poco, come un lampo di luce» ammette l’uomo, sorseggiando il suo caffè.

«Sì, lo so.»

«Io non capisco … »

«Evidentemente qualcuno era a conoscenza della vostra relazione; lei ha dei sospetti?»

« … no; nessuno sapeva della nostra storia … almeno credo. Ricordo che stavamo molto attenti, comportandoci in modo normale. E poi, come lei già sa, è durata così poco.»

«Le precauzioni non sono state sufficienti a mettervi al riparo dalla persona che ha scritto la lettera.»

«Non so chi potrebbe essere … non mi viene in mente nessuno. Ripeto, eravamo sicuri del fatto che non dessimo sospetti. Perché quella lettera?»

«Per discreditare la donna. Qualunque sia stato il motivo, l’autore della lettera non nutre certo simpatie nei confronti della Amber.»

«Non penserà … »

«Che possa essere stato lei? Come faccio a saperlo. Svolgo delle regolari indagini, che spero portino a delle conclusioni.»

«Sono felicemente sposato … ho moglie e una splendida figlia … »

«Felicemente sposato» storce la bocca il detective. «Se fosse veramente così se ne starebbe tranquillo, invece di avventurarsi in situazioni amorose.»

«È capitato … »

«Già. Non stia a preoccuparsi, per quel che mi riguarda la sua famiglia continuerà a rimanere all’oscuro della vicenda; non posso assicurarle nulla, invece, se il caso su cui sto indagando portasse inevitabilmente alla sua relazione con la Amber. Spero, per lei e la sua famiglia, che questo non accada.»

«Grazie. So di aver sbagliato e non cerco attenuanti; amo mia moglie e di questo sono sicuro.»

«Voglio crederle» replica Parker.

«Per qualsiasi cosa, sarò a sua completa disposizione.»

«Ok. Le auguro buona fortuna» risponde il detective, alzandosi dalla sedia e andandosene via.

***

Forse era meglio andare a trovarlo in qualche altro momento e, soprattutto, in un ambiente diverso. È una faccenda personale e darsi in pasto a un pubblico di curiosoni divertiti non gli va per niente. Ormai è lì, perciò è inutile pensarci. È entrato nella palestra in punta di piedi, sperando di passare quasi inosservato e, invece, una dozzina di boxer, vedendolo attraversare la sala, sospendono le loro attività e lo osservano.

«Nemmeno fossi una bella donna» osserva Parker, cercando nel frattempo di scorgere Brian. Quando finalmente lo vede, mentre scarica i suoi potenti ganci sul sacco, gli si avvicina. Il boxer si accorge della presenza del detective; fa partire l’ultimo gancio.

«Non pensavo che venissi a trovarmi qui.»

«Hai detto bene; avrei voluto incontrarti in qualche altro posto, ma mi trovavo nelle vicinanze, e allora, perché non cogliere l’occasione?»

«Un posto vale l’altro.»

«Ne sei proprio convinto? I tuoi colleghi, in ricordo della nostra ultima performance, non aspettano altro che godersi lo spettacolo. Se fossi per me li lascerei a bocca asciutta» dice Parker.

«Sono d’accordo» replica Brian.

«Cosa? Non ti capisco; so che la rivincita è il tuo chiodo fisso.»

«Sì, è così; ma non mi va di offrire uno spettacolo senza che paghino il biglietto. È bastato una volta e non succederà più.»

«Saggia decisione! Ci confronteremo in un palcoscenico più riservato.»

«So che ti sei ritagliato nel tuo ufficio uno spazio perfetto dove allenarti; perché non esibirci lì.»

«Si potrebbe fare; quando vuoi tu.»

«Perché non adesso.»

«Ok. Sbrigheremo la faccenda in poco tempo» dice col ghigno sorridente, Parker.

***

Parker, in effetti ha avuto ragione. La lotta è durata pochi minuti e, a dover sorridere, guarda caso, è proprio il detective. A Brian non è bastata la buona volontà; l’uomo ha visto spegnere il suo entusiasmo dopo appena pochi, ma precisi, colpi incassati.

« … devo ammetterlo, non riuscirò mai ad aver la meglio su di te» dice Brian, seduto sulla pedana, nella stanza adibita a palestra.

«Mi dispiace … » risponde Parker, cercando a suo modo di rendergli la sconfitta meno amara.

«Sciocchezze! Vincere fa sempre piacere.»

«Può darsi, ma con gli amici non mi esalta più di tanto. Le più grosse soddisfazioni le ottengo quando spacco il muso a delle carogne. Non perdiamoci in inutili parole; ti va di andare a bere qualcosa?»

«E me lo domandi? Certo!»

«Naturalmente paga il perdente.»