I due si siedono a un tavolo all’interno di un bar del centro.

«Come va?» chiede Dario.

«Bene» risponde l’uomo.

«Niente lavoro?»

«No. Te l’ho detto che non lo cerco più; può sembrarti strano, ma vivo meglio.»

«Non è che io voglia immischiarmi nella tua vita privata, ma come fai ad andare avanti, voglio dire, ad affrontare le spese di tutti i giorni?»

«Non lo so nemmeno io, ma ci riesco.»

«Be’, meglio per te. Ho sperato di incontrarti … »

«Nell’ultimo periodo ho frequentato un’altra zona. Devi dirmi qualcosa?»

«Non lo so … ho le idee confuse.»

«Forse non stai attraversando un bel momento, prova a rilassarti; se posso aiutarti ne sarò felice.»

«Ho pensato di restituirti la pistola.»

«Come mai?»

«È un rischio tenerla in casa … »

«Nessun problema; se proprio lo desideri sei libero di farlo.»

«Però, non ne sono del tutto convinto … »

«Prenditi dell’altro tempo per decidere.»

«Ultimamente ho pensato più di un volta di usarla» ammette Dario.

«È un buon segnale» osserva, compiaciuto, l’uomo.

«Immaginavo che mi avresti risposto così; a me la cosa non mi fa stare del tutto tranquillo. Ogni volta che vedo qualcosa che mi fa stare male dentro, mi vien voglia di impugnarla e scaricare la mia rabbia col mondo intero.»

«Credevo che la scrittura ti aiutasse in questo; cosa è successo?»

«Nulla di più di quanto non sapessi. Solo che ora, mi ci trovo dentro.»

«Cosa è successo al volto?» domanda l’uomo, riferendosi ai segni sul viso di Dario, dovuti alla colluttazione con l’energumeno.

«Ho avuto un acceso diverbio con un animale preistorico, riguardo il rispetto del regolamento stradale. Voleva ragione a tutti i costi, pur sapendo di avere torto.»

«Capisco. Il classico individuo che ti fa andare il cervello in tilt.»

«Proprio così.»

«Ora non fai altro che pensare a lui.»

«Sì, ma non solo.»

«Ti sentiresti meglio se sapessi che l’animale preistorico all’improvviso si fosse estinto?»

«Sì, mi sentirei molto meglio. Perché non ammetterlo. La sua presenza in questo mondo è assolutamente deleteria.»

«E non è la sola.»

«Esatto.»

«Mi dispiace dirtelo, ma la situazione continuerà ad essere così, fin quando non saremo noi a cambiarla» afferma il donatore di armi.

«In che modo … non starai pensando … »

«Certo che lo sto pensando; conosci qualche altra soluzione?»

«A cosa servirebbe togliere una mela marcia, quando il mondo n’è infestato da migliaia, milioni … »

«Intanto togliamo quelli che ci stanno intorno, di cui sentiamo l’odore nauseante. Se ogni persona incazzata dell’intero pianeta facesse così, ci sarebbe una disinfestazione generale.»

«È pura utopia» osserva Dario.

«Mica tanto» replica l’uomo. «È questione di decisione: prendere o lasciare.»

«C’è chi l’ha presa … »

«Ti riferisci al misterioso giustiziere?»

«Sì. L’hai saputo?»

«Ho appreso la notizia dai giornali.»

«È successo sotto casa mia.»

«Non mi dire … »

«Abito lì.»

«Che strana coincidenza» osserva il donatore di armi.

«Già. Quella strada dovrebbero chiamarla “Via degli scippi”, per la regolarità in cui vengono compiuti.»

«E la cosa ti mette tanta rabbia dentro.»

«Mi fa stare decisamente male, ma dovrò abituarmi.»

«Non sarà facile.»

«Ci proverò.»

«Avresti voluto essere tu il giustiziere, ammettilo.»

«Lo ammetto; ma ne sono capace solo a livello di immaginazione.»

«Già, queste cose fanno parte del tuo mondo visionario.»

«È così.»

«Ma le ecchimosi sul tuo volto non sono virtuali, il tuo mondo visionario è stato profanato. Realtà e immaginazione si sono scontrati; sarà dura per te decidere da quale parte stare.»

«Sono uno scrittore e non un assassino.»

«Pensi che il giustiziere lo sia?»

«Non lo so, riguarda la sua coscienza.»

«Io ho una certa ammirazione … per il giustiziere; tu no?»

«Ne parli come se fosse un super eroe» dice Dario.

«Lo è! Ha esaudito i nostri desideri: iniziare un piano di disinfestazione. Ripulire la nostra società dai veleni che la corrode» risponde l’uomo.

«Per ripulire la nostra società bisognerebbe puntare molto più in alto.»

«Ognuno fa quello che può. È una spinta verso traguardi più ambiziosi.»

«Perché non mi parli di te? Tu cosa fai?» chiede Dario.

«Io? Potrei essere il giustiziere» risponde, accennando un sorriso, il donatore di armi.

«Non siamo così tanto diversi, anche tu vivi di fantasia» replica Dario.

«Invece, perché non mi parli di te?»

«In che senso?»

«Be’, potresti anche essere tu il giustiziere. La carica non ti manca.»

«Devo deluderti, non sono io il super eroe; non ne ho la stoffa.»

«Ok. Al momento rimane un mistero l’identità del giustiziere; in fondo è giusto che sia così. Si rischierebbe di mettere in pericolo la sua missione.»

«Riguardo alla pistola che mi hai dato … ho notato che mancano due pallottole nel caricatore» dice a bassa voce, Dario.

«L’hai maneggiata?»

«Sì; per curiosità, non avevo toccato un’arma vera in vita mia.»

«Cosa hai provato?»

«Nulla; forse una strana sensazione di paura … »

«Ti capisco; la prima volta è normale. Mi dicevi delle pallottole.»

«Si; nel caricatore ne mancano due.»

«Io pensavo che fosse vuoto.»

«Come vuoto? Certo non gliel’ho messi io quei proiettili.»

«Non ricordo davvero … »

«Hai mai sparato con quell’arma?»

«Sì; mi è capitato di provarla in posti sicuri. Ma di solito non lascio proiettili nel caricatore.»

«Può darsi che l’hai fatto.»

«Può darsi. Ma dove sta il problema?»

«No, niente, volevo essere sicuro … »

«Di cosa? Che non fossi stato tu a sparare i due proiettili?»

«Certo che no!» risponde, con un velato sorriso, Dario.

«Ne sei proprio sicuro? Ti conviene chiudere la pistola in una cassaforte e gettare via la chiave» replica l’uomo.

«O restituirtela.»

«Come vuoi.»

«Ci penserò su.»

«Ok. Ti do il mio numero di cellulare in caso volessi chiamarmi. Se ancora non l’hai usata, ora hai un motivo valido per farlo.»

«Sarebbe?»

«Iniziare a esercitarti sulla sagoma dell’animale preistorico.»

Dario sta al gioco.

«Anche volendo non potrei farlo, la polizia risalirebbe subito a me, per via del litigio che abbiamo avuto. Dovrei far passare molto tempo prima di mettermi in azione, non credi?»

«Non è necessario» replica il donatore di armi. «Lui avrà tanti di quei nemici che la polizia non saprà da dove iniziare le indagini; tu sei una persona perbene, uno scrittore, non sarà difficile convincerli che non sei capace di un gesto simile. Il tuo alibi? Eri intento a scrivere il tuo nuovo romanzo. In solitudine, come sempre.»

«Dimentichi una cosa fondamentale: non saprei dove rintracciarlo.»

«Sarà sicuramente della zona; è sufficiente visionarla per qualche giorno e vedrai che lo incontrerai. Se è possibile, fai in modo che lui non ti veda. Meglio non metterlo allerta.»

«Secondo te è tutto così facile.»

«In questo caso sì. Vivete in mondi diversi, siete agli antipodi, con un minimo di attenzione è difficile che gli investigatori della polizia risalgono a te. Certe cose dovresti saperlo, sei uno scrittore.»

«Sulla mia scia lascerò tanti di quegli indizi che mi prenderanno subito, ne sono convinto» afferma Dario.

«Se è quello che pensi, meglio non rischiare, lascia perdere. Tanto prima o poi qualcuno lo farà fuori» replica l’uomo.

«Potrebbe vivere più a lungo di me.»

«Certo, ma non ne sarei così sicuro … »

«Farò prima a dimenticare quanto è successo» tiene a precisare Dario, rimettendo il discorso su un piano più serio.

«Qualunque episodio simile te lo ricorderà.»

«È la vita» osserva Dario.

«Ed ognuno è libero di gestirla come meglio crede» risponde l’uomo.

«Sì, è così.»

«Allora, ti auguro buona fortuna.»