Momenti di poesia: Come un cesto d’erbafrutta, di Amina Narimi

Preparata come un cesto d’erbafrutta

scese in piazza alla festa del tartufo

per scambiare la farina di castagne

coi libri più sapienti e profumati.

Fra i seni di barbera e gli occhi brilli

di un profondo inesauribile saliva,

dal ventre delle mucche rilucenti,

il pan di Napoli alla bocca gelsomina-

dopo avere arrotondato i larghi d’aria

nella stalla, fra le greppie, i più ostinati,

fece belli dalla carne all’erba zitta

il grano con un amen, stupefatti-

con i grappoli di ghiande innamorate

mostrava le sue clivie per splendori

dove i nomi hanno i mesi fra i più belli.

< i nostri piedi sono orecchie di ederlezi ! >

-giubilava con l’argilla sotto l’albera-

se nudi siamo il cielo e tu me stessa,

non c’è osso non c’è carne che non sia

messa insieme con saliva d’alchemilla >

Minuscoli pastori le sue mani

pitturavano sui muri del mercato

l’ortobimbo luminoso e una giumella.

Fu allora che la pelle andò in rayuela-

nel sentire dentro il nome ripetuto

l’aperto che hanno gli occhi delle bestie-

il miracolo salato che battezza

nel verso inesauribile di un’upupa

davanti al proprio simurgh benedetto.

La mandorla di luce innamorata

cantò quel giorno più del paradiso

a millemila matrimoni nella pancia,

andando al blu di gioia tassativo

dall’ombelico al timo nel profondo

col viola del turchese come pioggia

sul celesterossovivo degli sposi.

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