Palazzo Reale a Milano ospita fino al 27 febbraio 2022 la mostra Realismo magico. Uno stile italiano, dedicata a quella particolare declinazione dell’arte italiana collocabile temporalmente tra le due guerre mondiali che, abbandonate le tensioni del futurismo e dell’espressionismo, lavorò su un nuovo modo di rappresentare l’immagine sulla tela, dove il soggetto veniva indagato nei più minuti dettagli; una rappresentazione talmente realistica da diventare quasi inquietante e straniante.

Si trattò di un fenomeno di portata transnazionale che il critico d’arte monacense Franz Roh, in un suo celebre saggio dedicato alla pittura contemporanea tedesca e pubblicato nel 1925, definì “Realismo Magico”.

La rassegna, costituita da più di ottanta capolavori, è curata da Gabriella Belli e Valerio Terraroli, prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura.

La mostra accoglie il visitatore con un capolavoro assoluto: Le figlie di Loth di Carlo Carrà del 1919. Di fronte, sempre nella prima sala, quella dedicata agli esordi del Realismo Magico e alla definizione di un nuovo stile pittorico, è esposto il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, originale e innovativo dipinto di Felice Casorati. Accanto alle due tele di grandi dimensioni, un Autoritratto del 1920 di Giorgio de Chirico che strizza l’occhio alle sue famose composizioni metafisiche.

Nella sala seguente il realismo magico viene messo a confronto con la corrente dei “sette pittori del Novecento” raccolti da Margherita Sarfatti e di cui ammiriamo in particolare le opere di Achille Funi, con la sua splendida Maternità del 1921, e di Mario Sironi, presente in mostra con L’architetto e con L’allieva, entrambi del 1924.

Le successive sale sono dedicate ad illustrare come il neonato movimento, accompagnato dalla rivista “Valori Plastici”, proponesse un originale e tutto italiano “ritorno all’ordine” in cui si innesta un generale recupero dei valori plastici dell’arte del passato, da Giotto a Masaccio a Piero della Francesca.

Questo nuovo stile lo si ritrova particolarmente nella ritrattistica, a partire dal trittico, presente nella terza sala, dedicato da Felice Casorati alla famiglia Gualino, con i ritratti del capofamiglia, l’imprenditore e mecenate Riccardo Gualino (1922), della moglie Cesarina Gualino (1922) e del figlio Renato Gualino (1923-24).

Casorati è senza dubbio uno dei ritrattisti di maggior spicco e talento nel periodo tra le due guerre e lo si evince anche dalle altre due opere presenti in questa sala, dedicate alle ballerine Cynthia e Raja,dipinti entrambi a cavallo tra il1923 e il 1924. A fare da contraltare a Casorati, Ubaldo Oppi, con le tele dedicate alla moglie, tra le quali spicca Ritratto della moglie sullo sfondo di Venezia del 1921.

Nelle sale successive la mostra presenta approfondimenti su diversi temi: il primo è il “tempo sospeso” rappresentato dai ritratti senza alcun identificativo di luogo né di tempo dello stesso Oppi, come Il chirurgo del 1919, dalle donne in interni di Mario Tozzi in La toeletta del mattino del 1922 e Mattutino del 1927, fino ad arrivare a Il fratello e la sorella, dipinto da Carlo Levi nel 1925.

Segue la parte dedicata al paesaggio, dove spiccano tra tutti la particolarissima Ottobrata, grande tela a metà tra il classicismo e la metafisica, dipinta da Giorgio De Chirico nel 1924 e il suggestivo Pino su Mare (1921) di Carlo Carrà.

Un ruolo importante nella mostra riveste la sezione dedicata all’Eros, dove l’attenzione del visitatore è attirata subito dalla grande tela di Cagnaccio di San Pietro Dopo l’orgia, cui fa da contraltare Mario Broglio, con diverse opere tra cui Il romanzo del 1939.

Dopo una piccola sezione dedicata ai giochi dei ragazzi, in cui spicca l’alienante Bambini che giocano, opera del 1925 di Cagnaccio di San Pietro, la mostra propone due sezioni molto particolari: la prima è dedicata alla natura morta, con varie opere di Cagnaccio, tra cui Natura morta con peperoni del 1923, Natura morta con polpette del 1939 e Gioco di colori (medicinali) del 1940-41, e una bellissima La théière de porcelaine, dipinto del 1922-23 di Gino Severini; l’altra sezione propone due pregevoli tele dello stesso Severini dedicate al carnevale, La famiglia del povero Pulcinella del 1923 e il noto I giocatori di carte, dipinto l’anno successivo.

L’esposizione si conclude con una serie di “fermo-immagine”, opere dell’ultimo periodo del Realismo Magico, dove la tecnica sopraffina di Antonio Donghi emerge in un trittico dedicato al mondo femminile, con Cocottina del 1927, Donna alla toeletta del 1930 e Donna al caffé del 1931. Come Donghi, anche Cagnaccio di San Pietro resta fedele ad un realismo sognante, come documentano opere quali la Donna allo specchio del 1927 e L’operaia del 1932 mentre l’arte si avvia ormai verso un realismo di regime, fatto di tonalità scure e fredde, che avrà in Sironi uno dei principali interpreti.

La mostra si chiude con due doppi ritratti emblematici di Antonio Donghi, Prima della canzone del 1930 e Gli amanti alla stazione del 1933.

L’audioguida gratuita propone un ottimo inquadramento della corrente artistica e delle opere principali, mentre al bookshop è disponibile un catalogo di pregevole fattura.

La mostra “Realismo Magico” è visitabile con i seguenti orari: martedì – mercoledì – venerdì – sabato – domenica 10,00 – 19,30. Giovedì 10,00 – 22,30. La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso). Lunedì chiuso.