La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita per la prima volta nei suoi spazi una grande retrospettiva dedicata all’opera di Giovanni Fattori (Livorno 1825- Firenze 1908), uno dei maestri assoluti dell’Ottocento italiano che seppe interpretare in modo originale e innovativo tanto i temi delle grandi battaglie risorgimentali quanto i soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale a cui seppe infondere, analogamente ai ritratti, nuova dignità e solennità.

La mostra “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900”, aperta al pubblico fino al 20 marzo 2022, è organizzata e promossa da GAM Torino – Fondazione Torino Musei e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con l’Istituto Matteucci e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno.

Le curatrici del progetto, Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM) e Silvestra Bietoletti (Storica dell’arte, specialista di pittura toscana dell’Ottocento), affiancate dal Comitato scientifico composto da Cristina Acidini, Giuliano Matteucci Fernando Mazzocca, hanno concepito un articolato progetto espositivo dove si succedono, secondo una scansione cronologica e tematica, le opere del maestro la cui vicenda artistica seppe incontrare, già nel corso dell’Ottocento, anche il gusto dei torinesi, come testimonia la presenza di Fattori alle mostre allestite in città – sia alle manifestazioni annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Torino sia alle Esposizioni Nazionali – dalla primavera del 1863 e fino al 1902.

Il percorso espositivo, che presenta oltre 60 capolavori dell’artista livornese, tra cui tele di grande formato, preziose tavolette e una selezione di acqueforti, si articola in nove sezioni e copre un ampio arco cronologico che dal 1854 giunge al 1894, dalla sperimentazione macchiaiola e da opere capitali degli anni Sessanta e Settanta fino alle tele dell’età matura, che ne rivelano lo sguardo acuto e innovatore, capace di aperture sull’imminente ’900.

La mostra si apre con la sezione Gli anni del caffè Michelangiolo. Sperimentazioni e successi, dedicata alle prime opere che diedero notorietà all’artista e ai primi contatti con quei pittori che avrebbero costituito il gruppo dei Macchiaioli.

Il primo capolavoro di grandi dimensioni è Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, qui esposto nella versione più ridotta del 1862, un’opera con cui Fattori vinse il Concorso Ricasoli, tappa fondamentale per l’avvio della sua carriera artistica. L’aspetto interessante del dipinto è che il pittore livornese anziché focalizzarsi sulla famosa vittoria ci racconta le conseguenze della guerra, giocando sul contrasto tra un cielo sereno e luminoso in alto e la tragedia dei soldati che tornano dal conflitto nella parte inferiore, con due cadaveri in primo a sinistra e il carro che trasporta delle suore che soccorrono i feriti in posizione centrale.

Nella stessa sala anche l’omaggio alla spedizione dei mille con Garibaldi a Palermo del 1860-62 e la tavoletta Soldati francesi del ’59 (1859), che documenta la scoppio della Seconda guerra d’indipendenza, con lo sbarco a Livorno dei soldati francesi, rappresentati mentre attendono ordini dal comandante a destra, un’opera già concepita da Fattori secondo la rigorosa interpretazione di forma-colore della pittura macchiaiola.

A chiudere la sezione L’Autoritratto del 1954 e un Ritratto della prima moglie Settimia Vannucci, realizzato nel 1865, due anni prima che la donna morisse di tubercolosi.

Nella sezione Livorno: riflessioni sulla macchia vengono presentati i primi studi intorno a quella tecnica che caratterizzerà in modo significativo la pittura degli anni 60 e 70 del diciannovesimo secolo.

Uno degli esperimenti più riusciti fu senza dubbio Signora all’aperto (1866) proveniente dalla Pinacoteca di Brera. Il piccolo dipinto orizzontale raffigura una giovane donna sugli scogli che con un ombrellino si ripara dai raggi del sole. Il primo piano è occupato dagli scogli, mentre sullo sfondo una ricca vegetazione, scendendo verso il mare, si trasforma in spiaggia. Nell’opera il paesaggio e la figura sono sintetizzati al massimo attraverso forme geometriche e accostamento di macchie di colore, ricordando molto lo stile della celebre Rotonda Palmieri (1866), il cui prestito non è stato purtroppo accordato.

Accanto alla piccola tavola, due dipinti di dimensioni più grandi Le macchiaiole (1865) e Costumi livornesi (1865) testimoniano l’interesse di Fattori verso la pittura di paesaggio e in particolare verso la riproduzione di scene rurali.

La terza sezione Declinazioni del soggetto militare presenta diversi capolavori tra cui In vedetta (1872), noto anche come “Il muro bianco”, tela dal forte impatto visivo, espressione del tempo che si ferma. Un’opera in cui la semplicità è portata ai massimi livelli: il muro riflette la luce del sole e in primo piano un soldato su un cavallo bianco con l’uniforme scura proietta la propria ombra sul muro; sullo sfondo altri due soldati a cavallo e un ambiente vuoto e arido che emana un senso di profonda solitudine.

Altro capolavoro dedicato ai soggetti militari, premiato al Concorso Nazionale di Pittura del 1868 è L’assalto alla Madonna della Scoperta, descrizione cruda e lapidaria della battaglia di San Martino del 1859, dove viene raffigurato proprio lo scontro fra i Granatieri sardi della prima divisione Durando e la brigata austriaca Gaal. Per quest’opera di grandi dimensioni Fattori aveva realizzato una serie di studi, tra cui quello presente in mostra è uno dei più significativi. In mostra anche due soggetti dedicati all’arrivo della corrispondenza ai soldati accampati, La lettera al campo del 1873-75 e Posta militare al campo del 1874.

La sezione Temi e soggetti nell’Italia postunitaria: le scelte di Fattori analizza il periodo artistico che prende vita a Castiglioncello, dove Fattori è ospite dell’amico Diego Martelli, negli anni che seguono la morte della prima moglie. Qui ha modo di ritrarre la moglie dell’amico, Teresa  Fabbrini, in un momento di relax. Nel dipinto La signora Martelli a Castiglioncello di difficile datazione (1867-70) è raffigurata proprio la donna, in abito grigio, mentre riposa sua una sdraio godendosi il paesaggio toscano. Alle sue spalle un gruppo di alberi lascia intravedere all’orizzonte una pineta. Il ritratto della signora è in ombra, realizzato tramite l’accostamento di colori, mentre le tonalità più luminose vengono impiegate per dipingere il terreno maremmano, caratterizzato da colori come ocra, giallo e rosso, e la vegetazione è costruita accostando verdi e grigi. 

In questi anni nascono anche le tele dedicate ai soggetti della campagna toscana e dei suoi animali, i buoi e i cavalli in particolare.  Così in mostra si susseguono Bovi bianchi al carro (1868) Bovi e bifolco in riva all’Arno (1870-75), Campagna romana (1879-81) che testimoniano la fedeltà nel tempo ai temi della campagna maremmana da parte dell’artista.

A questi paesaggi toscani si affiancano sempre di più anche opere che affrontano soggetti di vita urbana. Ne sono un esempio il noto Viale Principe Amedeo a Firenze del 1880-81, uno scorcio cittadino animato da uomini, animali e carri, quasi fosse una propaggine di campagna che si inserisce nella realtà cittadina.

A spezzare il ritmo delle composizioni a olio, una sezione dedicata Alla pratica dell’acquaforte, tecnica a cui Fattori si dedicò a partire dagli anni Settanta. Sono presentati una decina di soggetti, tra cui Le gabbrigiane, impresso su lastra nel 1885-88, e Ragazzo seduto in riva al mare, la cui lastra fu realizzata tra il 1895 e il 1900, entrambi riprodotti su carta nei primi anni del ‘900.

Nella sezione Gli ideali traditi e la partecipazione alle esposizioni, la mostra raccoglie alcune opere di soggetto militare degli anni 80 che, nella loro crudezza, raccontano di un’Italia sabauda che ha tradito gli ideali risorgimentali in cui lui e tanti giovani soldati avevano creduto. Così Lo scoppio del cassone (1978-80) con un’inquadratura assai scenografica, vuole quasi accentuare la drammaticità della scena di un’azione militare conclusasi tragicamente.

Analogamente Linea di battaglia del 1884, presentato all’Esposizione Nazionale di Torino di quello stesso anno, nel disorientamento di alcuni soldati a cavallo che non comprendono cosa stia avvenendo durante la battaglia, sembra voler rappresentare lo smarrimento del popolo italiano in quei decenni post-risorgimentali.

La settima sezione inquadra un altro dei soggetti cardine della pittura di fattori in età matura: Il mondo rurale e i suoi protagonisti. Il primo capolavoro esposto in questa sezione è Il mercato a San Godenzo del 1882, presentato all’Esposizione delle Belle Arti di Roma l’anno successivo, opera che prosegue lo sforzo di Fattori di dare rappresentazione alla dignità e operosità delle classi sociali umili, prima rappresentate dai soldati e ora dai contadini.

Nella stessa linea si inserisce La strada bianca (1887), con la figura di contadina che incede lenta e maestosa, volgendo le spalle allo spettatore. Di grande suggestione anche i due ritratti del 1882 Gotine rosse, struggente profilo infantile che la GAM acquisì già nel 1930, e Buttero, eseguito sull’onda del fascino suscitato dalla Maremma e dai suoi rudi abitanti.

La penultima sezione è dedicata a La pittura come spazio mentale e il respiro della Maremma, con una serie di capolavori della tarda maturità dell’artista. La sezione esordisce con tre ritratti: Il bersagliere (1885-90) potente e coinvolgente nel suo linguaggio pittorico essenziale, Il Ritratto della seconda moglie del 1889, appartenuto al collezionista torinese Riccardo Gualino, quadro di grande intensità grazie anche al tipico taglio di tre quarti della figura della donna, e l’Autoritratto del 1894, in cui, assai diversamente dall’autoritratto giovanile che apre la mostra, Fattori si propone allo spettatore con consapevolezza dell’età avanzata e grande semplicità di espressione.

Arricchiscono la sezione anche Sulla spiaggia (Giornata grigia) del 1893, ispirato alle tanto amate coste livornesi, e Butteri e mandrie in Maremma (1894), uno dei tanti omaggi a quella terra dalla natura selvatica e intatta e agli uomini e animali, forti e rudi, che la abitano e nei quali, l’indole un po’ burbera, ma al contempo creativa, dell’artista si identifica.

La mostra si conclude con un riferimento a quegli artisti che hanno assimilato La lezione di Fattori.  Il percorso s alcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla suggestione della sua pittura – Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Giorgio Morandi – a testimonianza della lezione che il maestro livornese seppe stimolare nella pittura italiana del Novecento.

Così, posti a dialogare con una delle ultime opere dell’artista livornese, La mena in Maremma del 1890, troviamo anzitutto Mare di Genova (1891) di Nomellini, La ragazza rossa (1915) di Modigliani e La toilette (1920-22) di Ghiglia, certamente tra i suoi allievi più noti. Ma a testimoniare come la pittura di Fattori abbia influenzato tutto il Novecento italiano, la mostra propone anche Capanni sul mare (1927) di Carrà e un Paesaggio molto più tardo (1942) di Giorgio Morandi.

Ad arricchire la mostra è un suggestivo video che racconta i luoghi, le vicende umane e le relazioni artistiche che hanno accompagnato la vita del maestro attraverso le parole dello stesso Fattori, desunte da lettere e documenti d’epoca. Un viaggio nel viaggio, che vuole avvicinare il visitatore all’artista livornese la cui indole fu schiva eppure così carismatica da influenzare future generazioni di artisti.