Voglio ricordarlo così, il prof. Gianni Giavotto – già docente di Italiano e Storia all’Istituto Superiore “Saluzzo-Plana” di Alessandria, oltre che cinefilo colto e appassionato, fondatore del Laboratorio per studenti “Officinema” che ha guidato con sapienza e umanità per decenni – la voce tranquilla e appassionata nello stesso tempo, com’era durante la preparazione dei progetti, degli eventi che abbiamo condiviso nel corso degli anni più recenti e persino nel corso delle ultime telefonate. La voglia di vivere, di lottare, di essere presente a sovrintendere le molteplici iniziative da lui poste in essere o in cui si faceva volentieri e con grande generosità coinvolgere, era sempre altissima in Gianni e fungeva da esempio, da modello per me, nei momenti difficili del quotidiano.

Gianni, oltre che un amico, è stato un interlocutore intellettuale di grande livello, pacato ma preciso, pignolo, meticoloso nel sapere e voler raccontare, trasporre in immagini, divulgare al pubblico in generale e, soprattutto, al sempre folto gruppo dei ragazzi partecipanti ai suoi laboratori di regia, gli infiniti percorsi della Storia, delle storie dei singoli, minuscole o enormi che fossero. Grande è stata anche la sua competenza da cinefilo di lungo corso, da creatore di trame destinate a divenire corto o mediometraggi, gli studenti entusiasti protagonisti, a seguire il filo delle memorie individuali e collettive, a raccontare il territorio alessandrino con le sue specificità (dal Cappello Borsalino al Museo della Bicicletta alle testimonianze della Resistenza), ma anche a cercare collegamenti significativi con il resto del mondo.

Negli ultimi tempi si parlava dei miei piccoli saggi sul cinema (che per fortuna ho fatto in tempo a spedirgli), del suo amore per la saga di “Heimat”, dell’emergenza sanitaria che bloccava le iniziative culturali e che ci si augurava terminasse in fretta, per poter riprendere a fare e condividere cultura. Si disquisiva anche di rassegne, di festival frequentati o ancora da scoprire, di giurie di cortometraggi (eravamo entrambi, insieme al critico cinematografico Franco Carciofolo, membri giudicanti dello Zonta Short Festival). In una recente conversazione, di fronte alla possibilità – da lui accantonata per motivi di salute – di entrare a far parte di una nuova giuria, Gianni ha esclamato: “Che bello sarebbe stato stato!”.

Voglio ricordare Gianni Giavotto proprio in questo modo, con il suo inguaribile entusiasmo, la generosità umana e intellettuale, la straordinaria nobiltà d’animo. E (sperando gli faccia piacere, in quell’Altrove in cui ora si trova) prendendo a prestito le parole di Edgar Reitz, maestro del cinema tedesco che rappresentava una delle passioni comuni: “La vita è una storia. Si devono raccontare storie, allora la gente sente la vita. Gli istanti, che fuggono sempre via, rimangono insieme in una storia. E quando uno compare in una storia, allora il tempo non gli può più nuocere”.