Emma Strada, la prima ingegnera d’Italia.

di Sara Sesti

Quel 5 settembre del 1908 la commissione di laurea lasciò una studentessa in trepidante attesa per ben un’ora perché non sapeva se laurearla “ingegneressa” o “ingegnere”.

Emma Strada (1884-1970) era la prima donna in Italia a conseguire la laurea in ingegneria, e tale era la novità che per lei si dovette pensare se coniare un nuovo titolo.

Era figlia di un ingegnere civile che aveva uno studio tecnico di progettazioni e impianti industriali e civili a Torino. Si era diplomata al Liceo Classico Massimo d’Azeglio e laureata con il massimo dei voti, classificandosi terza su 62 partecipanti al suo corso di laurea.

Il primo lavoro che Emma si ritrovò a seguire fu un’opera di bonifica molto impegnativa: per due anni seguì di persona i lavori per la realizzazione di una “galleria di ribasso” in Valle d’Aosta, funzionale a drenare l’acqua da una miniera di pirite cuprifera; e non lo fece dal suo studio a Torino, ma in cantiere a Ollomont, da mattina a sera. Seguirono altre importanti opere e un percorso accademico.

Per promuovere il lavoro delle donne nel campo della scienza e della tecnologia, fondò nel 1957 l’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetto (AIDIA), di cui diventò la prima presidente, insieme a Laura Lange, Ines del Tetto, Lidia Lanzi, Vittoria Ilardi, Anna Enrichetta Amour, Alessandra Bonfanti e Adelina Racheli.

In quell’anno, la percentuale delle donne laureate in ingegneria era l’1%. Oggi l’incidenza si attesta attorno al 30%. Grandi passi sono stati fatti, anche grazie a persone come Emma, ma la strada è ancora lunga. L’associazione AIDIA, che ha festeggiato nel 2017 i suoi primi 60 anni, si prodiga perchè le giovani la percorrano più velocemente

Per saperne di più sulle pioniere della tecnologia: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, Milano 2020

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