– Perché proprio io? –
– Perché ho scelto te? Mi sei simpatico, ed io ho voluto fortemente starti vicino in un momento delicato; e sai perché? –
– Ci somigliamo. –
– Esatto. –
– Niente feste, ricorrenze e quant’altro. –
– Proprio così. La pensiamo allo stesso modo. –
– Credevo di essere l’unico ad avere queste strane idee. –
– No, se vogliamo, io sono peggio di te. –
– Davvero? –
– Già. Non riesco a capire come gran parte dell’umanità sia succube dei social, della tv e, per chi se lo può permettere, frequentatori assidui di locali, tra questi, ristoranti e bar. Nei paesi sviluppati, ci sono più locali che persone. Inconcepibile, non credi? –
– Parli sul serio? –
– Certo. –
– Allora, sei messo veramente male – dice Eugenio, accennando un sorriso. – Già, la gente si conforta e si gratifica, dandosi un certo tono, nell’essere serviti e riveriti. Un gesto plateale quanto illusorio, il cui piacere non è tanto quello che si ottiene ma quello che si fa. Per il bene comune, direbbero i benpensanti. Ne ho fin troppo di questo bene comune. È tutto falso. Ci dicono cosa mangiare, e dove, come vestirci, i luoghi dove trascorre le vacanze e quanti soldi spendere. Io voglio sentirmi libero; lasciatemi libero, vi prego! –