Amina Narimi

Un vino malva e il piccolo ricamo
segue le stelle.
Tornano alla tana gli animali.
Il punto di raccolta è una preghiera
fra le teste dei bambini accovacciati
con le gambe a penzoloni nella gioia.
Scintillano le storie sulle labbra,
l’idioma è un solo verso ripetuto
al battere dei piedi nella pozza.
Appena il giorno si promette loro sanno
che ogni angelo ritira il suo mantello
fra le ginocchia nere dell’infanzia
Ha celebrato nella stanza la sua luce
e la traccia del respiro
è nel risveglio

Amina Narimi

Ti ho incontrata con il sole nella testa,
con il guscio delle ossa malnutrito,
fra le ali religiose del tuo tiglio
quando spinge i vostri pollini lontano.
La calce rosa antico dei tuoi fianchi,
era ancora grata di esser viva,
mentre davi il consenso delle albere
all’adagio di ogni frutto quando cade.
È lì dove ho posato le carezze,
nascoste come un Dio nella montagna.
Era tutto naturale:
il grande freddo nella pancia,
la melodia in si minore nelle orecchie
e la mano di una donna che strofina
sulla pelle dolorosa del terriccio.
Quella morte piccola,
fra un respiro e l’altro,
celebrava le sue nozze
nello spazio offerto dalle foglie,
quella morte piccola
che tutta la giustifica in un soffio.