(Photo by Kurt Hutton/Picture Post/Hulton Archive/Getty Images)

Stavo dicendo: basta che il giorno dopo tu sia allegro e contento almeno come il giorno prima, altrimenti, dopo aver gettato via diciotto delle venti pagine che hai scritto, vai a cercare anche quelle che hai scritto nei giorni precedenti per buttarne via altre quaranta o sessanta o… tutte quante!

A questo proposito, e cioè riguardo a sbalzi di umore, nervosismo, pessimismo, eccetera, ho letto che un famoso scrittore americano sosteneva che va bene scrivere quando si è ubriachi, ma poi, una volta sobri, occorre correggere quello che si è scritto. E pare che lui seguisse proprio questo metodo, e con ottimi risultati, visto che ha scritto pagine indimenticabili.

Ma io penso che allora, se lui doveva mettersi a bere, vuol dire che, anche se era molto famoso, scrivere non gli bastava per farsi passare il nervoso.

Io, invece, bevo solo qualche birra o un po’ di vino, e forse è per questo che non riesco a scrivere libri di successo; anche se credo proprio non ci sia un collegamento diretto tra queste due cose, cioè tra scrivere e bere; un po’ come mi sembra non ci sia un gran collegamento tra questa introduzione e il nuovo romanzo che voglio scrivere.

(Tratto da La vita è solamente una malattia mortale sessualmente trasmissibile? J. Iobiz, 2021)

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