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Che poi, ripensandoci, all’inizio di questa introduzione, ho detto che il nero è un bel colore; e questa cosa proprio non so da dove mi sia venuta fuori, perché, in realtà, per me, il nero non è per niente un bel colore.

E non è che ho cambiato idea mentre scrivevo queste pagine – perché qualcuno potrebbe anche pensare, giustamente, che quando si scrivono delle introduzioni troppo lunghe possa accadere di cambiare idea strada facendo; io, per esempio, conosco un tizio che scriveva libri di seicento pagine, e anche di più, e quando iniziava a scrivere partiva sempre con un’idea e finiva tutte le volte con un’idea opposta; e il libro non glielo pubblicava nessuno. Per forza, dico io.

Sia come sia, secondo me, dei bei colori sono il verde e il blu, tanto è vero che quando mi chiedono qual è il mio colore preferito non mi ricordo mai se è il verde o il blu.

E comunque, sono dei bei colori anche altri, come il rosso e il giallo, per esempio, anche perché possono essere chiari oppure scuri, come colori, mentre il nero è sempre nero, punto e basta. E come disse un famoso filosofo per criticare un suo collega, di notte tutte le vacche sono nere; e non intendeva dire che tutte le vacche di notte diventano nere, ma… ma… ma questo, forse, anche se non lo scrivo è meglio perché si capisce ugualmente, e mi hanno detto che chi legge non ama sentirsi spiegare una cosa che ha già capito da solo.

La verità è che sono solo i nostri occhi e il nostro cuore a farci apparire una cosa, un libro o un’introduzione bella o brutta – e se è bella allora va bene ugualmente anche se è un po’ troppo lunga. Perché la bellezza salverà il mondo, come affermò uno scrittore russo famosissimo, e si fermò qui, non disse mica: “La bellezza salverà il mondo, se non è troppo lunga”. No, di quanto dovesse essere lunga o corta la bellezza non disse niente e non parlò neppure, almeno per quanto ne so io, di quanto dovessero essere lunghe o corte le introduzioni, che mi pare sia un argomento piuttosto ignorato dall’intera letteratura.

Ho anche provato a cercare un manuale che spiegasse quanto deve essere lunga un’introduzione ma non ho trovato niente; anche se devo dire di non amare molto i manuali; perché, dico, a cosa servono? Certe cose o ce le hai in testa o non ce le hai; qualcosa da dire, per esempio, mica la puoi trovare scritta su un manuale!

Certo, se uno ha qualcosa da dire e si mette a scrivere un libro e poi si perde dietro alla scrittura dell’introduzione, forse gli potrebbe far comodo un buon manuale di come si fanno le introduzioni. Ma vi assicuro che non se ne trovano; di come si scrivono gli incipit, in giro sul web e sui libri e le riviste, ne puoi trovare una infinità, ma sulle introduzioni nulla.

Tanto è vero che ho pensato: stai a vedere che tanti libri che sarebbero potuti diventare famosi non sono mai stati completati perché i loro autori si sono smarriti nella stesura di introduzioni bellissime, ma estenuanti, perché non avevano a portata di mano un manuale ben fatto.

(Tratto da La vita è solamente una malattia mortale sessualmente trasmissibile? J. Iobiz, 2021)

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