Racconti: ” DOV’È FINITO IL CORPO DEL REATO? “, Rosa Cozzi

Storie di amori, delitti e di risate 

Buongiorno!

” DOV’È FINITO IL CORPO DEL REATO? “

Il fattaccio era capitato tra capo e collo in quel giorno, uno dei tanti che gravavano sul mio passato.

Tutti gli avvenimenti accaduti antecedentemente mi avevano dato segnali espliciti.

Ma come sempre ero stato preso da mille impegni e non vi avevo prestato attenzione.

Avevo fatto orecchio da mercante, alle insistenti preghiere del curato, a cui avevano fatto il torto.

Io avevo promesso di indagare sul misfatto, ma ora era arrivata la resa dei conti.

Dovevo risolvere il mistero e avevo pochi elementi a disposizione.

Non potevo iniziare a sbrogliare la matassa se non avevo il filo conduttore.

Ognuno che incontravo mi chiedeva : “Commissario a che punto siamo?”

Ed io immancabilmente rispondevo : “Si procede con i piedi di piombo!”

E di piombo c’é n’era in abbondanza.

Con minuzia cercavo il pelo nell’uovo per non dire l’ago in un pagliaio.

O per meglio specificare nel pollaio, ancora seminato di piume, probabilmente spennato sul postto.

Chi aveva commesso il misfatto ?

Chi aveva interesse ad eliminare con così tanta ferocia quel povero essere?

Ma il corpo del reato dov’era finito ?

Giravo intorno e cercavo, ma non trovavo.

Intanto passavo le giornate a rimuginare.

Per me probo e integerrimo personaggio pubblico era una questione d’onore risolvere con successo il caso.

Un’idea ancora incompiuta mi faceva girare la testa, non riuscivo a mescolare gli elementi necessari affinché tutti i tasselli andassero ad incastrarsi nel puzzle che avevo disegnato.

Ormai passati i tre giorni, incominciava a frullarmi per la testa l’idea di dover archiviare il caso.

E poi , ecco la svolta che mi fece sobbalzare dalla sedia su cui ero accasciato : giunse al mio olfatto sopraffino, un delizioso odore di brodo !

Ormai sicuro e appurato che era veramente brodo di gallinaceo incominciavo ad assaporare la vittoria.

Avevo la chiave per risolvere il mistero che tanto mi angustiava sotto il naso.

E immantinente mi avviai a fare il giro del rione, con il naso per aria annusavo, come un segugio, la direzione del vento.

E cercando il profumino mi portò dritto davanti alla casa della signora Onorina.

Debbo precisare che questa bellissima “signora” esercitava il mestiere più vecchio del mondo.

Senza indugio suonai il campanello, deciso a prenderla con le mani nel sacco, come si suol dire e con la prova del delitto in pentola!.

Lei mi aprì coperta si fa per dire, da un desabillée che mi fece montare il sangue alla testa, e con la sua voce sensuale esclamò : “Commissario ! Che piacere vedervi! Qual buon vento vi porta alla mia peccaminosa dimora? Svelto! Entrate, prima che le malelingue abbiano a ridire sulla vostra presenza qui davanti all’uscio di casa mia!”

Mi fece accomodare e mi offrì un caffè, ma rifiutai.

E finalmente riuscii a chiedere con estrema prudenza che cosa bolliva in pentola.

Al che mi rispose con soave ingenuità : “Un pagamento in natura di un cliente senza lavoro, un gallo talmente imbottito di piombo che ho dovuto prima passarci il Metal detector!”

Le lasciai il corpo del misfatto e mi recai dal curato, riferii con finta convinzione che il suo gallo, era stato semplicemente mangiato dalla faina …

Finalmente caso risolto !…

di Rosa Cozzi

da ” STORIE DI AMORI,DELITTI E DI RISATE “

DL. 1941/633

ISPETTORE CARTER