Gaspara Stampa, la poetessa della passione amorosa, di Luciana Benotto

Luoghi, personaggi, fatti e leggende

Quella febre amorosa, che m’atterra

Due anni e più, e quel gravoso incarco

Ch’io sento, poi ch’Amor mi prese al varco

Di duo begli occhi, onde l’uscir mi serra,

potea bastare a farmi andar sotterra,

Nella poesia del ‘500 il modello petrarchesco del Canzoniere assunse un ruolo centrale tra i poeti, e se alcuni lo imitarono meccanicamente, altri invece cercarono di elaborarlo in modo autonomo; tra costoro un posto di rilievo spetta a una donna, la padovana Gaspara Stampa (1523-1554), che rielaborò il codice del grande vate Petrarca in modo diaristico, alla ricerca cioè della propria voce, usando a questo scopo un linguaggio privato. Proprio per questo motivo, tre secoli più tardi Abdelkader Salza, professore nonché filologo italiano, valutò le Rime della poetessa semplicemente come lo sfogo di una donna sopraffatta dalla passione, senza considerare con obiettività la qualità dei suoi versi, e inoltre, da misogino quale probabilmente era, tentò di farla passare come una cortigiana e, a tale scopo, andò addirittura a cercare il suo nome negli elenchi delle donne di piacere conservati negli archivi veneziani, non trovandone però testimonianza.

Ma perché il Salza sottovalutò le doti della poetessa? Per rispondere bisogna sapere che allora la legge veneziana considerava meretrici tutte le donne che, non maritate, frequentavano uno o più uomini. Tracciamo quindi una breve biografia della Stampa. 

Il padre Bartolomeo, nobile milanese di un ramo decaduto degli Stampa, era commerciante di gioielli, professione che gli garantiva molti agi, tanto che decise che tutti i suoi figli avrebbero avuto un’educazione aristocratica. Purtroppo abbandonò questo mondo prematuramente e la vedova, Cecilia, decise di tornare a Venezia, sua città natale, insieme ai suoi bambini: Cassandra, Gaspara, chiamata col vezzeggiativo di Gasparina, e Baldassarre. E lì, nella città lagunare, realizzò il sogno del marito, facendo impartire ai figli lezioni di latino, greco, retorica, grammatica e musica. Col tempo le due sorelle divennero eccellenti liutiste, soprattutto la secondogenita, tanto che quando la madre ebbe trasformata la sua casa in un ritrovo di letterati ed artisti, entrambe solevano intrattenere gli ospiti suonando e cantando i sonetti di Francesco Petrarca, ricevendone molte lodi. Questa situazione idilliaca, però, fu infranta nel ’44, quando morì di mal sottile il caro fratello appena diciannovenne, dipartita che causò in Gaspara una crisi religiosa durante la quale tenne uno scambio epistolare con suor Angelica Paola de’ Negri, che le suggerì di monacarsi. Ma lei rifiutò e, trascorsi alcuni mesi di vita ritirata insieme alla sua famiglia in lutto, finalmente il salotto delle donne Stampa riaprì le porte e lei tornò a vivere circondata da nuovi estimatori, tra cui il conte Collaltino da Collalto, bello, snello, biondissimo signore della marca trevigiana, mecenate e tuttavia… mediocre verseggiatore, che nel ’48 iniziò a corteggiarla, attratto da questa giovane donna talentuosa, che ben presto lo ricambiò bisognosa d’amore e di consolazione. Furono tre anni di relazione in cui Gaspara attraversò tutte le fasi della passione: dalla beatitudine al tormento, perché l’affascinante conte era uomo dai sentimenti oscillanti: lontano dalla donna amata egli la dimenticava, e proprio questo fu ciò che accadde l’anno seguente al loro incontro, quando egli decise di partire per la Francia nelle vesti di capitano di squadrone, al seguito di Orazio Farnese che si recava a dar manforte a Enrico II di Borbone, contro gli inglesi. Durante quell’assenza lei gli inviava lettere d’amore e sonetti, e lui mai rispose, insensibile alla passione di lei. Tornato in Italia nel novembre di quell’anno, la relazione ricominciò, e ciò fece sperare alla madre della poetessa che Collaltino l’avrebbe chiesta in moglie, soprattutto dopo che Gaspara le aveva rivelato di aver trascorso una notte di appassionato amore col bell’aristocratico; invece di lì a breve egli ripartì per la Francia lasciandola tra mille sofferenze. Tornato da quell’ultima impresa guerresca, tramite la quale aveva cercato nuovamente la gloria senza trovarla, andò di nuovo a farle visita, ma dopo alcuni giorni trascorsi con lei, decise di passare nelle sue terre buona parte del 1550, lasciandola così di nuovo sola. Comunque, alla fine dell’anno il da Collalto tornò ancora da lei, dandole ad intendere che voleva riallacciare la liaison e, per dargliene prova, la invitò nel suo maniero di San Salvatore, luogo dove entrambi avevano trascorso felicemente il primo periodo della loro relazione. Quell’invito fece di nuovo sperare la bella poetessa, ma una volta là, le cose andarono diversamente: Collaltino la lasciava spesso sola nel grande castello e lei cominciò ad avere crisi nervose e la sua salute ne risentì alquanto. Depressa, avvilita e macerata da quell’amore ormai non corrisposto, da quell’avvicinarsi e allontanarsi logorante, pur straziata, riuscì a trovare la forza di andarsene e di lasciarlo chiudendo definitivamente quella relazione, che ella narra magnificamente nei versi del suo canzoniere. Col cuore a pezzi, prostrata, tornò quindi a casa e la malattia d’amore la costrinse a lunghi mesi di riposo, durante i quali un gentiluomo: Bartolomeo Zen, innamorato di lei, le stette accanto colmandola di affetto, tanto che Gaspara riuscì a ristabilirsi e a ricambiare le sue attenzioni, scoprendo che entrambi avevano gli stessi gusti e la medesima sensibilità. Quel nuovo amore le fece finalmente trascorrere giorni felici sino a quando, però, nell’aprile del ‘54 venne colpita da mal colico e febbre altissima per via di una salute ormai fragile che le fece rendere l’anima a Dio a soli trentun anni. 

Sua sorella Cassandra per renderle omaggio, e affinché fosse ricordata dai posteri, l’ottobre seguente fece pubblicare le sue magnifiche e appassionate Rime, dedicandole al loro comune amico Monsignor Della Casa.

A chi volesse saperne di più sulla vita e sulla poetica di questa grande verseggiatrice, consiglio di leggere Gaspara Stampa e altre poetesse del ‘500, curato da Francesco Flora ed edito da La Vita Felice € 12.82

Buona lettura.