IL PIANETA DELLE OCCASIONI PERDUTE

ilpianetadelleoccasioniperdute
Tre

AUTORE

Patrizia Caffiero

GENERE

Racconti Fantascienza

EDITORE

Musicaos:ed

2021

ARTICOLO DI

Alessandra Farinola

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A bordo di una nastronave, insieme ad altri otto viaggiatori, lei aspetta di riabbracciare finalmente Omissis, “l’umano più affascinante della stazione di Studi Superiori della Luna Centrale”. Destinazione del viaggio il Pianeta delle Occasioni Perdute, dove è possibile incontrare la forma umana, animale o fisica con la quale si ha un debito in corso. Tutti possono andarci, l’unica condizione è andare, appunto, alla ricerca della propria occasione perduta, “di un sogno non realizzato, di un desiderio che provoca una grande sete”. Il giovane capitano mokokiano, Magik, con tre delle sue cinque braccia pilota la nave ed è un affascinante conversatore che sa molte cose. Ad esempio, le dice che Omissis la sta aspettando impaziente. Ma durante le lunghe settimane del viaggio lei fa una esperienza straordinaria quando scopre cosa prova un’umana mente fa l’amore con un abitante del pianeta Mokok… Giorno 1326 del calendario terrestre rivisitato dal Nuovo Governo Centrale. Morris fa colazione con deliziacaffè, spremuta di assenzio e torte ritorte; poi indossa il suo migliore antivestito e con le sue esovaligie si fa condurre alla nastronave. Con lui altri dieci sorridenti compagni di viaggio, tutti con lo stesso desiderio, recuperare un’occasione perduta. Durante i tre mesi di crociera intergalattica diventano amici e passano il tempo parlando di “lui”, a volte canticchiando le sue canzoni, altre urlandole a squarciagola, dimenticandosi persino di andare a dormire in capsula. Tutti loro sono nati 3000 anni dopo che “lui” ha lasciato il corpo; fosse nato più tardi non sarebbe morto certamente a quell’età, prima di settant’anni. Davvero inconcepibile. Ma allora non erano ancora stati inventati i rivitaltopici che rallentano l’invecchiamento e guariscono le malattie. Arrivati a destinazione, ci sono delle creature che si prendono cura di ognuno di loro, fino al momento tanto atteso, quando un palcoscenico enorme si illumina e un ragazzo dai capelli lunghi e biondi, stivali alti e camicia aperta sul petto, si materializza e fa piangere la sua vetuschitarra elettrica. Morris, seduto al suo posto, si ritrova il viso rigato di lacrime, poi un boato frantuma il silenzio: eccolo finalmente! Il Duca bianco avanza fino al centro della scena e comincia il concerto…

Questa antologia di dieci racconti è imperniata su un’idea centrale, un pianeta magico abitato da personaggi naturalmente inclini al dialogo e all’empatia dove è possibile, per gli umani che lo raggiungono, realizzare qualcosa che si è smarrito nel proprio passato così da trasformare il rimpianto di una vita in una soddisfazione del proprio essere più profondo. Patrizia Caffiero, nata e cresciuta in Salento, laureata in Lettere e Filosofia con una tesi su Pasolini, vive attualmente in Emilia Romagna e si occupa, oltre che di scrittura e letteratura, anche di teatro e cinema. Scrive anche poesie e ha pubblicato diversi romanzi e raccolte di racconti. Le storie di questa ultima antologia si svolgono cronologicamente in tempi diversi ma sempre tra qualche migliaio di anni e hanno protagonisti differenti, tutti abitanti di un universo nel quale possono viaggiare tra pianeti e galassie lontane, e accomunati dal bisogno, dal desiderio, dall’esigenza di recuperare una persona, un momento, una circostanza, un sogno che, per qualche motivo, è rimasto inespresso, irrealizzato, trascurato, dimenticato da qualche parte nel passato. Ogni racconto segue la storia di un personaggio ma l’elemento comune – che è vissuto in maniera differente, ad esempio in quasi tutte le storie è descritto il momento dell’arrivo che è sempre diverso e offre uno sguardo variegato del luogo, a seconda del nuovo punto di vista – è l’esistenza di questo meraviglioso Pianeta delle Occasioni Perdute, dove è possibile soddisfare questa esigenza, ritrovare se stessi e cercare un’armonia con la propria essenza profonda fino a sentirsi finalmente completi, esperienza che in qualche modo coincide col conquistare la felicità. Si tratta di un tema “molto umano”, quasi a dispetto della dimensione fantasy e fantascientifica dei racconti, che si accompagna ad altri, ugualmente importanti e interessanti. Ad esempio, costante è il tema dell’alterità. Ha raccontato l’autrice che fin da bambina se ne è sentita attratta, al punto da sentirsi spesso aliena in una società come la nostra che la vive quasi sempre come un problema. Sostiene che la dimensione fantascientifica permetta di trattare la questione in maniera infinita e infatti è proprio quello che accade nelle sue storie, nelle quali si avvicendano personaggi che provengono da diversi pianeti e sono studiosi, cantanti, poeti, saggi, mistici, persino pirati (in quello che forse è il più bello dei racconti). Poi si parla anche di sesso alieno, di genitorialità, di amore sentimentale, ma una tematica certamente interessante è quella legata all’importanza della lettura e della cultura in generale. Ebbene, se ne può parlare anche raccontando il futuro perché, sostiene Patrizia Caffiero, “le parole creano la realtà e la cambiano” e questo si può fare qualunque sia il modo scelto. Ama sperimentare linguaggi, dice ancora, senza che sia necessario parlare di sperimentalismo ma contemplando un forte legame con la realtà. Ecco, il linguaggio è decisamente ciò che colpisce subito il lettore in questi racconti. Un linguaggio preciso, mai casuale, rivelatore di cultura e padronanza ma nuovo, diverso, fatto di neologismi capaci di creare l’atmosfera voluta, sicché al lettore sembra di vederla la nastronave o di passeggiare tra faggifori e mellivole. Si tratta di una mescolanza di parole esistenti a radici e desinenze diverse, con risultati fortemente evocativi e sorprendenti. Caffiero ha una definizione curiosa anche per il suo libro, dice che è un romanzo diffuso di cui i racconti – scritti tra il 2019 e il 2020 e pervasi da forme di lirismo e misticismo quasi costanti – possono essere capitoli. Quanto al genere, ha detto ancora, crede si possa parlare di new weird, “per un disallineamento con molti cliché della fantasia tradizionale”, un filone diventato classico che affianca fantasy e fantascienza. Non a caso, ritiene di essersi sentita ispirata da Borges e Calvino più che da Asimov e Bradbury. A questo proposito, è possibile aggiungere che il lettore più appassionato del genere troverà diversi rifermenti a serie di culto, come “Doctor Who” ad esempio, di cui l’autrice è appassionata fruitrice. Per concludere, una curiosità. La scrittura di questa raccolta di racconti pare abbia avuto il via dall’ascolto di una canzone di Franco Battiato, “La via Lattea”. Tra misticismo, mondi nuovi e viaggi interstellari, appunto.

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