Rosa Cozzi

Buongiorno!

” QUELLA TUA MAGLIETTA ATTILLATA “

Dal primo momento che ti ho vista sotto la pioggia, bagnata come un pulcino, e quella tua maglietta incollata al tuo corpo che faceva intravvedere i tuoi capezzoli induriti dal freddo.

Io ti guardavo stupito e immobile, senza reazione ero diventato una statua di sale.

E una voglia prepotente mi spingeva verso di te per farti l’amore, per farti mia. Ecco dovevo averti, volevo baciarti, dovevi essere solo mia, ma per averti dovevo trovare il modo di avvicinarti, parlarti.

Si, si tutto é successo, come in un film, i nostri corpi si sono riconosciuti, chiamati, amati, con prepotenza, il mio desiderio di accarezzarti, di plasmarti, di modellare il tuo corpo col mio è stato il più forte, come se annullandoci di desiderio, ogni gesto, ogni sguardo, ogni bacio, ci rendeva più forti, invincibili. Quell’attrazione che ci travolse come un uragano fu incontenibile, inarrestabile, incontrollabile.

Tu eri la mia nuova vita, fuori dalla monotonia, dalla noia quotidiana, allora aspettavo solo il momento che apparivi davanti ai miei occhi per amarti.

Quante volte, dopo aver parlato per ore, baciati come due affamati, abbracciati come due disperati, ci siamo amati sulla sabbia ancora calda, le sere d’estate e io mi sentivo l’uomo più potente del mondo, quando mi supplicavi di amarti ancora, e ancora, più forte, sempre più forte ed io ti avevo in pugno, ogni tua volontà era volata via.

Non ti feci domande, non volli sapere, per me eri mia, ed il piacere bastava, tutto filava su binari retti, ogni momento passato con te era tempo regalato dagli angeli.

Tutto finì un pomeriggio come era incominciato, mi dicesti che dovevi ripartire, che sarebbe venuto tuo marito a riprenderti, che era stata una dolce e travolgente parentesi, che tutto era stato perfetto, ma che dovevi andare.

Ti guardai salire in macchina, con il cuore che urlava, ma non usci alcun suono dalla mia gola, avevo voglia di urlare il tuo nome all’infinito, ma rimasi in silenzio e ti lasciai andare via senza un gesto.

Rimasi inebetito e infelice, per settimane, passando le giornate ubriaco, senza volontà, cercando quel pezzo di te che mi mancava. Ero morto dentro prima ancora di esalare l’ultimo respiro.

Maledicevo il mondo, il tempo e tutte le donne come te, che mi avevi ferito. Ogni cosa mi parlava di te, sentivo il tuo odore sul cuscino e come se trovassi sollievo ci affondavo il viso, per ritrovarti, guardavo le foto che avevamo fatto quando eravamo al mare, sulla barca. . . quella barca che ci aveva visti amarci e, ci aveva sentiti gemere e, per il troppo rullio ci aveva rovesciati in mare.

I tuoi piccoli baci che dopo ogni amplesso mi davi incominciando dagli occhi e piano piano scendevi giù sempre più giù, fino all’ombelico.

E ti maledicevo, ma ti amavo, la solitudine pesava e rendeva amara la mia vita.

Lentamente riemergevo da quell’incubo, ogni giorno volgevo il mio sguardo, cercandoti.

Passarono i mesi e la speranza di rivederti si affievoliva ogni giorno un pochino di più.

E all’improvviso sei riapparsa, eri tornata da me, ed il sole si riaccese e tutto brillò di vita. Eri tornata, non mi importava per quanto tempo, se per un giorno, un anno o per sempre, eri ritornata da me e tutto il resto non contava più. . .

di Rosa Cozzi

da ” STORIE DI AMORI, DELITTI E RISATE”

DL.1941/633

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