
Paolo Mieli, ospite della Gruber alla trasmissione Otto e Mezzo, critica chi avrebbe desiderato che l’Ucraina avesse avuto un atteggiamento remissivo, di resa, nei confronti dell’aggressione russa allo scopo di evitare la guerra. Secondo lui non si è mai visto qualcuno che si dichiara sconfitto prima di essere stato battuto, e tantomeno è lecito chiedere una cosa del genere.
La sua affermazione mi ha fatto venire in mente quello che diceva Winston Churchil: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.” Non condivido questa frase ma è interessante il paragone tra guerra e calcio.
No, carissimo Paolo Mieli, in Ucraina non si sta giocando una partita di calcio. Alla fine della guerra in Ucraina, nessuno di quelli che l’ha combattuta o subita tornerà a casa dopo aver fatto una bella doccia calda.
Vista l’enorme disparità di forze il buon senso, e perfino l’amor di patria, avrebbero consigliato a dei governanti maturi e illuminati di non rispondere con le armi. Avrebbero così evitato distruzione, morti, sofferenze e profughi.
Il governo ucraino, quelli europei e americani, invece, evidentemente immaturi e scarsamente illuminati, hanno spinto verso la guerra ben sapendo quale sarebbe stato l’esito sul campo. E ben sapendo che quel campo non è un campo di calcio.
L’ha ripubblicato su @iobiz.
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