Invito: sabato 23 aprile ore 11.30, inaugu-razione di FRIENDLY STONES. La Nascita di un’idea, mostra nata dal legame che si è creato tra Verbania e l’architetto Salva-dor Arroyo

IL MAGGIORE

COMUNICATO STAMPA

INAUGURA SABATO 23 APRILE ALLE ORE 11.30

FRIENDLY STONES. LA NASCITA DI UN’ IDEA

Il Maggiore di Verbania nei disegni visio-nari di Salvador Arroyo

Nel concepire i primi disegni mi rifeci a tutte quelle impressioni che ho appena citato: il mondo pietrificato, la solitudine, l’uomo che abita una natura così ricca e imponente. Poi i sogni si evolsero e le pietre dapprima di-sordinate iniziarono ad assumere un ordine e dalla simbiosi iniziale tra uomo e natura si delinearono città, persone allegre che danzano e si incontrano.

Salvador P. Arroyo

Inaugura sabato 23 aprile, con apertura alle ore 11.30, nella Sala Museo del Mag-giore di Verbania, l’esposizione FRIENDLY STONES. LA NASCITA DI UN’IDEA. Il Mag-giore di Verbania nei disegni visionari di Salvador Arroyo.

Organizzata dal Museo del Paesaggio, nel-l’ambito delle attività del Centro Studi del Paesaggio, la mostra nasce dal legame che si è creato tra Verbania e l’architetto Salvador Arroyo.

La mostra, già presentata nel 2019 presso la sede storica del Museo a Palazzo Viani Dugnani, viene oggi portata a Teatro grazie ad un accordo tra le due Istituzioni, con una serie di pannelli con alcuni degli estratti della mostra.

Sarà possibile visitare gratuitamente l’esi-bizione nei giorni e orari di spettacolo.

La mostra si divide in sezioni che raccon-tano, come in un viaggio onirico, l’evolu-zione di un progetto, la nascita di un’idea e i suoi cambiamenti grazie all’ispirazione che il paesaggio offre, sempre diverso a seconda di come lo si guarda.

L’importanza di vivere il territorio, entrarci e farsi raccontare da lui la storia del passa-to per interpretare al meglio il presente, è alla base del rapporto che Arroyo ha avu-to con Verbania nell’ideazione del proget-to che gli è stato commissionato.

Numerosi sono stati i sopralluoghi solitari e le ore che l’architetto ha passato in riva al lago a osservare il panorama, a studiare le forme delle montagne che abbracciano la zona e a camminare nelle viuzze stori-che alla ricerca della chiave di lettura per creare il giusto simbolo moderno di Ver-bania.

L’ispirazione è arrivata dalla pietra, questo materiale così ampiamente presente nel territorio verbanese da diventare quasi fa-migliare o amichevole per chiunque ci vi- va o ci passi…ed ecco il titolo della mostra.

Le pietre amichevoli sono proprio quelle che hanno ispirato la nascita del teatro, quelle pietre che, a ben guardarle, nascon-dono sempre un volto umano sorridente al loro interno.

Gli schizzi e gli appunti autografi dell’ar-chitetto Arroyo sono stati analizzati e han-no costruito quasi da soli il percorso della mostra, fondamentale è stato anche un te-sto che l’architetto ha steso per raccontare la sua esperienza a Verbania e la meravi-glia che il nostro paesaggio gli suscita ogni volta che lo visita.

Percorso di visita:

LE PIETRE AMICHE

Si parte dal lago, dalle pietre che si trova-no sulla sabbia.

Le pietre diventano grandi, più grandi del-l’uomo.

Ma sono pietre amichevoli, con dei volti umani.

L’uomo incomincia a dialogare con loro ed a muoversi tra di loro.

PRIMA SEZIONE – L’ORDINE

Le pietre si organizzano in file, tutto si muove secondo un ordine preciso.

L’uomo ora si ritrova in un mondo ordinato, in città di pietra o boschi di pietra

Le pietre sono ora addomesticate

SECONDA SEZIONE – LA CAVERNA ED IL BALDACCHINO

Gli spazi tra le pietre aprono la porta ad un mondo sotterraneo

L’uomo si muove all’interno di una caverna artificiale

Sopra di lui un leggero baldacchino lo pro-tegge dal cielo

TERZA SEZIONE – LA FINESTRA DI VETRO

Tra le pietre atterra una scatola di vetro che si fonde con esse

All’interno le persone ballano felici

QUARTA SEZIONE – VISIONI DI INSIEME

Visioni aeree del progetto con il lago, le pietre, la scatola di vetro, il baldacchino

Il racconto di Salvador Arroyo

VERBANIA

In rare occasioni un luogo racchiude in sé tutto: l’acqua, la costante presenza della ne-ve nella memoria, le pietre e le piante in es-se radicate, la pianura e le immense mura-glie alpine, le luci e le ombre, la terra ed il cielo imponenti, la quiete e la tempesta, il silenzio e il rumore, la trasparenza o lo spec-chio, la densità pietrosa sfiorata da leggere nebbie, la profondità e l’altezza.

E’ impossibile non riconoscere tutto ciò nel-l’apparente discrezione di Verbania sul Lago Maggiore. In questa città, nelle notti serene e ancora fresche di primavera, le luci lonta-ne vibrano nell’oscurità confondendosi con le stelle e così il firmamento si trasforma in un baldacchino protettore di sogni e guar-diano del silenzio. Dall’albergo si sentono i passi di coloro che camminano seguendo il profilo del lago. Prima dell’imbrunire, le montagne si sono fatte ombre trasforman-dosi in ospiti giganti tutt’intorno.

L’acqua lambisce docilmente la riva e an-nuncia altre acque più profonde, cattedrali remote o la casa sommersa di altri esseri, chissà se amabili o mostruosi. Il cielo diven-ta il testimone del mistero. Acqua e cielo si riflettono e si guardano in un dialogo fatto di parole misteriose. Tutto sembra avere un equilibrio instabile: le luci indefinite, il rumo-re ormai silente delle persone, l’oscurità che si inoltra nelle montagne.

Il vento a volte rompe il suo silenzio ricor-dandoci chi è il signore delle altezze, e subi-to dopo il lago inizia ad agitarsi pretendendo di continuare la sua musica. Le spiagge poi aprono le braccia alle amichevoli onde rive-lando una nudità arcaica, fatta di rocce e sabbie vergini, calpestate dall’uomo.

A Verbania la storia inizia in ogni istante, non c’è passato di fronte alla presenza im-mutabilità della natura. L’uomo è il primo uo-mo, la donna è la prima donna al Mondo. Tutto sta per rivelarsi.

I DISEGNI

Nel concepire i primi disegni mi rifeci a tutte quelle impressioni che ho appena citato: il Mondo pietrificato, la solitudine, l’uomo che abita una natura così ricca e imponente. Poi i sogni si evolsero, e le pietre dapprima di-sordinate iniziarono ad assumere un ordine e dalla simbiosi iniziale tra uomo e natura si delinearono città, persone allegre che dan-zano e si incontrano.

Nei disegni c’è l’idea della caverna che è for-se la prima immagine che conserviamo del-la conoscenza e della nostra memoria e, al tempo stesso, dell’istinto di protezione ver-so il Mondo esterno. C’è l’idea del cielo pro-tettivo, delle spiagge vergini e accoglienti e delle pietre a perdita d’occhio che sono piat-taforme per l’osservazione o spazi abitabili.

I disegni sono il risultato di un’interpretazio-ne del Mondo naturale.

La natura acquista il doppio ruolo di testi-mone del paesaggio e di presenza sul lago.

Il lago accoglie chi danza e festeggia la bel-lezza dell’ambiente. Gli edifici attorno sono opere dell’uomo, spiaggiate tra le pietre.

INFO.:

E-mail: info@ilmaggioreverbania.it

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