Corsi tanto per rinvenirmi tra assiepate folle,
parlarmi per convincermi
a seguitar la strada del traguardo;
ai margini chiamavano sirene
stracolmi gli occhi di magiche promesse,
montagne da scalare i rosei seni.
M’avvertii sempre nella vita
qual augello rapito alla radura,
imprigionato in ferrata gabbia;
cantai con la voce mia più bella
la tristezza della prigionia
per muovere a pietà tutti coloro
_umani e dei _
che il passo mi sbarravano
in ogni tempo e luogo
pel sadico piacer di far soffrire .
Lontano il neniar nostalgico del mare
bagna lo scoglio come per baciarlo;
lontano il vento grida i crucci suoi
al bosco appena sveglio;
gemon le foglie per l’indecifrabile messaggio
ch’Eolo lascia attraversando l’intricata selva.