La cultura è cibo per l’anima! Ma il cibo? Se un anima non viene nutrita, l’ anima,
almeno in questo mondo terreno smette di vivere.
La sua immortalità nel regno dei cieli, non ha bisogno di cibo, ma qui abbiamo fame
e dobbiamo nutrirci. Il nostro rapporto con il cibo ha varie sfumature, ma l’acquolina che
ci viene in bocca, quando abbiamo fame o davanti ai nostri cibi preferiti?
Mi viene, in mente a tale proposito, un episodio che riguarda il mio figlio più piccolo.
Faceva un anno, ed io ero stata tutto il mese precedente ad insegnargli a soffiare,
con i fratelli facevamo continuamente le prove. Alla fine, bene o male soffiava.
Avevo preparato una mega torta, panna, fragoline di bosco, un vero capolavoro.
Mio figlio sulla sedia con questa torta enorme, nel frattempo aveva già affondato la mano
nella panna e aveva demolito una parte del dolce.
La candelina era accesa, e tutti ad incitarlo a spegnerla. Lui faceva il buffoncello e tutti a dire
che amore, che carino!
Lui si chinò sulla candelina ma invece di soffiare gli venne l’acquolina in bocca, un pò per
i denti, un pò per il piacere della torta, gli usci una bava densa sulla torta e sulla candelina.
Penso che sono morta dal ridere, anche guardando la faccia dei presenti che la torta con la
bava non la volevano più. Ovviamente io come sua madre, ho mangiato la parte centrale
dove aveva sbavato, gli altri soloi margini della torta.Quindi ”l’acquolina in bocca” è un
aumento della salivazione dovuto alla vista, all’odore, o anche al solo pensiero di
una bevanda o un cibo che si desidera gustare. Ciò avviene perchè le terminazioni nervose
della lingua vengono stimolate e inviano una lieve corrente elettrochimica ad altre
terminazioni nervose, i centri del gusto situati nel cervello.
Senza considerare che il cibo stimola anche i ricordi, ad esempio che la mamma,
fa la parmigiana meglio della moglie. Ricordo che ogni moglie odia e vorrebbe rovesciare
sulla testa del marito, il cibo fonte di ricordo e paragone.
A tale proposito io ricordo la parmigiana di mia madre, napoletana, che faceva
una parmigiana, che quando la mangiavi eri sazia per una settimana. ”A mulignana”
bisogna friggerla due volte, una volta nell’olio e poi infarinata e rifritta.
Ma chi non ama questo piatto che è pura poesia? Tradizione a parte ha un gusto che
esalta le papille gustative.
La parmigiana è un emozione dell’anima, una solanacea dal profumo d’estate
colorata dai mille condimenti che permette.
Un emozione, una poesia dal profumo di fritto, capperi e basilico.

Ode alla melanzana

Sentivo il profumo,
nei vicoli di Napoli che hanno tanto colore,
panni stesi come cesti di fiori.
Mia nonna, affacciata al balcone,
con ciuffi di basilico e mazzi di prezzemolo,
il paniere che veniva giù,
io con le mani piena di uova,
lei tirava su,
io correvo per le scale,
odore di melanzane fritte,
le faceva sposare con la mozzarella e il pomodoro,
cosi mi diceva mia nonna!
La sua crocchia bianca,
le sue mani laboriose
e il blu della melanzana che riempiva la cucina.
La parmigiana, la regina. Iris G. DM

Per completare vorrei suggerire una ricetta.

Melanzane come le faccio io.

Io di solito le melanzane, non le metto sotto sale, a scolare per togliere l’acqua amara di vegetazione,

in questo periodo sono doci, la polpa bianca senza semini,

Le taglio a fette , potete sbucciarle o con la buccia, le adagio nella teglia del forno, dove ho già steso della carta da forno. In un insalatiera faccio i piccadilly in piccoli pezzetti, origano, basilico, capperi dissalati,

sale quanto basta, olio evo, peperoncino, a chi piace. Distribuire un cucchiaio di questo condimento, su ogni fetta di melanzane, irrorare ancora con olio e un poco di aceto balsamico. A fuoco medio, devono

leggermente appassire. Bon Appetit.

preso dal web