Racconti: L’amore non ha età, di Romano Pieri

Buon pomeriggio a tutti!!

Da: Amici del Piemonte

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L’amore non ha età

Carmelo era un uomo di 72 anni, aveva passato tutta la vita assieme ai genitori, lavorando sulla terra di loro proprietà; a lui piace-va fare il coltivatore, amava gli animali domestici e aveva passione ad ogni specie di pianta; nella sua fantasia, gli pareva quasi di dare una mano a Colui che tutto ha creato, anche se il mondo era cambiato e nessuno voleva più fare quel lavoro, lui con tranquillità e tanta passione aveva continuato a fare quel mestiere.

Era un bel giovane, piaceva alle ragazze di quel paese, era simpatico e sempre allegro, ma faceva quel lavoro, ed era consapevole che difficilmente avrebbe trovato la donna giusta per lui; ma non se ne faceva un dramma, aveva la sua famiglia e quel lavoro che a lui piaceva tanto, e stava passando i suoi anni con tanta serenità. Poi era morto il papà, e si era ritrovato da solo a coltivare tutta la sua terra; trovarsi solo senza l’aiuto del padre era stata dura, triste, ma rientran-do in casa dal lavoro nei campi, trovava la mamma che anche se anziana gli faceva trovare il mangiare pronto, i vestiti puliti e tutta la casa in ordine.

Erano passati ancora alcuni anni sereni, poi anche la mamma se n’era andata; si era abituato a lavorare la terra da solo, ma non riusciva ad abituarsi a quella casa vuota, a non vedere più quella vecchietta, che con tanta passione e amore cercava di fargli trovare tutto a posto. Poi piano piano, anche se con tanta tristezza nel cuore, aveva cercato di abituarsi anche a quella situazione; spesso si faceva il rimprovero di non aver mai cercato la donna giusta: chissà, forse l’avrebbe trovata, ma stava bene così. Non pensava che un giorno si sarebbe ritrovato in quelle condizioni, nell’arco della sua vita era sempre stato un uomo brillante, ma col passare degli anni, sempre più si stava ritirando dalla vita mondana; passava le serate in casa con la sola compagnia dei suoi tanti gatti.

Era il 31 dicembre, anche se fredda, era stata una giornata con uno splendido sole; c’era allegria in quel piccolo paese, dove tutti si scambiavano gli auguri, parlando di dove ciascuno avrebbe passato suoi amici di allora, si erano scambiati gli auguri, avevano parlato della loro famiglia e dove avrebbero passato quella serata.

Era stato più l’istinto che il desiderio a portarlo al ristorante del paese, a fissare un tavolo per il cenone di capodanno: abbiamo tutti i tavoli prenotati, gli aveva risposto il padrone del ristorante, l’ultimo tavolo l’ha prenotato questa signora. Fu allora che Carmelo vide Carla, una sua compagna delle elementari, una paesana che aveva sempre conosciuto; anche lei si era voltata verso di lui, aveva sentito le loro parole e con tanta gentilezza aveva detto a Carmelo: sono sola a questo tavolo, se vuoi farmi compagnia sono felice di dividerlo con un amico: grazie, disse Carmelo con entusiasmo, sono contento di poter passare l’ultima sera dell’anno, mangiando allo stesso tavolo; si salutarono, dandosi appuntamento per le ore 21.

Carmelo era ritornato a casa, aveva fatto il bagno nella vecchia tinozza, poi aveva messo sotto sopra il vecchio banco, alla ricerca di una camicia decente; l’aveva trovata, e alle ore 21 tutto in “tirella”, come si suol dire, era arrivato al ristorante; pochi minuti dopo era arrivata anche Carla, era vestita in modo semplice, ma con grazia; anche lei aveva rispolverato il suo vecchio armadio, alla ricerca di qualcosa da renderla all’altezza di quella serata. Avevano cenato con lo stesso appetito di un ventenne, anche se nessuno dei due era abi-tuato a bere, avevano stappato la loro bottiglia e avevano fatto il brindisi, augurandosi tanti anni ancora di vita serena. Era stato Carmelo a chiedere a Carla, il perché neanche lei si era sposata, lei gli aveva risposto con una battuta: ho sempre aspettato che ti sposassi prima te. A quelle parole avevano riso entrambi, ripensando con nostalgia a quando erano ragazzi, e alle tante volte che avevano giocato assieme; erano ricordi di sessant’anni prima, poi ognuno ave-va fatto la sua strada.

Dopo così tanti anni, il destino li aveva riportai a passare quella

serata assieme. Carla, con tanta tristezza gli aveva raccontato la sua difficile gioventù; per venti anni la sua mamma ea stata inferma nel letto, era figlia unica, toccava a lei curarla e tenere in ordine la casa; aveva sempre pensato che nessun uomo l’avrebbe presa in quella situazione. Erano passati gli anni, i suoi genitori erano morti, e lei si era ritrovata ormai vecchia e sola, e anche se con qualche rimpianto, aveva continuato la sua vita da sola.

Allo scadere della mezzanotte, molto timidamente si erano scambiati un bacio, e assieme agli altri avevano brindato all’anno nuovo. Non erano più tanto giovani, e poco dopo decisero di tornare elle loro abitazioni; uscirono fuori, l’aria era assai fredda, ma quel bel cielo stellato con la luna che illuminava il paese ed i sui dintorni, stava dando una certa emozione e gioia ai loro cuori. Stringendosi forte la mano si diedero di nuovo la buona notte, facendosi di nuovo tanti auguri, poi ognuno si avviò verso la propria abitazione.

Mentre percorrevano quel piccolo tratto di strada dentro ognuno di loro c’era qualcosa di diverso, non sentivano più quella sensazione triste, di arrivare in quella casa vuota, sentivano dentro al proprio animo, che la loro solitudine stava per finire, che finalmente avevano trovato quella compagnia che tante volte avevano rimpianto.

Ciascuno di loro entrando nella propria abitazione sentiva che quella notte avrebbe dormito: forse era l’effetto dello spumante a renderli così sereni, e in parte ne erano consapevoli, ma in quella stretta di mano avevano capito, che anche se in ritardo era arrivato anche per loro il momento di amare.