OPERA OMNIA, di Valeria Masoni-Fontana. Volume 1 – Poesie

Recensione di Raffaele Piazza

Il corposo volume di poesie di Valeria Masoni-Fontana, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa di Guido Miano e una prefazione di Enzo Concardi entrambe esaurienti e ricche di acribia.

La raccolta è scandita in undici sezioni: Parte 1: Poesie giovanili;Parte 2: Riverberi d’ansie lontane (1945);Parte 3: Poesie sciolte (dalle prime raccolte);Parte 4: Inquietudini;Parte 5: In bilico (1946);Parte 6: Poesie sciolte (tra il 1947 e il 1950);Parte 7: Fiato d’inverni trascorsi;Parte 8: Un dilagare d’ombre; Parte 9: Amarezze e schianti;Parte 10: Ora so;Parte 11: Per quel che non muta (1957). 

Come scrive Concardi il progetto editoriale relativo all’Opera Omnia della scrittrice ticinese Valeria Masoni-Fontana (Chiasso, 1925 – Lugano, 2020) comprende questo volume, dedicato alla poesia e una successiva pubblicazione riservata alla prosa.  

Atmosfere di onirismo purgatoriale sottese al domo del turbamento serpeggiano nelle poesie di Valeria sempre in bilico tra gioie e dolore. Una natura rarefatta e a tratti surreali pare rivelarsi in questi componimenti come quando in Pioggia, poesia della prima scansione, la pioggia, detta con urgenza non è più fatta di gocce ma in aghi sottili e taglienti: “…tutto per me si affina / diviene lineare / attraverso gli aghi diritti / della pioggia che cade”.

Sarebbe riduttivo definire la poetica in questione tout-court neo lirica. Si può invece affermare che una certa vena intellettualistica connoti questi versi nei quali emerge incontrovertibilmente la presenza di una vita che, se spesso dà scacco producendo dolore e perdita per la stessa condizione umana, a volte può fornire gioie anche ineffabili che s’inverano dalla vita stessa alla scrittura sulla pagina anche attraverso accensioni liriche e subitanei spegnimenti nel decollare della tensione nei versi stessi per poi planare soavemente in una linearità dell’incanto in un modo non lontano da attimi, squarci neo lirici. 

Coglie nel segno il risolversi di ogni componimento con armonia stilistica e formale e sovrano regna il controllo di ogni singola parola detta sempre ina maniera raffinata e ben cesellata.

Pare esserci come cifra distintiva, essenziale della raccolta la presenza di sintagmi che costituiscono ogni singolo verso come unità minime una vena icastica della dizione elegante e ben calibrata che s’invera nella leggerezza producendo immagini sempre leggiadre.

Di qualsiasi cosa si parli, il lettore percepisce un fattore x nella parola, che consiste nella marcata sensibilità del rivelarsi dell’io-poetante sempre senza infingimenti e riguardi e questo è di per sé un fatto che genera stupore salutare ed emozioni salvifiche nel fortunato lettore.

La stessa pioggia sembra fare compagnia alla poetessa come una sera foscoliana: “Pioviggina. / Cammino e fisso lo sguardo attonito: sul lucido asfalto / entro cui si specchiano / troppe luci e troppi colori…” (Un non senso). Anche il tema della morte connesso a quello della tristezza è presente come quando la poetessa dopo una corsa in un contesto di depressione s’imbatte in una vetrina di un negozio dove è scritto “chiuso per lutto” (nella poesia sopra citata).

Tuttavia Valeria non si geme assolutamente mai addosso ed è cosciente che nel dire il dolore, proprio nel nominarlo come quello causato da una goccia ago di pioggia si può sconfiggerlo per raggiungere se non la felicità una parvenza di serenità anche se le ombre predominano sulla luce.

Una connotazione solipsistica caratterizza il versificare della Masoni, un intimo colloquio con se stessa che può essere utile e propedeutico per farla uscire allo scoperto: “Me lo puoi dire tu, anima mia, / perché ho questo gran desio di sole, / che mi sento nel cuore come armonia / eterna, dolce, che non ha parole, // che rivive con me ogni mattina, / come ansia antica che non posa mai, / che mi porto in cuore fin da bambina / da quella mia notte in cui sognai. / …” (Perché).

E a proposito del sogno stesso tutto pare essere sotteso ad una forte rêverie che sembra frutto e forma dell’espressione di un inconscio controllato che si fa lucidamente parola della sempre con sicura armonia.

Generalmente domina il pessimismo come quando nell’ambito della dimensione amorosa la poetessa dà l’addio all’amato: “… Ci siamo voluti bene / forse il mio cuore domani / non potrà amare mai più / nessuno”(Come un singhiozzo).

Eppure pare esserci una possibilità di riscatto come in Speranza di forme più pure:“…ogni giorno più nuovo / più forte / nell’ardua bellezza / di sfida superba / a greve colore / che alla vita non vinta / ancora sorridere può / …e senza rancore”.

E infatti pur nella sofferenza si può sorridere e tutto pare essere una lotta la vita in versi e non in versi nella quale mai affiorano tracce di concreta quotidianità e tutto è un discorso calato in zone naturalistiche come quando sono detti i cipressi e tutto pare avere una valenza metaforica e simbolica. Tutta la partita di questa poetica di questo poiein si gioca sul piano ontologico dei sentimenti e sembra che si scriva per sopravvivere.

E c’è anche il tema della paura della felicità e tutto è un palpitare sul filo, sul confine della gioia e del dolore dell’esistere e dell’esserci sotto specie umana per dirla con Mario Luzi.

E infatti per Valeria, nell’uscire dalle caverne del dolore la realtà può divenire addirittura più bella del sogno in un raggiungimento della felicità che se pare spesso essere una chimera tutto sommato può essere raggiunta.

E in maniera paradossale anche il salice piangente può ridere di tenerezza nuova e fresca nel brulichio di verdi e fresche nuove foglie quando diviene stabile l’estasi di fronte di una natura gemmante quando la poetessa può essere considerata poetessa, tra l’altro, della metafora vegetale. Una natura interiorizzata pare divenire la protagonista di questo volume di poesie, una natura che fa da sfondo e contraltare ai sentimenti più intimi dell’anima di chi scrive e vengono in mente i versi di Goethe: “Essere tutto gioia / patimento /… Felice è solo l’anima che ama”.

“…Tutto riposa / nel calmo respiro di gemme / che dormono in pace…”(Non so perché…)  scrive l’autrice che scava nell’anima umana emozionandoci con sensazioni che nell’essere lette danno l’impressione di essere già state sperimentate dal lettore con un processo d’identificazione.

Raffaele Piazza

Valeria Masoni-Fontana, Opera Omnia Volume 1 – Poesie, premessa di Guido Miano, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 208, isbn 978-88-31497-78-7, mianoposta@gmail.com.