Si cerca di ricostruire gli ultimi momenti in cui sono stati visti i due senza fissa dimora, andando a visitare il luogo dove di solito trascorrevano la notte. Si tratta di una piccola stazione in disuso. Parker ci va in tarda serata, sperando di trovare qualcuno. Ed è così. Sul posto, all’interno della sala di attesa, ci sono tre clochard distesi su altrettante panchine in legno, pronti ad addormentarsi. L’arrivo del detective non li aiuta di certo a conciliarsi col sonno.
– Salve, mi dispiace disturbarvi. Ecco, vorrei farvi qualche domanda sui vostri due amici scomparsi; non vi ruberò molto tempo. –
– E cosa vorrebbe sapere? – dice uno dei tre, rimanendo disteso.
– Se per caso aveste qualche idea dove possono essere andati. Magari vi hanno accennato qualcosa, tra amici ci si confida. –
– Amicizia è una parola grossa, non le pare? Qui si convive, cercando di non creare problemi – dice l’uomo, mentre gli altri due rimangono in silenzio. – Perché li cerca? –
– Be’, per sapere se stanno bene. So che dormivano qui. –
– Sì, in quelle due panchine vuote. Lo saranno ancora per poco se non si rifaranno vivi. Cos’è il loro angelo custode? O semplicemente un poliziotto? Cos’hanno fatto? –
– Nulla. Desidero semplicemente trovarli. –
– Bene, non li ha trovati. Mi sa che deve cercarli altrove. Ora, se non le dispiace, vorrei dormire. –
– Certo. Se doveste ricordarvi qualcosa … –
– Sì, lo so, ci faremo sentire. –
– Nient’altro da aggiungere? –
– Non credo. –
– Ok, tolgo il disturbo – dice Parker, consapevole che non caverà un ragno dal buco.
