Era di maggio e s’affacciava fiorita l’estate
dai mille odori colori e canti
nella Sicilia dai mille sguardi di case
e di occhi che non temono il buio.
Ritornavano le rondini ai tetti;
anche un uomo tornava al suo nido
con l’inverno nel cuore di chi sa
che perdono non c’è per chi
ama la verità, che c’è fuoco sotto
le braci e che la vita è frazione
d’una voce che diventa destino.
Tutto il rosso dei papaveri in fiore
forse s’inchinò quel giorno a coprire
la vergogna del martirio d’un giusto
accompagnato dalle anime belle
che con lui volarono nella luce a
dire il pianto di chi voleva vento
nuovo a spegnere falò di morte.
