L’odore della cucina si diffonde nella stanza adiacente lasciando del tutto impassibili i due uomini seduti a un tavolo circolare, intenti a confrontarsi fino all’ultimo respiro.

– Chi è il campione? – chiede il “figurino” ai due giocatori di carte.

– Non è la mia serata; e se in più aggiungiamo la sua intramontabile fortuna, allora non c’è nulla da fare – risponde uno dei due uomini.

– Se la fortuna mi assistesse sul lato finanziario, credo che avrei fatto perdere le mie tracce da un bel po’ di tempo – replica l’antagonista.

– Abbandonare i propri amici per una vita fin troppo comoda è una vera tristezza – dice Giovanni.

– Di tanto in tanto avrei mandato una cartolina… –

– Che cuore gentile – commenta l’amico di gioco.

– Avevi forse dei dubbi? –

– Il pensiero mi sfiora. –

– Stai tranquillo, non ci sarà il modo di contraddirti. Ho fiutato qualcosa di magico che ha risvegliato il mio appetito; sbaglio, o siamo vicini alla cena? –

– Finalmente sei sceso sulla terra – dice “Il figurino”.

***    

La proclamata bontà della cena passa agli esami attraverso una tavola apparecchiata alla buona per sette persone, affamate per la lunga attesa.

– Che scherzo è questo? Non puoi essere stato tu a fare questa delizia – dice con tono meravigliato Sonia, riferendosi alla squisita pietanza a base di carne di maiale.

– Vorrà dire che quello che hai visto in cucina era il mio sosia – replica l’uomo con la fasciatura alla spalla.

– Da non crederci! –

– È veramente ottima! – dice il giocatore di carte.

– Non sprecate il fiato così presto, ci attendono altri piatti altrettanto meritevoli – osserva il “figurino”.

– Ok, basta! Ho capito che la cena vi piace, ma non crediate di aver trovato il vostro cuoco personale, perché sareste in grave errore. –

– È un peccato! – esclama Sonia.

– Davvero tutto buono! – interviene con una punta di timidezza il giovane ospite.

– Hai detto di chiamarti Arturo, mi sembra. – dice il provetto cuoco. Francesco e Giovanni trovano buffo quel nome e tentano un’ardua impresa nel soffocare ogni possibile manifestazione di divertimento.

– Sì! Come ho già spiegato… –

– Carino come nome. –

– Ci ho fatto l’abitudine. –

– Ognuno porta il nome che merita – dice, senza badare al buon senso, uno dei due giocatori di carte.

– Ma che cosa stai dicendo? – replica l’amico. – La tua è un’osservazione senza né capo né coda. –

– Non ho detto nulla di offensivo… –

– Riuscire a parlare con la bocca piena, questa sì che è veramente un’impresa – interviene Francesco.

– Lavori come barista? – chiede l’uomo con la fasciatura alla spalla al giovane.

– Sì! – risponde il giovane.

– Arturo il barista… veramente eccezionale! – replica l’uomo mentre sorseggia del vino rosso. – A questo punto Francesco e il figurino non riescono più a trattenersi dal ridere, lasciandone trasparire i segni inconfondibili.

– Cosa ci trovate di divertente! Vi sembra questo il modo di comportarsi davanti a un ospite? – osserva tra il serio e il faceto il provetto cuoco, coinvolgendo timidamente anche Sonia.

– Perdonaci, sembriamo una banda di matti – dice la donna.

– No, siete simpatici – risponde Arturo.

– Ci trovi davvero simpatici? –

– Sì, è così! –

– Gentile da parte tua – commenta il “figurino”.

– Il ragazzo non è uno sprovveduto – replica il padrone di casa. – Proporrei di fare un brindisi per il nostro ospite. –

Si alzano all’unisono i bicchieri con dentro del vino rosso.

-… grazie! – dice Arturo.

– Non trascuriamo nulla; da noi si usa fare le cose per bene – gli sussurra Sonia. – Spero non proverai imbarazzo? –

– Assolutamente no! –

– Bene! Questo ti aiuterà a sopportare la nostra imprevedibilità. –

– Non mi annoierò. –

– Ne sono convinta. –

– Sembra che si festeggi qualcosa. –

– In un certo senso è così. –

– Top secret, naturalmente. –

– Naturalmente! –

– Sono circondato da un invalicabile mistero. –

– Devi ammettere che ha il suo fascino. –

– Già, hai ragione. –