Francesco Gigante: Cosa c’è di bello

Cosa c’è di bello 

Cosa c’è nel tempo di bello 

se non note che ci appartengono, 

che cantano di noi. Pensieri visibili 

e translucidi sulla mensola 

del tempo. Un rossore diffuso

in un’attrazione adolescenziale,  

una dedica d’amore dischiusa 

nella via assolata in un meriggio 

di primavera. Cosa c’è di più bello 

nel comprendere che bisogna 

scompaginarsi i capelli correndo 

contro la scriminatura ordinaria 

della ragione. Arrestarsi repentinamente 

in quell’impulso in cui si diletta un bacio, 

dove uno sguardo è inizio e finale radioso 

di una storia incancellabile.

Cosa c’è di più bello nel socchiudere 

gli occhi in quell’istante dove recita 

un’inclinazione ancora sospesa sul filo 

di un rossore. E’ bello approntare 

la nostra esistenza in quella commedia 

singolare e irripetibile mentre la luna 

offre il suo ammaliante alone.

Un passo sicuro che rasserena un cane 

randagio smarrito nei vicoli dell’indifferenza.

Cosa c’è di più meraviglioso di una lacrima 

che irriga ogni solco dell’emozione, 

stilla di rugiada che irraggia 

ogni piana dimenticata nella calura 

insostenibile dell’abbandono.

Gigante Francesco 

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