– Come va il piede? –

– Sta riposando. Ho paura di svegliarlo non appena scenderemo dal pullman. –

– Vedrò di procurarti delle altre scarpe, che siano migliori – dice Carlo, dando libero sfogo alla sua tosse.

– Dovrò esserci anch’io per provarle. –

– Non è necessario. Devi tenerlo a riposo quel benedetto piede. Mi basta conoscere il numero di scarpa, se non ti calzeranno bene, le regaleremo. O le butteremo. –

– Pensi ai miei poveri piedi e non alla tua tosse – osserva Stefano.

– Mi prenderò il solito sciroppo. Una sorta di placebo. Ci convivo a meraviglia con la mia tosse. –

– Andiamo in piazza? –

– No. Conosco un posto dove ci sono dei medici volontari che possono prendersi cura del tuo piede malato. È ancora presto perché possiamo trovarli, ma il centro di assistenza è aperto e dispone di una sala attesa con ampie poltrone. Mentre io proverò a leggere un libro che ho lasciato in sospeso parecchio tempo fa, tu starai comodamente sdraiato seminando inchiostro sul tuo quadernone. Non voglio sentire scuse – sentenzia Carlo.

– È una buona idea, a parte il mio addolorato pensiero rivolto ai tuoi piccioni che si sentono penosamente abbandonati –

Carlo, sornione, accetta l’umorismo dell’amico.

– Nessun accordo di convivenza ci lega. Riusciranno a cavarsela anche senza la mia umile presenza. –