SFOGLIANDO IL TEMPO: Gabriella Paci

a cura di Andrea Terreni

Ho letto con grande piacere e interesse questa quarta raccolta di versi della poetessa aretina Gabriella Paci. Ho avuto modo, pur se per breve tempo, anche di dialogare con la stessa, telefonicamente, cogliendone la grande educazione personale che ricalca quella stilistica. 

Sfogliando il Tempo è una raccolta di poesie che si articola in tre parti: passate stagioni, tempo fragile e ricorrenze. Già dai titoli si capisce come il tema centrale di tutta l’opera sia il tempo e di come questo vada ad influire sull’Io del poeta, che pur risentendo dei suoi cambiamenti di ritmo, mantiene una certa centratura e non perde mai la speranza. Abbiamo di fronte un tempo che non fa sconti, che scorre inesorabile sui ricordi, ma che non ne cancella la persistenza nella mente del poeta. Sono proprio i ricordi, soprattutto quelli delle piccole cose e delle persone care che contraddistinguono la prima parte della raccolta.

Ci sono persone

Rimangono negli annali del tempo

lassù sullo scaffale alto del cuore

un volto, una voce, un’abitudine …

Ci sono persone che non ci lasciano

mai davvero e continuano

a colmare la misura mai sazia dell’amore

di sorrisi, parole, gesti comuni.

Si annidano negli spazi irrisolti

dei sentimenti e percorrono il dedalo

dei pensieri per affacciarsi

nel cammino dei giorni e viverci insieme.

Il tempo della memoria le trattiene

negli oggetti, nelle stanze d’aria e pareti,

nella luce pavida dell’alba, nell’ombra

della notte e tu le vedi nelle tue mani,

nei tuoi passi, nella tua voce

che dentro le chiama per nome.

È questo un colloquio d’amore

che non ha bisogno di parole.

Il tempo quindi, visto in tutte le sue sfaccettature. Dai vivi ricordi dell’adolescenza e quelli delle persone che restano dentro per sempre, come il padre, fino alla malinconia di chi è stato perso o per la lontananza di avvenimenti che non ritorneranno. Ma è un tempo “accettato”: nei versi della Paci non si legge mai rabbia, o disperazione per una giovinezza che sta passando e con lei un pò dei fatti che l’hanno contraddistinta. Eppure quello che emerge alla fine è la speranza. Una speranza figlia di un viaggio introspettivo serio, costante, personale. Il poeta infatti non si erge a facilitatore, ma porta il suo personale contributo per la comprensione di un presente sempre più complesso. Il presente è il tempo della parte centrale della raccolta. Qui il tema del ricordo cede il passo a quello dell’analisi. Un tentativo di comprensione che a tratti smarrisce e spaventa, ma che non provoca mai il cedimento del poeta.

Resurrezione

Attendiamo in giorni silenti e fermi

la resurrezione. Attendiamo che

il sepolcro s’apra alla vita e risvegli

quella luce che non ci illumina più

negli abbracci mancati e nelle ferite

delle perdite mentre vento dell’insipienza

strappa ai rami i fragili fiori della ragione.

Attendiamo un segno di resurrezione

per poter disperdere petali di speranza

sui pendii della paura e ritrovare dietro

le maschere della falsa sicurezza,

la luce impavida di un sorriso nuovo.

Sarà allora la primavera in un’alba

di rinascita in mani che trovano mani.

Una punta di pessimismo si legge tra le righe di questa seconda parte, ma lascia comunque il posto alla speranza, che prende i contorni di una resurrezione. 

La terza parte della raccolta annovera gli stessi argomenti delle prime due, ma si distingue per una collocazione temporale meno netta. Se all’inizio si ricorda il passato e successivamente si cerca di comprendere quello che accade nel presente, alla fine si osservano entrambe le questioni, ma senza attribuire loro una catalogazione temporale.

Le donne di marzo

Le donne di marzo hanno il vento della passione

nei capelli e gli occhi volti all’orizzonte a cercare

un’ala di rondine anche se sulle spalle indossano

il manto dell’inverno nelle brume dei pensieri.

Hanno nei passi la pesantezza dell’effimero:

piangono per la primula gelata mentre sboccia

nel cuore il sapore amaro del mandorlo in fiore.

Le donne di marzo portano grandi cesti

di gesti d’amore che generose donano alla

carezza dell’aria: fragilmente ostinate vogliono

tramonti rosati e cieli senz’ombra e senza lacrime.

Sono sirene di terra che vivono nella costante

inquietudine di non poter camminare sopra distese

di sogni e nuotare nel mare delle certezze.

Sono aquiloni colorati che si librano in aria ma

hanno bisogno della mano che le trattiene

per non perdersi in uno spazio troppo vasto

e restare sospese nel cielo delle loro

eterne contraddizioni. Si aggrappano tenaci

al vento dei desideri e delle emozioni

e si disperano di non essere perfette:

non sanno che è la loro imperfezione

che le rende uniche e libere dalla prigionìa

della definizione e dell’ovvietà.

Leggere i versi della Paci è stato come fare un tuffo indietro nel tempo, pur riconoscendo nelle argomentazioni tutti i crismi della modernità. Il linguaggio è colto, a tratti arcaico, musicale. Durante la lettura nella testa si forma una nenia che accompagna lo sviluppo dei versi. E’ piacevole. Lo stile regolare, preciso, non turba ne la lettura ne lo sguardo sulla pagina. Non ci sono salti di righe che non abbiano una precisa caratterizzazione stilistica, la punteggiatura dirige con maestria il ritmo della lettura.

Gabriella Paci si mostra abile artigiana delle parole e profonda conoscitrice degli stili poetici. Rinnova la tradizione seguendone le orme. Non alza i toni, ne dal punto di vista stilistico ne da quello lessicale. Alla fine quello che emerge è la grande capacità di dire qualcosa. E’ una poesia di sentimento, positiva, in cui temi centrali dell’esistenza umana vengono trattati con rispetto, lucidati e restituiti con umiltà.

Ultimamente ho fatto letture poetiche agli antipodi di questa e devo dire che ho trovato in Sfogliando il Tempo un intermezzo delicato e sensibile all’intermittenza caotica e più evocativa delle poesie da me lette nell’ultimo periodo. E’ una raccolta che riesce a trovare il suo posto all’interno di una poesia moderna, che per ovvi motivi, va da tutt’altra parte. 

La Paci sa raccontare la modernità affrontandola con gli strumenti della tradizione.

Concludo citando Pirandello “Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava”, perchè quello che mi resta alla fine di questa lettura è quasi un senso umoristico, per cui alla fine il tempo dovrà sicuramente passare ma a noi resteranno le gioie dei nostri ricordi e la soddisfazione di comprendere quello che ci accade attorno.

Gabriella Paci nasce a Cortona, provincia di Arezzo.

Arezzo è la città dove vive. Dopo la laurea in storia e filosofia conseguita a Firenze con il massimo di voti, vincitrice del concorso a cattedre, si dedica all’insegnamento di materie letterarie fino al 2020.

Si rivolge tardi alla produzione poetica, svolta almeno in modo più o meno continuativo solo dal 2014 e nata come esigenza irrinunciabile per dare voce alla sua costante ricerca di risposte su tanti eventi e riflessioni sulle inquietudini del vivere personale e civile e supportata dalla volontà di condividere stati d’animo e sentimenti con gli altri.

Pubblica nel 2015 “Lo sguardo oltre..” (Aletti editore prefazione Adua Bidi Piccardi : 2°premio “Tagete “ nel 2016; segnalazione di merito”Premio internazionale “Cinque- terre golfo dei poeti”nel 2017; opera finalista “Dal golfo dei poeti Shelley e Byron alla val di Vara “4° edizione; merito al concorso internazionale”Cumani –Quasimodo”II edizione nel 2018; opera finalistaal concorso internazionale A.U.P.I nel 2019 Menzione di meritoal premio internazionale “Ascoltando i silenzi del mare 2020 )

Nel 2017 c’è la pubblicazione di “Onde mosse “(Effigi editore,,prefazione di Nicola Caldarone : Menzione di meritoal concorso “Cumani-Quasimodo III 2019 ;Finalistaal concorso nazionale “Argentario 2019”; 3°premioal concorso “A vento e sole “2019; menzione Premio internazionale “Michelangelo 2019 ;1°premio“Tagete2019 ; 2° premioCorito Clanis –molteplici visioni d’amore -Cortona città del mondo )“

Nel 2019 esce la terza silloge dal titolo:”Le paroledell’inquietudine “(Luoghinteriori editore ,prefazione Nicola Caldarone “: il 3°premio “Emilio Lussu” ;il 1°premiointernazionale “Dal golfo dei poeti Shelley e Byron alla val di Vara 2019 ;lamenzione d’onore concorso internazionale “Kalos” 2019; il 2°posto al premio internazionale “Emozioni poetiche “2020”; 5°posto “Solidea-città di Mesagne 2020; la Segnalazione particolare dellagiuriaal 45°premio letterario Casentino ;Encomio d’onore concorso internazionale 2020“la nebbia agli irti colli”, 1° premio“Persephone, 2020”;il 2°premioal concorso internazionale “Ut pictura poesis 2020e il 2°premio al concorso internazionale “Agenda dei poeti 2020”

Nel 2021 viene pubblicato “Sfogliando il tempo” (Helicon editore, Prefazione Fernanda Caprilli ). Tutti i libri contengono altresì poesie che hanno ottenuto vari riconoscimenti e che sono presenti in varie antologie: ciò spinge l’autrice a continuare ad esprimere, con modalità diverse ma legate da uno stesso stile espressivo,opinioni,riflessioni,domande e sentimenti,consapevole che la poesia deve avere il compito di rendere gli uomini partecipi della comune inquietudine che,pur in diversi contesti storico-sociali, attraversa l’umanità intera. Una poesia dunque lirica ma anche civile.

L’autrice fa parte come membro fondatore dell’associazione “Wiki poesia “e “poetas de mundo”.

Ha pubblicato inoltre poesie su riviste quali “Buonasera Taranto”ed “Euterpe”; sul blog di “Alessandria news today”e su”Luogos “ del Giglio blu di Firenze.