I due uomini si allontanano, appartandosi in un’altra stanza della casa.

– In fondo hanno ragione – sostiene Parker. – Non potete trattenerli chiusi qui dentro sotto la minaccia delle armi. Il vostro dolore è comprensibile, ma questo non vi autorizza a essere giudici e carnefici. I loro parenti potrebbero allarmarsi per il mancato rientro a casa, ci avete pensato? –

– Sì, certo. In quei casi in cui pensavamo che potessero esserci queste possibilità, gli abbiamo fatto inviare dei messaggi col telefono, rassicurandoli nel caso non fossero rientrati a casa. Naturalmente, dopo gli apparecchi telefonici gli sono stati tolti a tutti, per evitare che potessero sorgere spiacevoli soprese. A proposito, deve consegnarci il suo. –

– Certo – il detective tira fuori il suo cellulare e glielo porge. – Credere che tutto possa andare liscio è da folli. Non so nulla dei suoi ospiti e del rapporto che avevano con sua figlia, ed io, chiuso in una gabbia, per quanto possa impegnarmi, difficilmente troverò il bandolo della matassa – afferma Parker.

– Lei è l’uomo giusto per farcela – replica Turner.

– È troppo sicuro di sé, io ci andrei cauto, senza crearmi false illusioni. –

– Signor Parker, lei non è chiuso in una gabbia, è libero di uscirne in qualsiasi momento lo desideri, mi sembra di essere stato chiaro. –

– Non ha paura che, una volta fuori, avvisi la polizia? –

– Sì, è probabile che lo faccia, e mi dispiacerebbe tanto … per questa brava gente, il cui destino e appeso a un filo. Mi affido al suo buon senso. –

– Se pensa si conoscermi, si sbaglia di grosso. –

– Ok. Non ho questa presunzione; mi reputo abbastanza concreto, e i fatti parlano chiaro. Perdoni la mia sincerità. –