di Cristina Annino, da “Anatomie in fuga”
—
Ugo Wais tornato da lei
non migliorò-
Era giovane e magro a vedersi,
senza anima quasi senza odore,
non si spiega altrimenti
la sua solitudine. Dicevano
che Wais aveva un modo
di piegarsi e morire ad ogni
saluto, ad ogni lettura di giornale,
che una bianca mancanza di tutto
gli usciva dagli occhi
allontanando la gente. Ognuno
cessò così di vederlo. il dolore ha
questa terribile anonimità. Un amico
l’avrebbe capito; ma Wais
salì le scale quel giorno,
lui giovane e lento,
una mano sulla ringhiera.
Nella sua stanza sola quadrata
si spezzò quasi in due.
Nessun ricordo alle spalle,
né storia, non teneva
neppure al suo voto se
morì in tre giorni di fame
guardando il soffitto.
E lei impallidì, ma seppe
dire senza sedersi
che aveva trent’anni, davvero
non brutto, uno strano
animale, però,
quasi sempre zitto