Al di là di come la si pensi su di lui, Draghi è rimasto in piedi. A cedere, come macerie, è stato tutto il resto, di Emilio Mola

Chi crede che oggi a cadere sia stato Mario Draghi, forse, si è perso qualche pezzo.

Perché a prescindere da come la si pensi su di lui e il suo operato, Draghi è probabilmente l’unico rimasto in piedi.

In piedi mentre noi, seduti, osservavamo attoniti leader e parlamentari strisciare come serpi fuori dalla maggioranza, dopo aver morso la mano tesa di chi avevano fino a pochi istanti prima lodato con elogi viscidi e pelosi.

Il tutto in una commedia surreale e disgustosa che ha però avuto un grande e storico merito: quello di mettere finalmente in piazza, senza nemmeno più il pudore di nasconderli, tutti i vizi, tutti i difetti, tutto il marcio che è alla base e al vertice del nostro sistema.

La slealtà dei traditori che ieri in Senato guardando Draghi in faccia, riempiendolo di lodi, garantendogli di voler governare ancora con lui, nascondevano dietro la schiena il pugnale con il quale lo avrebbero accoltellato pochi minuti dopo.

La codardia dei leader dei partiti che, non avendo il coraggio di sfiduciarlo a viso aperto davanti a milioni di italiani, hanno mandato avanti a parlare i propri “sottoposti”, per poi abbandonare l’aula. 

Esemplare il caso di Salvini che, rispondendo a una giornalista che gli chiedeva se avrebbe sfiduciato Draghi, ha risposto: “Non lo so, non capisco di queste cose tecniche, farò quello che mi dirà il mio capogruppo”.

E poi la spudoratezza di far cadere il governo scaricando le colpe sugli altri. L’ipocrisia di fingere che sia stata una scelta per il bene degli italiani, il menefreghismo, l’opportunismo, il cinismo.

Ma soprattutto la vittoria definitiva, finale, incontestabile, dell’incompetenza, della cialtroneria sulla meritocrazia e la competenza.

Vedere ieri Draghi, l’uomo delle istituzioni più apprezzato e noto al mondo, il banchiere centrale che con sole tre parole fermò la crisi apocalittica del debito, sconfitto, ingannato, raggirato da quattro fannulloni senza arte né parte, è stato la plastica rappresentazione di cosa il nostro Paese sia e cosa è destinato a diventare.

Al di là di come la si pensi su di lui, Draghi è rimasto in piedi.

A cedere, come macerie, è stato tutto il resto.