X AGOSTO

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1896

Sei quartine di decasillabi anapestici, con accenti di terza, sesta e nona, e di novenari dattilici, con accenti di seconda, quinta e ottava; rime alterne. Precisa simmetria tra la seconda e la quarta strofa, e tra la terza e la quinta. La prima strofa e l’ultima esprimono la Weltanschauung del Pascoli sul mondo dominato dal Male: “il Male è più grande di Dio”: ode per l’assassinio di Umberto I (1900). La seconda e la terza strofa descrivono l’uccisione della rondine, la quarta e la quinta l’assassinio del padre, avvenuto il 10 agosto del 1867. La poesia testimonia la memoria ossessiva del Pascoli, ed è costruita e bloccata su una serie di corrispondenze: stelle cadenti/lacrime; rondine/padre; pulcini/figli piccoli; nido/casa. Pascoli riprende la leggenda popolare, per cui le stelle cadenti sono le lacrime di San Lorenzo; incipit perentorio: io lo so. Le riflessioni di Pascoli sono al tempo presente indicativo, mentre il racconto del fatto è scritto al passato. Importanti le anafore interne: quel verme/a quel cielo; l’uccisero riferito alla rondine e al padre; lo aspettano/lo aspettano invano; pianto di stelle. Cielo figura 3 volte; ‘come in croce e ‘perdòno’, sono citazioni dal Vangelo; ‘restò negli occhi aperti un grido’ sinestesia (vista, udito) che esprime lo stupore per la morte improvvisa e inattesa. Lessico semplice di uso comune, la sintassi è una paratassi franta, con fitta punteggiatura e la catena dei due punti.