Figlio di un eroe umile e discreto che salvò molti ebrei durante il fascismo.

Il padre insegnò ad Angela la Piemontesità: “Un’educazione molto rigida, con principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, mai esibire”, così era solito raccontare.

Gigi Marzullo aveva descritto con queste parole Piero Angela, sottolineandone la riservatezza e la concretezza tipica sabauda: “Il suo perfetto autocontrollo e la sua compassata cordialità riflettono in parte la sua indole schiva e in parte sono iscritte nel codice genetico di questo Piemontese educato alla razionalità ed alla tolleranza“.

Piero Angela, direttamente ed indirettamente, è stato molto legato anche al nostro Piemonte.

Torinese di nascita (nato a Torino nel 1928) era figlio di quel Carlo Angela, medico antifascista insignito del titolo di Giusto tra le Nazioni per aver salvato molti ebrei, che fu tra i primi sindaci di San Maurizio Canavese dopo la caduta del regime di Mussolini e direttore di una clinica psichiatrica sempre nello stesso paese. Durante la Seconda Guerra mondiale risiedere in quel piccolo paese fu anche per gli Angela un modo per sfuggire ai bombardamenti su Torino.

Angela ha studiato al liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino, poi si era iscritto al Politecnico, ma non si è mai laureato, anche se ha poi collezionato otto lauree honoris causa.

Torinese anche la moglie, Margherita Pastore, ballerina etoile allieva di Susanna Egri.

Angela aveva iniziato la sua carriera giornalistica in Rai, nella redazione di Torino, come cronista radiofonico, divenendo poi inviato e infine conduttore del telegiornale.

Il 23 maggio del 1953 lui era al lavoro nel capoluogo piemontese quando crollò una parte della Mole Antonelliana a causa di un violento temporale.

“Sessantatré metri della guglia si sono staccati, cadendo quasi verticalmente, sfiorando Piero Angela”, raccontò lui stesso durante una puntata di SuperQuark. “La sede della Rai allora era attaccata alla Mole, c’era un cortiletto piccolissimo, e tutta questa roba è venuta giù con violenza e colpì uno dei balconcini. Io ero ad una finestra che si trovava all’ultimo piano”.

Oltre che di scienza, Piero Angela era anche un grande appassionato di jazz. Un amore nato in Piemonte, dove prese le prime lezioni di pianoforte e ascoltò i primi dischi. Una delle sue ultime apparizioni torinesi (seppure in streaming) risale all’anno scorso ed è proprio legata alla musica: durante la presentazione di una nuova etichetta discografica Angela raccontò il suo sogno di incidere appunto un disco jazz. Progetto che aveva cercato di portare avanti in questi anni, facendo anche dei cicli di fisioterapia per recuperare maggiore mobilità con le mani.

Ha lasciato Torino quando aveva 27 anni, ma nella sua città tornava spesso, per incontri, dibattiti, lezioni e ritirare premi.

Ricordiamo anche il rapporto lavorativo oltre che di amicizia che lo legava ad Alessandro Barbero, docente di storia all’Università del Piemonte Orientale, che ha definito un onore straordinario l’aver lavorato acconto a lui.

Questa Piemontesità gli fu insegnata dal padre e dallo stesso prese i modi gentili e discreti che lo hanno sempre contraddistinto.

Infatti il padre Carlo Angela (Olcenengo 9 gennaio 1875 – Torino 3 giugno 1949) è stato una personalità forte e coraggiosa durante il secondo conflitto mondiale poiché salvò numerosi ebrei ed antifascisti.

Egli era un medico che dopo aver esercitato nella zona ossolana, durante la dittatura Fascista, si trasferì a San Maurizio Canavese, dove divenne direttore di una clinica psichiatrica, Villa Turina Amione.

Contrario al massacro ed alle ingiustizie fasciste, Carlo Angela falsificò le cartelle cliniche di molti Ebrei ed antifascisti, permettendo loro di evitare i campi di sterminio restando nella sua clinica.

Grazie al suo coraggio ed a quello dei suoi stretti collaboratori e famigliari, riuscì a trasformare un luogo generalmente associato al dolore, come una clinica per malattie mentali, nella salvezza di moltissime persone innocenti. Ad un certo punto venne anche sospettato dalla polizia fascista per le sue attività, ma fortunatamente riuscì a sfuggire all’esecuzione.

La grande umiltà e grazia che contraddistingue la famiglia Angela, ha fatto si che questo eroe, Carlo Angela, per molti anni non fosse noto al grande pubblico.

Nel 1995 tuttavia Anna Segre decise di pubblicare i diari del padre Renzo, uno degli ospiti della clinica di Angela insieme alla moglie nel periodo della guerra.

Così un vero eroe, di quelli che non indossano un costume o si fanno vanto delle loro azioni, è entrato a far parte della memoria collettiva, come una persona discreta che ha saputo avere un grande coraggio per ribellarsi a un regime ingiusto e a salvare molte vite. In seguito alla Liberazione Carlo Angela divenne Sindaco di San Maurizio Canavese.

Nel 2000 una strada del paese gli fu intitolata insieme con una targa di fronte all’ingresso della clinica. Nel 2001 gli fu conferita “Giusti tra le Nazioni”, un’onorificenza davvero significativa per un uomo che salvò la vita a moltissimi ebrei ed antifascisti.

La gentilezza e la discrezione dei modi di Piero Angela derivano da quelli di un eroe silenzioso quale fu suo padre.