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Qui Casale Monferrato ● Carlo Baviera

Casale si conferma centro bistolfiano. Il centro delle opere (sculture) simboliste italiane, anche se Bistolfi è noto in tutto il mondo, addirittura in Giappone e in Argentina. Possiamo dire che è il Rodin italiano, anche se lo scultore francese è stato più fortunato. Su Bistolfi è calato invece per lungo tempo il silenzio a causa delle stroncature di Ardengo Soffici: le sue ultime opere, nonostante possiedano una carica visionaria notevolissima, furono accolte con freddezza dagli intellettuali contemporanei, ormai orientati verso posizioni nuove, distanti dalle opere prevalentemente funerarie del nostro, dimenticando che si espresse anche in monumenti a uomini illustri e una genialità che lo faceva una delle personalità più produttive a cavallo del XIX e XX secolo, non solo nella scultura.

Da qualche decennio è stato riscoperto ed è iniziato un recupero di tutta la sua grandezza: data da sculture, da disegni, dipinti, poesie, ecc.

Nella mattinata di sabato 18 giugno è stata ufficialmente presentata alla città la nuova collezione donate dalla vedova del nipote dell’artista. Si tratta di circa 250 opere di scultura, oltre a una cinquantina di paesaggi dipinti su tavolette, 300 disegni (da minuscoli a grandi), 35 taccuini di piccole dimensioni con schizzi, appunti, poesie…

L’occasione è servita per accennare (anche se di sfuggita) al meritorio impegno della Dott.ssa Germana Mazza e del contributo della dott.ssa Rossana Bossaglia. Sembra, quando si tratta di argomenti importanti come quello di cui trattiamo, che si tenda a pensare che esista solo il presente; il passato, le amministrazioni, i funzionari, le iniziative precedenti non sono mai considerate. Prendiamo atto.

Mentre riteniamo sia giusto, proprio riguardo a Leonardo Bistolfi e alle sue opere, avere sempre presente il ruolo fondamentale (iniziale, per le donazioni) del Cav. Camillo Venesio Banchiere e amministratore della città; quello dovuto ad una Mostra di notevole livello (maggio 1984 – ideata durante la Giunta Oddone e preparata e gestita dalle successive Cattaneo e Scaiola), la nascita della Gispsoteca (nel 1995 – Sindaco Riccardo Coppo) e l’aggiunta di una quinta Sala espositiva (2001 – Giunta Mascarino). Quindi c’era vita anche prima del 2019/22.

E’ stato invece ben spiegato che, quello di sabato 18 giugno, ha rappresentato solo il primo passo verso l’esposizione delle nuove donazioni, la ricostruzione dello studio dell’artista con gli strumenti da lui utilizzati e con la riorganizzazione della Gipsoteca. Inoltre si è parlato dell’ampio progetto di geolocalizzazione, ideata dal  capo ufficio stampa del Comune Gabriele De Giovanni, tramite My Maps delle opere del Bistolfi, iniziativa interessante e molto utile nell’era digitale.

Un momento importante quindi, anche per sottolineare il prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e della Fondazione CRT. I contributi economici sono fondamentali, anche nei centri zona della Provincia e su tutto il territorio per valorizzare, conservare, recuperare, restaurare il notevole patrimonio artistico. Non lasciando soli i Comuni a farsi carico di oneri troppo gravosi e per far sì che la cultura e il turismo culturale siano investimenti anche dal punto di vista economico e sociale.

Ora si pensa di procedere in un percorso di valorizzazione del bistolfismo (così si è detto!)di organizzare il vastissimo repertorio di opere d’arte costituito da disegni preparatori, documenti d’archivio, bozzetti in terracotta, terracruda e plastilina, modelli in gesso, paesaggi dipinti su tavolette e 300 disegni, 35 taccuini di piccole dimensioni con schizzi, appunti, poesie e conti che permettono un’inedita ricostruzione della progettazione delle opere e della sua vita artistica, oltre a una raccolta di miscellanea e ricordi, permettendo di comprendere le diverse fasi del procedimento artistico dello scultore, insieme alla vasta biblioteca e una serie di opere di altri artisti di rilievo, contemporanei a Bistolfi che permettono di presentarlo all’interno del proprio tempo in contatto con i maggiori intellettuali dell’epoca.

Ciò che lascia molto perplessi invece è l’indicazione di quella che dovrebbe essere la collocazione di questo Centro bistolfiano: le ex Carceri “Leardi” di recente donate al Comune. Sarebbe facile e dozzinale battuta dire che si mette in galera Bistolfi; poiché altri potrebbero rispondere successivamente che si portano in Tribunale (la sede ora dismessa) gli archivi storici oppure le lastre fotografiche di Negri. O peggio ancora che si lasciano nei torrioni del Castello le cinque centine. Sono solo esempi ipotetici, ma tornando alle ex carceri queste di storico hanno solo il ricordo dell’evasione di Renato Curcio. Quindi pensare di <incarcerare> Leonardo Bistolfi sembrerebbe azzardato; il luogo non è stato costruito con le caratteristiche necessarie per una Gipsoteca e per ricreare lo studio di uno scultore.

La sede, secondo il modesto parere di un (semi)incompetente, dovrebbe essere Palazzo Langosco (liberato dalla Biblioteca civica): par che spostare questa istituzione culturale sia più impervio che chiudere uffici pubblici. Ora che anche il complesso di Santa Croce è tornato (o sta tornando) nella disponibilità dell’amministrazione comunale si potrebbe procedere all’ampliamento della Pinacoteca e, accanto, risistemare e ampliare la Gipsoteca negli spazi lasciati liberi dalla biblioteca, facendone un riferimento significativo.

Per ora non resta che sperare …. altrimenti non resta che l’ex carcere. Bistolfi e gli eredi ne sarebbero soddisfatti?

  Carlo Baviera