HORTI SALLUSTIANI



GLI HORTI

Gli horti romani erano ricche domus dotate di un grande giardino, costruite entro la cerchia urbana, ma in aree suburbane, come dire in periferia. Erano un luogo di otium, come le ville di campagna, in cui era possibile vivere isolati e nella tranquillità, ma senza allontanarsi dalla città.

RICOSTRUZIONE DEGLI HORTI DI SALLUSTIO

La parte più importante degli horti era la vegetazione, spesso foggiata in forme geometriche o animali, secondo l’ars topiaria, quell’arte creata dai giardinieri romani che darà luogo più tardi al giardino all’italiana e al giardino aalla francese.

Tra il verde si trovavano padiglioni, porticati per passeggiare al riparo dal sole o dalla pioggia, fontane, terme, tempietti e statue, spesso repliche di originali greche.

Il primo ad averne l’idea fu Lucullo, che si fece costruire una lussuosa dimora sul colle del Pincio, imitato subito dopo da Sallustio.

Gli Horti Sallustiani, tra i più grandi e ricchi parchi del mondo romano, edificati sulla scia degli horti della Villa di Lucullo sulla collina del Pincio, chiamata da allora collis hortulorum, collina degli horti, giacciono a ben 14 m sotto il manto stradale di Roma, per quel vezzo romano di utilizzare le vecchie costruzioni come fondamenta, riempiendole di terra e pietrisco, e riedificandoci sopra.

Vezzo benedetto, perchè l’antica Roma sta ancora tutta là sotto, e quella scoperta ne è solo una minima parte.



HORTI SALLUSTIANI

Edificati dallo storico latino e senatore della repubblica romana Gaio Sallustio Crispo nel I sec. a.c., durante la sua propretura in Africa Nova, gli horti di Sallustio coprivano una vasta zona nord-ovest di Roma, che sotto Augusto divenne la Regio VI, tra il Quirinale, il Viminale e il Campo Marzio, acquistando l’area precedentemente appartenuta a Cesare.

 La residenza si sviluppava su tre grandi terrazze immerse nel verde nella zona dell’attuale quartiere Ludovisi.

Nel loro recinto che andava dalla porta Salaria a quella Pinciana, era alloggiato un tempio di Venere Ericina del 180 a.c., nonchè un magnifico ninfeo adrianeo i cui resti, posti oggi a ben 14 m sotto il livello stradale, si trovano al centro di piazza Sallustio. Il parco che lo circondava era estesissimo e ricco di splendide statue. In esso vi era persino un circo talmente grande che si pensò di tenervi i giochi quando le innondazioni resero inagibile il Circo Massimo.

La zona rinvenuta tra Piazza Sallustio, via XX Settembre e via Vittorio Veneto, fu dimora temporanea di diversi imperatori: Augusto, Vespasiano, Nerva, Adriano e Aureliano, ricca di opere d’arte come il famoso Obelisco Sallustiano, rinvenuto negli Horti Sallustiani e posto oggi a Trinità dei Monti.

Gli Horti avevano diversi edifici disseminati nell’enorme parco, incluse le terme e il tempio di Venere. Erano talmente estesi che da Sallustio prese il nome del XVII rione detto Sallustiano.

Nel 20 d.c. i giardini, entrati a far parte della proprietà imperiale, furono il rifugio favorito di molti imperatori, da poter quindi gareggiare con le reggie, tanto erano ricchi e belli.

Il cuore del parco era una stretta valle, oggi completamente interrata, in seguito agli interventi edilizi del XIX secolo, chiusa su un lato da un grandioso edificio residenziale articolato su tre piani, i cui resti, risalenti agli inizi II secolo d.c., sono visibili nell’odierna Piazza Sallustio.

SALLUSTIO

Gaio Sallustio Crispo nacque da una famiglia plebea nella sabina Amiternum e compì a Roma il cursus honorum schierandosi col partito dei populares, il cui leader era Giulio Cesare, nipote ed erede politico di Gaio Mario, divenendo prima questore, poi tribuno della plebe ed infine senatore della res publica.

Dopo esser stato cacciato dal Senato per indegnità morale, partecipò alla guerra civile del 49 a.c. tra Cesare e Pompeo e Cesare lo ricompensò conferendogli la pretura, riammettendolo in Senato e nominandolo governatore della provincia dell’Africa Nova.
Ma Sallustio si impadronì delle ricchezze dell’ultimo re numida, ed incassò tangenti.

Tornato a Roma nel 44 a.c., con i soldi accumulati acquistò una proprietà a Tivoli, precedentemente appartenuta a Cesare, e si fece costruire nell’Urbe una sontuosa dimora: gli Horti Sallustiani.

Dopo la fallimentare esperienza di governo e a seguito dell’uccisione di Cesare, si ritirò dalla vita politica; in questo momento si diede alla stesura di opere a carattere storico, con cui ottenne una fama di storico che ancora perdura.



IL DOPO SALLUSTIO

Nel 36 a.c., alla morte di Sallustio, la residenza passò al nipote Quinto e poi ad Augusto, ma divenne demanio imperiale sotto Tiberio, a cui passò in eredità nel 21 d.c..

Da allora i giardini vennero ampliati ed abbelliti più volte, restando sempre nel demanio imperiale. Molti imperatori la scelsero come dimora temporanea, in alternativa alla reggia sul Colle palatino.

Vespasiano vi soggiornava volentieri e pure suo figlio Tito vi soggiornava ogni tanto, Nerva vi morì, Adriano li arricchì di opere d’arte e Aureliano li preferì addirittura al Palatino e li abbellì costruendovi un portico pavimentato di marmo giallo, il “Porticus Miliariensis”, cosiddetto perchè era lungo mille passi, cioè 300 m, che occupava tutta la lunghezza dell’odierna via XX Settembre.

Aureliano lo usava per esercitarsi e dilettarsi a cavalcare, e vi galoppava avanti ed indietro fino a che sia lui sia il cavallo non erano sfiniti..
Altri restauri vennero effettuati nel III sec. Quando nel 410 vi fu il sacco di Roma da parte dei Visigoti, comandati del re Alarico I, entrati proprio dalla Porta Salaria, la villa subì gravissimi danni e non fu più ricostruita, come testimonia Procopio nel VI sec.

DESCRIZIONE

Uno dei nuclei principali si trovava in fondo alla valle che divideva il Quirinale dal Pincio, sostenuto da potenti muraglioni a arcate e contrafforti appoggiati alle mura serviane, dove oggi corre la via Sallustiana.

L’edificio, i cui resti sono nella zona dell’attuale piazza Sallustio, doveva essere simile al Canopo di villa Adriana. Al centro della piazza, 14 metri sotto il livello attuale, ne sono stati scavati alcuni resti, poggianti sulla collina e collegati ad altri resti di edifici meno conservati.

IN ROSSO LA POSIZIONE DEGLI HORTI SALLUSTIANI
(INGRANDIBILE)

La parte princiaple dell’edificio era una grande sala circolare, 11,21 m di diametro per 13,28 di altezza, coperta da una strana cupola a spicchi alternati concavi e piani, come se ne è visto solo nel Serapeo di villa Adriana.

Nelle pareti stavano tre nicchie per lato, due delle quali erano aperte agli ambienti laterali contenenti due enormi ninfei. Le nicchie restanti, pochi anni dopo la costruzione, vennero chiuse e coperte da incrostazioni marmoree, che coprivano anche le pareti, forse perchè le fontane davano troppa umidità. Anche il pavimento era marmoreo, mentre la cupola e la parte alta delle pareti erano decorate da stucchi.

Si accedeva alla sala rotonda da un vestibolo rettangolare, un altro vestibolo sull’altro lato dava su una sala rettangolare, fiancheggiata da due sale minori di forma allungata.

Sul lato nord della sala circolare si trovano altri ambienti e una scala per i piani superiori. A sud si trova un ambiente coperto semicircolare diviso in tre zone da tramezzi, due delle quali conservano ancora mosaici con tessere in bianco e nero e resti di pitture parietali. Il terzo ambiente a sud è occupato da una rampa di scale per i due piani superiori, mentre quella nord aveva, a una certa altezza delle scale, una latrina.

La facciata di questo emiciclo è frutto in parte dei restauri del XIX secolo. I bolli dei mattoni originali sono posteriori al al 126, quindi durante il regno di Adriano, probabilmente una cenatio estiva, come il modello concepito dallo stesso imperatore a Villa Adriana in Tivoli. Gli Horti erano percorsi interamente dall’Acqua Sallustiana, che alimentava numerose fontane, ambienti termali e ninfei.


I REPERTI

Testimonianza dell’importanza e della ricchezza degli Horti Sallustiani sono le grandi opere d’arte rinvenute, i cui resti sono dispersi in diversi musei italiani e stranieri.

Molti dei suoi contenuti sono stati letteralmente depredati, come un criptoportico affrescato, oggi nel garage dell’Ambasciata Americana dal lato su via Friuli, il che lascia notevolmente allibiti.

Nel collegio Germanico, proprietà del Vaticano, si trova poi una grandiosa cisterna adrianea, all’angolo fra via San Nicola da Tolentino e via Bissolati, composta da due piani: il primo, di m 1,80, fa da sostruzione al secondo, di 38,55 m x 3,30, che è organizzato su quattro navate parallele intercomunicanti.


Dagli Horti di Sallustio provengono:

  • l’obelisco Sallustiano, che dal 1789 svetta davanti a Trinità dei Monti, probabilmente era la spina dell’ippodromo di Aureliano, un obelisco fatto a Roma come copia di un obelisco egizio.
  • Il basamento di granito dell’obelisco, oggi nei giardinetti dell’Aracoeli.
  • Il trono Ludovisi, su cui gli storici faticano a trovare il significato, tra la nascita di Venere e il ritorno di Persefone dagli inferi, oggi al Museo Nazionale Romano.
  • La grande testa femminile detta “Acrolito Ludovisi”, anch’essa al Museo Nazionale Romano, forse frutto, come il trono Ludovisi, di bottini di guerra conservati nel tempio di Venere Erycina.
  • La statua del “Galata morente”, rinvenuto nel 1663 e oggi conservato nei musei capitolini. e il “Galata suicida” sempre nei Musei Capitolini.
  • Sculture originali greche provenienti da antichi templi, di altissima qualità.
  • Fregi a girali di acanto con sfingi databili nella prima età augustea. Parte dei bellisssimi fregi in marmo sono conservati al Museo Montemartini.
  • Il frammento di una colossale statua di Apollo, commemorazione della vittoria di Augusto ad Azio su Cleopatra e Antonio e sull’Egitto.
  • Il “trofeo militare”, trovato sotto via Boncompagni durante lavori di manutenzione e conservato al Museo Montemartini.
  • L’acroterio della Vittoria alata, un reperto d’antiquariato già all’epoca, risalente al 460 a.c.
  • Herma di Ercole barbato, ritrovato per caso nel 1890, di etàaugustea e conservato al Museo di Montemartini.
  • Statua acefala e mutila dell’Amazzone inginocchiata, dal frontone del tempio di Apollo Daphnephóros a Eretria, di fine VI sec. a.c.
  • Lo splendido gruppo marmoreo di Oreste ed Elettra, opera dello scultore graco Menelaos, con tracce del colore originale.

Di recente negli Horti di Sallustio sono state rinvenute due fosse, al cui interno erano poste anfore impilate l’una sull’altra a formare colonne di oltre 7 m. Questa struttura serviva a favorire il drenaggio del terreno ed era, probabilmente, parte del complesso sistema idraulico di irrigazione dei giardini.