Ancora oggi il territorio di tutta Italia è pieno di edicole votive. Alcune di esse vengono curate e seguite con lo stesso amore di una volta; altre, purtroppo, sono in stato di totale abbandono e richiederebbero urgenti interventi di recupero, affinché non vada perduta una testimonianza importante del nostro patrimonio culturale.

La Sicilia è una terra particolarmente ricca in questo senso.

Alcuni altarini sorgono nelle vie più centrali dei centri abitati, e per iniziativa dei Comuni o della Chiesa locale, a memoria di un particolare evento: un’apparizione della Madonna, un miracolo cui si attribuisce la salvezza della città, ecc. Ma non sono i casi più frequenti: la maggior parte delle edicole votive sono state erette da privati per grazia ricevuta o per garantire protezione alla propria casa e all’intero quartiere.

E ai privati, specialmente alle donne, si deve la cura amorosa che queste edicole hanno sempre ricevuto, quotidianamente, fin dal loro nascere: cura che consisteva non solo nelle normali operazioni di pulizia e addobbo con fiori e lumini, ma anche nell’addobbo straordinario durante le feste più importanti, durante le quali le edicole venivano adornate con tovaglie ricamate, corone di fiori e frutta e perfino oggetti preziosi.

Ogni giorno, davanti all’altarino venivano recitate diverse preghiere e devozioni: molte di esse erano “personalizzate”, cioè venivano destinate appositamente a quella specifica edicola. In gran parte si tratta di orazioni semplici, nate in ambiente popolare e quindi fra le più genuine espressioni del sentimento religioso della gente: tramandate oralmente di generazione in generazione, sono purtroppo in gran parte perdute.

Impensabile per chiunque passasse davanti all’altarino – questo era costume e modo di sentire comune almeno fino a 50 anni fa – non fermarsi a rendere omaggio e pregare. Questo sia che l’edicola sorgesse in paese, sia che la si incontrasse in zone isolate, o in aperta campagna. In tutti i casi svolgeva anche un’altra preziosa funzione, perchè il lumino che ardeva al suo interno era sempre acceso, e gettava un debole chiarore sulla strada. Molto utile se pensiamo ai periodi in cui non esisteva ancora l’illuminazione stradale.

Inoltre, incontrare un’edicoletta sul proprio cammino, specie di notte, poteva significare sentirsi davvero rassicurati : si credeva infatti fermamente che nei suoi pressi nulla di male sarebbe potuto accadere. Grande fede e grande affetto circondavano queste icone, per le quali si provava un sentimento molto simile a quello che generalmente si prova per una persona di famiglia. Molto vari i soggetti raffigurati: Cristo, la Madonna, i Santi, ma non Dio, che la sensibilità popolare percepiva come troppo lontano e trascendente.

Sempre molto convenzionale, invece, l’aspetto esterno della nicchia, di solito dalla caratteristica forma a tempietto ereditata dal periodo romano: in quell’epoca, antesignano delle nostre icone erano i cosiddetti Lares, divinità protettrici del focolare domestico identificate con lo spirito degli antenati e raffigurate con piccole sculture o pitture all’interno di altarini posti all’interno delle abitazioni, di solito in cucina.

Il cristianesimo ne adotta la forma per i propri contenuti, trasferendone la dislocazione all’esterno della casa, al centro dei quartieri o ai crocicchi, lungo le strade di campagna o sulla pubblica via. Così essi possono irradiare la loro protezione ovunque vi siano anime che vivono e lottano quotidianamente, condividendo con il “loro” altarino gioie, dolori e speranze.

Donatella Pezzino

Immagine: dal web

Fonti:

-Donatella Pezzino, Culto mariano e immagini sacre nel territorio etneo, in Agorà, LVI, 2016, Catania, Editoriale Agorà, pp.22-25.

-Enrica Bonacia, Le edicole votive nel territorio di Mascalucia, Roma, Edizioni Universitarie Romane, 2012.

Dal blog dell’autrice: https://donatellapezzinosicily.wordpress.com/2014/01/24/le-edicole-votive-un-patrimonio-in-via-destinzione/