Oggi sede del Palazzo della Cultura, l’ex complesso monastico di San Placido sorge alle spalle del Duomo di Catania, nella zona compresa fra via Vittorio Emanuele, piazza San Placido e via Landolina.


La sua istituzione – sotto la regola benedettina – risale al 1420 e si deve alla gentildonna Paola De Lerida che, rimasta vedova, scelse di devolvere parte dei suoi beni alla fondazione di un monastero femminile.

Chiesa e monastero furono costruiti sugli avanzi del tempio di Bacco; il quartiere era quello della Civita, dove all’epoca risiedeva il fior fiore della nobiltà.


Non a caso San Placido fu, fin dai suoi albori, una comunità ricca e prestigiosa creata appositamente per accogliere le figlie dell’aristocrazia più illustre e perfino membri della famiglia reale.

Il terremoto del 1693 lo rase completamente al suolo. Nel corso del Settecento fu ricostruito più grande e più lussuoso: il luogo era sostanzialmente lo stesso, ma inglobava una porzione più ampia di spazio urbano. La riedificazione fu terminata nel 1769.


Facevano parte del nuovo convento anche i resti della sontuosa residenza quattrocentesca appartenuta alla famiglia Platamone. Di questo palazzo, il chiostro di San Placido custodisce ancora il loggiato sormontato da un balcone.

Alcuni ambienti del convento sorgono sulle rovine da sempre ritenute resti della casa di Sant’Agata. Ciò conferisce al sito una speciale aura di sacralità.


La nuova chiesa, opera di Stefano Ittar, fu consacrata nel 1723. Splendido gioiello del barocco siciliano, vanta una facciata riccamente adorna con putti, palme, corone e statue di santi (Benedetto e Placido ai lati del portale, Scolastica e Gertrude in alto).

Dalle otto gelosie, le monache potevano assistere alle processioni e agli altri eventi solenni che si svolgevano all’esterno.

L’interno della chiesa è a pianta rettangolare con una sola navata.

L’altare maggiore è realizzato in marmi pregiati e reca nell’abside un grande affresco raffigurante il Padre Eterno.

Molti i dipinti di valore, come la Cena in Emmaus di Michele Rapisardi.

Alle opere d’arte, le benedettine aggiungevano molti arredi e oggetti preziosi, nonché un gran numero di reliquie.

Dopo la soppressione del 1866, il complesso fu confiscato: alle monache fu concesso di occuparne solo una piccola parte.


Ridotte a poche unità, povere e in età avanzata, le ultime benedettine lasciarono definitivamente il convento nel 1911 per trasferirsi in una casetta con orto acquistata per loro dall’arcivescovo Francica Nava.

Donatella Pezzino
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Fonti:

  • Donatella Pezzino, Le murate vive, Acireale, Bonanno, 1994.
  • Archivio Storico Diocesano di Catania, Fondo episcopati.
  • Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringale, 1984.
  • Donatella Pezzino, Suor Maria Camilla Abbate, la monaca ribelle del convento di San Placido a Catania, in Agorà, LII, 2015, Catania, Editoriale Agorà.

Dal blog dell’autrice: https://donatellapezzinosicily.wordpress.com/2022/09/22/il-monastero-di-san-placido-a-catania/