I tramonti di ottobre sono quelli che preferisco.

Hanno una luce particolare, che mi dà un senso di fine e di inizio insieme. Forse è solo quel che ci vedo in questo momento. Forse è solo quel che vorrei per la mia vita in questi giorni.

Però le bambine sono contente, o almeno così mi sembra, e questo è tutto ciò che conta. Virginia dopo la scuola si è fermata in città con alcuni amici, pare che finalmente il nuovo corso di studi le piaccia, i primi risultati sembrano confermarlo. Sorride di più, e quando lo fa il suo sorriso illumina un pochino l’ombra che ogni adolescenza contiene. Ginevra e Melania invece sono state a casa con me, mi hanno aiutato a cucinare, nel pomeriggio mi hanno comunicato di voler andare al parco giochi insieme. Ero pronto a accompagnarle in auto, invece hanno insistito per andare in bicicletta da sole. Ho gonfiato per l’ennesima volta le ruote delle loro bici, smadonnando un po’, mentre loro si preparavano gli zaini. Nella tasca con la cerniera ho infilato dieci euro per il gelato e per l’acqua, poi sono andate. Quando sono sparite giù dalla discesa, senza voltarsi a salutarmi come facevano sempre, ho provato una sensazione strana, come una fitta di nostalgia. È una sensazione che ultimamente provo sempre più spesso.

Essere genitore, alla fine, non è altro che questo: la consapevolezza di essere l’unico custode dei piccoli cambiamenti che vedi accadere ogni giorno, di cose che sono destinate a non essere mai più così come le vedi, o mai più come prima, sostituite da altre che intuisci appena ma ancora non riconosci. Vivi quei cambiamenti come una specie di malinconia, come quando accompagni alla stazione qualcuno che ami, ma allo stesso tempo scegli di accoglierli come una luce che ti sorprende e che sai essere destinata a illuminare nuove stagioni. Devi prima accettare il crepuscolo di quelle passate, la punta della collina ancora lucente, il resto avvolto da un’ombra che avanza lenta, il cielo viola prima del buio. È vivere sospeso per sempre tra la fine e l’inizio, per scoprire che sono la stessa cosa, è essere pronto a gonfiare tutte le ruote di cui ci sarà bisogno, anche quando non serviranno che a portarli lontano da te, essere genitore è un tramonto in ottobre senza fine, è avere fiducia nella promessa della notte, anche quando ti spaventa, soprattutto allora.