Durante l’età elisabettiana, l’età d’oro della storia inglese, la regina era un’icona della bellezza del tempo, con un impatto mai superato da nessun’altra regina inglese.

Oltre a usare la pericolosa cerussa veneziana, (vedere qui e qui) Elisabetta I adorava il rossetto e alla sua morte aveva le labbra incrostate con uno strato spesso mezzo pollice (un pollice corrisponde a poco più di due centimetri e mezzo).
Durante quel periodo si credeva che il rossetto fosse magico e potesse scongiurare fatalità e morte.
Elizabeth preparava il suo rossetto rosso brillante con una miscela di cocciniglia, gomma arabica, albume d’uovo e latte di fichi. La cocciniglia era un colorante costoso a base di insetti essiccati e macinati provenienti dal Messico ed era considerata dotata di poteri straordinari e curativi, grazie soprattutto a quella colorazione rossa.
Ironia della sorte, il rossetto di Elizabeth non era affatto curativo, anzi conteneva anche ingredienti nocivi come il cinabro, solfuro di mercurio.

In precedenza, si dice che alcuni dipinti del primo Rinascimento raffigurassero addirittura il diavolo mentre metteva il rossetto alle donne poiché le labbra rosse erano associate all’adorazione di Satana e le donne che sfoggiavano rossetti erano sospettate di essere streghe.
Non è sorprendente che uno dei peccati più frequenti che le donne erano costrette a confessare al prete era l’uso del rossetto.
I primi scrittori cristiani avevano già dichiarato il rossetto peccaminoso, un atto contro Dio perché cambiava l’aspetto delle donne “non sapendo che tutto ciò che viene all’esistenza è opera di Dio; che tutto ciò che è cambiato, è opera del diavolo”.

Un testo medievale diceva che usare il rossetto era un peccato mortale a meno che non fosse fatto “per rimediare a una grave deturpazione o per non essere disprezzata dal marito”.

Durante il regno della regina Elisabetta, quando gli oggetti di lusso divennero un modo per ostentare il proprio status e si ritrovò la gioia per le cose belle, i cosmetici tornarono alla ribalta.
Il rossetto era anche un modo per determinare lo status e la ricchezza: i rossi più vivaci rappresentavano agiatezza grazie agli ingredienti più ricchi necessari per realizzarli, mentre quelli color ocra, più opachi erano sfoggiati dalle classi inferiori.

Alla morte di Elisabetta, sembrò sparire anche la passione per il trucco.
Nel 1650, ad esempio, fu presentata una legge che prevedeva restrizioni sul trucco e sull’abbigliamento immodesto, ma non fu approvata poiché molti la consideravano irrealizzabile.

L’odio per il trucco però riapparve e quando, secondo alcuni, il parlamento inglese approvò una Legge matrimoniale nel 1770 che vietava di usare il trucco per indurre un uomo a sposare una donna e permetteva ai mariti che si sentivano ingannati dalla presunta bellezza della moglie di farla punire per aver fatto ricorso alla stregoneria per esaltare il suo aspetto.
Alcuni addirittura ne citano uno stralcio:
“Sia deciso che tutte le donne di qualsiasi età, rango, professione o grado, siano esse vergini o vedove, che dopo l’approvazione di questo Atto impongano e inducano in matrimonio uno qualsiasi dei sudditi maschi di Sua Maestà, con profumi, colori, cosmetici, lavaggi , denti artificiali, capelli finti, lana spagnola, stecche di ferro, cerchi, scarpe col tacco o fianchi rinforzati, incorreranno nella sanzione delle leggi ora in vigore contro, la stregoneria e delitti simili… e che il matrimonio, in caso di condanna, risulterà nullo”.

Ma forse si tratta solo di una leggenda…

Immagine:
Il cosiddetto Ritratto dell’Armada è un dipinto allegorico di artista ignoto (già attribuito a George Gower realizzato nel tardo XVI secolo ed eseguito con la tecnica dell’olio su tela. Elisabetta I è circondata da simboli di maestà reale su uno sfondo che rappresenta la sconfitta dell’Armata spagnola nel 1588.
Nelle parole del filosofo elisabettiano Sir Francis Bacon, Elisabetta I immaginava che le persone, che sono molto influenzate dall’esteriorità, sarebbero state distratte dallo scintillio dei suoi gioielli, dal notare il decadimento delle sue attrattive personali.