Articolo di Marina Donnarumma Iris G. DM. Roma 7 ottobre 2022

AUTUNNO
Sai quanto io ami l’estate
Le stelle cadenti sui nostri pensieri
le corse sui prati
quell’ombra benevola
della quercia materna e la calma
ammaliante dell’immobile stagno
Poi la sabbia salata
le nostre orme di amanti
Gendarmi indulgenti in coppia
in fila ed in marcia
fianco a fianco nel lento passare del tempo
Ma quando le foglie
ci vanno plagiando e ci indugiano indosso
e la complice nebbia ci confonde i profili
Ma quando il respiro si unisce
in un fiato fumoso e voglioso
E quando ti guardo le mani
amico discreto un miope lampione
Vorrei che l’autunno
ci facesse da padre
per benedire anche ora
i nostri abbracci notturni
Vorrei che l’ottobre
riuscisse a sopirci
in un mite letargo tra licheni e radici
E dolce sarà l’aspettarci
alla fine del bosco
nel nuovo iniziare
della lieta stagione
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(Art. Pascal Campion)
Io mi innamoro delle parole, sono loro che giungono a me, io allora mi lascio avvolgere dalla loro magia. Cosi che ho incontrato lo scrittore Giovanni Ciao, medico nefrologo, che cura il corpo e l’anima. Le parole delle sue poesie brillano di luce propria, lui stesso dice” scrivo poesie non per vivere, ma per sopravvivere” Scritti nati da esperienze di vita molto forti a cui ci si aggrappa come fulcro per raggiungere un certo equilibrio
Sono versi intensi, intrinsechi, che si aggrappano all’anima, che si arrampicano, cercando vette più alte, più difficili, perchè se ne va della nostra vita. Tutto ciò Giovanni Ciao lo capisce benissimo, lui che sull’altalena della vita ci sta in prima persona, in un alternarsi tra la vita e la morte, che, lui , spesso, per via del suo lavoro, accompagna. Cosa è la vita? Noi siamo in questa terra provvisori, vicini o distanti alla morte. Spesso la sfioriamo e neanche ne siamo consci. Giovanni un uomo, un medico, uno scrittore, figure ugualmente intense ed innamorate, in una fusione superba, lui innamorato dell’amore, di cui scrive intensamente, con passione.
Nelle sue poesie d’amore, ci si sofferma particolarmente, perchè non sono solo ispirate, ma dedicate ad una donna, cioè sua moglie Paola. Padre, marito, medico amorevole, amante della lirica che canta con la stessa intensità della sua vita.
In un mondo come questo potremmo pensare che sia una figura aliena, eh no! In questo caso siamo noi, gli alieni! Coltivare i rapporti dovrebbe essere compito di ciascuno di noi, un impegno gravoso, ma che ci ripaga circondandoci di amore. L’amore non si dice, l’amore si fa e Giovanni Ciao, lo coltiva con i pazienti, con la famiglia, con ogni persona. Un mito? Sicuramente lo è, nell’aridità dei sentimenti lui è l’oasi, il sollievo con l’esempio della sua vita, con le azioni e con i suoi versi. Leggere Giovanni Ciao ti arricchisce dentro, lui è l’amico che vorresti avere vicino, che vorresti ascoltare, in questo caso che devi leggere, leggere per capire quanto sia profondo. Una intensità, una profondità che sicuramente è frutto del suo lavoro, ma di lui, persona estremamente sensibile, che ha conservato la sua umanità, che non ha fatto del suo lavoro un abitudine, ma un esperienza metafisica. Molti medici dimenticano l’umanità, freddi, distanti, poco disponibili, arroganti, bruschi, in malattie che invece ne hanno bisogno di tanta, tanta umanità. Lui l’umanità non la dimentica, la scrive, la vive, la dona. Cosa dire ancora di questo scrittore straordinario? Leggetelo, amate ciò che scrive, ciò che dona a tutti noi, in un mondo cosi ostile, desertificato di sentimenti, di emozioni.
” Sono un medico. Ma non solo. Ho bisogno di esprimermi e condividere il mio sentire. Mi fa stare bene. Giovanni Ciao ”

APPUNTI DI VITA – Bertoni Editore – 2017
È la prima raccolta pubblicata dell’Autore. Qui si racconta attraverso la poesia l’attenzione alla
famiglia, alla natura e alle piccole cose quotidiane, sentimenti così fortemente trasmessi dai suoi
genitori.
Si tratta di una sorta di album fotografico, dove sono presenti non scatti preparati in studio, ma
istantanee, immagini in versi di ciò che circonda l’Autore e da lui più amato, con forti richiami al suo
spirito mediterraneo.
Un viaggio, quasi, a visitare le stanze del proprio sentire, le più nascoste, di cui l’Autore fornisce
generosamente la chiave.
Lo stile espressivo è evidentemente classico, con ricordi della letteratura dei primi dello scorso
secolo.

E CANTERÒ DI TE – Bertoni Editore – 2020
La seconda pubblicazione dell’Autore. Raccoglie poesie dedicate alla Donna. Donne, madri, figlie,
compagne…l’esaltazione della femminilità. In questa raccolta l’Autore pone su un amorevole
piedistallo la Donna nel suo universale valore, con particolare attenzione alle donne che più gli sono
quotidianamente accanto.
Ma l’intento travalica la domesticità raccontando anche di tempi e spazi distanti dall’entourage più
prossimo all’Autore, narrando così anche di realtà femminili purtroppo condivisibili in tutte le
società ed epoche culturali.

“Mio padre era un bell’uomo
Lo sguardo era chiaro
anche quando a volte guardava altrove
Aveva mani grandi
con dita nodose
Sapeva parlare quello che bastava
Ascoltava molto, in silenzio
anche le parole ingiuste
Mio padre era un brav’uomo
Non l’ho mai sentito bestemmiare
Una sera l’ho visto piangere
mentre teneva la mano a mia madre
Ho avuto poco tempo con mio padre
Ho avuto poco del suo tempo
Forse ancora meno ne ha avuto per lui
Ricordo molto di mio padre
Quello che mi ha insegnato
Quello che mi ha dato
e ogni cosa che mi ha negato
Di più ricordo il suo sorriso
Le cose che accadono di rado
sono le più belle e non si dimenticano
Mai”

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(Art. Peter Lupkin)
I ragazzi di una quinta della Scuola Primaria dell’Alto Casertano torneranno a casa, abbraccerano i loro nonni e reciteranno loro una poesia
Non una di quelle presenti nei libri di testo, nelle antologie con i Poeti, quelli veri
Ma un semplice scritto, un pensiero di un perfetto sconosciuto: Giovanni Ciao …
Penso a questi ragazzi che dicono a memoria quello che ho scritto per una persona anziana
Ed è un’immagine che mi emoziona
Mi riempie di gioia. E di umile orgoglio
Un caro grazie alla Maestra Nicolina, per aver pensato a me e consegnato il mio sentire agli occhi e al cuore di questi ragazzi distanti da me centinaia di chilometri e ora a me così tanto vicini
E un abbraccio a tutti i Nonni e non, comunque nostre sorelle e fratelli anziani
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COS’ALTRO DEBBO DIRTI
Cos’altro debbo dirti
figlio
che non ti racconteranno i giorni
Ora che anche i ciliegi perderanno
foglie
e i rami imbiancheranno negli inverni
Ma essi avranno a sé altre stagioni
e torneranno a rivedere i frutti
Mentre le mie radici non tarderanno
a rallentarne il passo
Se le ore un giorno ti saranno
lievi
non esitare a cedere alla memoria
Torna a pensare a questo albero
che ti era ombra sotto il sole
riparo dalla pioggia e appiglio
contro i venti opposti
E avrai giorni nuovi da raccontare
figlio
a gemme novelle e tiepide primavere
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© Giovanni Ciao

“Ma tu hai mai amato?
Dico, hai mai donato l’Amore
quello vero?
Hai mai detto ti prego, mi dispiace
Hai mai pianto senza vergogna tra le sue mani?
Hai mai chiesto scusa
e baciato talmente forte le sue lacrime
da farle evaporare tra le tue?
Ti è mai capitato di fare l’Amore
con le sue parole, con tutte quelle che ha taciuto
Con i suoi sogni, con i suoi vorrei
Hai mai pensato al vostro futuro
piuttosto che al tuo domani?
L’Amore, quello serio
quello che si denuda dentro
senza nessun timore
Quello che si straccia via le vesti
dell’orgoglio senza alcun pudore
Tu l’hai mai vissuto?
Io l’ho fatto, tanti anni fa
O forse era solo ieri
E spesso al tramonto sorridendoci ne parliamo ancora
Mentre zitti insieme ci specchiamo
nei nostri sguardi stanchi
In un’altra sera di questa generosa estate
prima che un altro inverno le tempie ci scolora”
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(Art.Pascal Campion)
Un poeta rimane comunque una donna o un uomo, con i propri limiti legati all’essere umano. Non me la sentirei mai di idolatrare un poeta solo perché scrive cose “belle”. Dico solo che il vero poeta esprime sentimenti (ch’essi siano di rabbia, d’amore, di compassione, di ribellione o quant’altro) che sono realmente sentiti, anche se poi, per i propri limiti appunto, non sempre vengono messi in pratica. Giovanni Ciao.

Penso che il vero valore di chi scrive poesia sia quello di trasmettere un sentimento condivisibile, che possa poi far “nascere” in chi legge un sentimento analogo. Qui, secondo me, sta lo spirito della poesia: la parola che fa (ri)nascere. Giovanni Ciao
Tutto questo ed ancora, è Giovanni Ciao. Persona di grande spessore e umanità, le sue parole ci entrano di getto, una sorsata di acqua fresca e rigenerante.
Giovanni Ciao Scrittore: guaritore del corpo e dell’anima. 1° parte https://alessandria.today/2022/10/04/giovanni-ciao-scrittore-guaritore-del-corpo-e-dellanima-1-parte/
https://www.facebook.com/diGiovanniCiao. Versi Dispari – Pensieri di Giovanni Ciao
L’ intervista, Giovanni Ciao scrittore: guaritore del corpo e dell’anima 2° parte https://alessandria.today/2022/10/05/l-intervista-giovanni-ciao-scrittore-guaritore-del-corpo-e-dellanima-2-parte/

Articolo di Marina Donnarumma iris G. DM. Roma 7 ottobre 2022