L’impiegato di banca avrà pure un grande self control, è quello che dimostra, ma come si fa a rimanere a lungo tranquilli quando si è tra i sospettati di una rapina e, per di più, senza al momento avere incassato nemmeno un centesimo per il rischio a cui si è esposti? Se avesse ricevuto la sua parte di soldi, a quest’ora di lui si sarebbero perse le tracce. È il pensiero di Ted, cui va il merito di aver individuato nell’uomo la possibile talpa. Sarà una questione personale, per il fatto che si sono permessi di profanare il tempio del Dio denaro che custodiva i suoi risparmi, ma l’investigatore non molla l’osso un solo istante, convinto che prima o poi vedrà coronato il dispendio di energie. Il sospettato potrebbe rappresentare una mina vagante per Brent, che va disinnescata per evitare che possa esplodere. Lo stesso uomo sa che è una situazione che non può durare a lungo e di conseguenza potrebbe decidere all’improvviso di non attendere più, anticipando con una mossa a sorpresa il genio del crimine. Da un momento all’altro può succedere veramente di tutto. Ted pregusta già la sua personale vendetta. Il solito lavoro di appostamento, fuori dalla banca, seduto in macchina, fino a quando non vede uscire l’impiegato, salire sulla sua vettura e seguirlo a debita distanza. Ted in mattinata era entrato in banca per fare una piccola operazione, una scusa come un’altra per tastare l’umore dell’uomo, che non era apparso tra i migliori. Vive in uno stato di profonda ansia, consapevole che la recita verrà smascherata, quando magari non sarà più possibile porre rimedio. La pazienza è finita. Ted intuisce l’evolversi della situazione.
– Mi sa che ci siamo – dice sornione tra sé e sé.
